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9 no­vem­bre 2017
A pro­po­sito della App “Città dei Pro­messi Sposi” del Co­mune di Lecco.

Gli In­dif­fe­renti.
La App del Co­mune per pro­muo­vere i “luo­ghi man­zo­niani” di Lecco: una buona idea va­ni­fi­cata da in­dif­fe­renza e in­com­pe­tenza nella co­mu­ni­ca­zione turistica.

243 errori, anche gravi, accertati nella App “Città dei Promessi Sposi” che dimentica Manzoni e il suo romanzo.
Stimate altre 400 “situazioni critiche” nella versione inglese.

Con­fu­sioni sulla sto­ria d’Italia e di Lecco.
Semi igno­rati Man­zoni e il suo romanzo.
Pra­ti­ca­mente as­sente fi­nan­che il nome di Lecco.
Male in­for­mati i di­sa­bili ita­liani e igno­rati quelli di lin­gua inglese.
Su molti di­spo­si­tivi mu­tila e in­ser­vi­bile l’applicazione nelle se­zioni operative.
La lin­gua della ver­sione in­glese inadeguata.

Nota in­tro­dut­tiva della Redazione.

Il 12 ot­to­bre scorso, nel qua­dro della ras­se­gna an­nuale “Lecco città dei Pro­messi Sposi”, quest’anno in­cen­trata an­che sulla lin­gua ita­liana (si è te­nuta una gior­nata de­di­cata al tema con i con­tri­buti di ac­ca­de­mici molto pre­pa­rati e coin­vol­genti come Giu­seppe Pa­tota), è stata pre­sen­tata una App per ta­blet e te­le­foni cel­lu­lari de­no­mi­nata “Città dei Pro­messi Sposi”.
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L’applicazione, rea­liz­zata dal Co­mune di Lecco (As­ses­sore alla Cul­tura Si­mona Piazza e Di­ret­tore dei Mu­sei di Lecco Mauro Ros­setto), è stata pro­get­tata per pro­muo­vere presso i tu­ri­sti ita­liani e stra­nieri i “luo­ghi man­zo­niani” della città.
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L’idea in sé è buona per­ché po­trebbe ri­pro­porre con una tec­no­lo­gia evo­luta il le­game tra Man­zoni e Lecco che (lo ab­biamo vi­sto a pro­po­sito del docu-film “A. Man­zoni, mi­la­nese d’Europa” pro­dotto dal Cen­tro Na­zio­nale Studi Man­zo­niani) tende a es­sere can­cel­lato a fa­vore di una asto­rica e miope “mi­la­ne­sità” dello scrittore.
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Pur­troppo la App di cui ci stiamo oc­cu­pando non man­tiene af­fatto la pro­messa e, anzi, con in­spie­ga­bili si­lenzi, va pro­prio a raf­for­zare quella ten­denza “mi­la­ne­siz­zante” di cui si diceva.
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Nella App del Co­mune di Lecco de­di­cata a Man­zoni, in­fatti, del le­game tra Lecco e Man­zoni non si dice as­so­lu­ta­mente nulla, né tanto meno si dice del ro­manzo “I Pro­messi Sposi” cui pure è intitolata.
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Può sem­brare cu­rioso ma è pro­prio così. Del re­sto, non si dice nulla nep­pure di Lecco, della sua sto­ria e della sua fi­sio­no­mia attuale.
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Pen­sata come stru­mento di pro­mo­zione tu­ri­stica, ci pare quindi che que­sta App ab­bia fal­lito com­ple­ta­mente il pro­prio obiettivo.
C’è però an­che un al­tro aspetto che ha at­ti­rato la no­stra attenzione.
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La App del Co­mune di Lecco de­di­cata a Man­zoni, ol­tre a stra­fal­cioni di ca­rat­tere sto­rico o in­ter­pre­ta­tivo ve­ra­mente straor­di­nari, è in­fatti stra­piena di er­rori lin­gui­stici (ne ab­biamo con­tati 243 in un te­sto lungo com­ples­si­va­mente quanto tre pa­gine di un quo­ti­diano come La Repubblica).
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Cosa che po­trebbe ap­pa­rire come di ir­ri­sione allo stesso Man­zoni (che de­dicò la vita a darci una lin­gua evo­luta che po­tesse in­nal­zare il li­vello cul­tu­rale del po­polo ita­liano) se non fos­simo certi che si tratta solo di in­dif­fe­renza e di in­com­pe­tenza dei fun­zio­nari pub­blici che vi hanno po­sto la firma.
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Inol­tre, nella ver­sione in lin­gua in­glese, con il con­tri­buto di una pre­sti­giosa Uni­ver­sità ita­liana, ab­biamo fatto una stima di ol­tre 500 “cri­ti­cità lin­gui­sti­che”. Gli ac­ca­de­mici sono sem­pre si­gno­rili e hanno così pre­sen­tato quelli che noi pos­siamo de­fi­nire con mag­giore im­me­dia­tezza puri e sem­plici er­rori o gros­so­la­nità linguistiche.
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In­fine, dalla App è an­che emersa una de­cisa in­dif­fe­renza per i pro­blemi dei di­sa­bili.
Le in­di­ca­zioni ai tu­ri­sti ita­liani sulla ac­ces­si­bi­lità sono ve­ra­mente ri­si­bili e an­che grot­te­sche. Del tutto man­canti quelle per i tu­ri­sti stranieri.
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In­somma, un pro­dotto edi­to­riale e di pro­mo­zione tu­ri­stica, rea­liz­zato nel nome di un grande scrit­tore e pen­sa­tore, che ap­pare di bas­sis­simo livello.
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Per que­ste ra­gioni ab­biamo pen­sato fosse op­por­tuno se­gna­lare – an­che con una certa pre­ci­sione – gli ele­menti cri­tici di que­sta App, non certo mossi da spi­rito po­le­mico verso fun­zio­nari sem­pre più re­frat­tari al dia­logo ma per con­tri­buire a tu­te­lare la cul­tura della città di Lecco e del suo più bril­lante fi­glio: Ales­san­dro Manzoni.

Il te­sto che se­gue è l’analisi dei con­te­nuti cul­tu­rali e dei mec­ca­ni­smi di frui­zione della Ap­pli­ca­zione “Città dei Pro­messi Sposi”, lo stru­mento in­for­ma­tico re­cen­te­mente pro­dotto dal Co­mune di Lecco per pro­muo­vere a ita­liani e stra­nieri i “luo­ghi man­zo­niani”, os­sia i mo­nu­menti della città di­ret­ta­mente o in­di­ret­ta­mente col­le­ga­bili a Man­zoni e a “I Pro­messi Sposi”.

Di­ciamo su­bito che l’applicazione è gra­ve­mente de­fi­ci­ta­ria sul piano tec­nico. Teo­ri­ca­mente è vi­si­bile su ta­blet e te­le­foni por­ta­tili che uti­liz­zano la tec­no­lo­gia An­droid o iOS con si­stemi a par­tire dall’8.0.

In realtà l’applicazione è vi­sio­na­bile nella sua in­te­rezza sui ta­blet ma non su­gli iPhone, dove è pres­so­ché illeggibile.

A lato mo­striamo i menù come ap­pa­iono su un ta­blet; più sotto come ap­pa­iono su un iPhone 6-iOS10.3.3 e su un iPhone 5-iOS 10.3.3.

Come il let­tore può fa­cil­mente con­sta­tare, su­gli iPhone l’applicazione è let­te­ral­mente “strac­ciata”, con frasi in­com­piute, e quindi del tutto inu­ti­liz­za­bile. Il me­de­simo pro­blema si ri­scon­tra na­tu­ral­mente an­che nella ver­sione in lin­gua in­glese, come mo­strato nell’ultima im­ma­gine, tratta da un iPhone 6s-iOS11.0.3.

Versione italiana,
iPhone 6-iOS10.3.3.

Versione italiana,
iPhone 5-iOS10.3.3.

Sap­piamo be­nis­simo che que­sto “di­fetto” ca­pi­tale po­trà es­sere ri­solto ab­ba­stanza fa­cil­mente. Fino alla no­stra ul­tima se­gna­la­zione i mec­ca­ni­smi di ade­gua­mento del lay-out alle di­verse di­men­sioni de­gli schermi dei di­spo­si­tivi non erano stati te­stati in modo esaustivo.

Ma sap­piamo che i rea­liz­za­tori dell’applicazione, ap­pena av­ver­titi della cosa (ci ab­biamo pen­sato noi con una te­le­fo­nata ca­ri­ta­te­vole al loro tec­nico N.C. l’8 no­vem­bre alle ore 17.30) prov­ve­de­ranno in un paio di giorni a si­ste­mare que­sto aspetto.

Il pro­blema è però solo mar­gi­nal­mente “tec­nico”. C’è un pro­blema a monte molto più serio.
Per­ché evi­den­te­mente nes­suno dei re­spon­sa­bili della cul­tura del Co­mune di Lecco – i quali hanno pre­sen­tato in gran spol­vero e con grande vi­si­bi­lità me­dia­tica l’applicazione il 12 ot­to­bre 2017 – si è pre­oc­cu­pato di ve­ri­fi­care che l’applicazione fosse te­stata in modo completo.

Dob­biamo evi­den­te­mente con­sta­tare una ge­ne­ra­liz­zata ina­de­gua­tezza a di­ri­gere e ge­stire la co­mu­ni­ca­zione in que­sta fase di ra­pida evo­lu­zione tecnologica.

In po­chi mesi è in­fatti que­sto il se­condo pro­dotto edi­to­riale re­la­tivo a Man­zoni che ci tro­viamo ad ana­liz­zare cri­ti­ca­mente per l’evidente scol­la­mento tra uti­lizzo di stru­menti tec­nici evo­luti e cura dei con­te­nuti cul­tu­rali (per la no­stra ana­lisi cri­tica al docu-film “A. Man­zoni, mi­la­nese d’Europa” pro­dotto dal Cen­tro Na­zio­nale Studi Man­zo­niani, vedi > QUI).

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È come se al­cuni de­gli in­tel­let­tuali del mondo man­zo­niano, an­che di cin­quan­ten­nale espe­rienza, si sen­tis­sero oggi in­ca­paci di eser­ci­tare le pro­prie com­pe­tenze, quasi op­pressi dalle no­vità dei mezzi tec­nici di frui­zione della cultura.

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Come è già suc­cesso in al­tri mo­menti sto­rici, i tec­nici della co­mu­ni­ca­zione si tro­vano oggi in una po­si­zione forte in quanto de­po­si­tari di com­pe­tenze com­plesse e ac­qui­si­bili solo con anni di stu­dio e la­voro sul campo.

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E sem­bra che gli in­tel­let­tuali, la mag­gior parte dei quali poco com­pe­tenti nelle nuove tec­no­lo­gie, og­get­ti­va­mente esclusi da certi pro­cessi pro­dut­tivi, si sen­tano de­re­spon­sa­bi­liz­zati an­che sui con­te­nuti e de­man­dino ai tec­nici fun­zioni e re­spon­sa­bi­lità che sono e sa­ranno in­vece sem­pre esclu­si­va­mente loro propri.

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Ri­te­niamo che mai e poi mai il Di­ret­tore dei Mu­sei di Lecco avrebbe rea­liz­zato a stampa (tec­no­lo­gia ben co­no­sciuta) un fa­sci­colo di po­che pa­gine con ol­tre 243 er­rori ac­cer­tati e al­tri 400 pre­su­mi­bili con am­pia si­cu­rezza (quelli della tra­du­zione in lin­gua inglese).

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Ma nella nuova di­men­sione in­for­ma­tica, egli si è evi­den­te­mente spo­gliato della pro­pria espe­rienza e pro­fes­sio­na­lità, af­fi­dan­dosi a oc­chi chiusi a tec­nici che, con tutta la loro buona vo­lontà, non pos­sono oc­cu­parsi an­che dei pro­blemi di con­te­nuto delle com­plesse ap­pli­ca­zioni cui met­tono mano.

Versione inglese,
iPhone 6s-iOS11.0.3.

Ecco! È que­sto il pro­blema! Per 28 giorni è stata ri­la­sciata con grande evi­denza pub­blica un’applicazione di pro­mo­zione del pa­tri­mo­nio tu­ri­stico di Lecco che sem­pli­ce­mente non era nep­pure at­ti­va­bile sulla grande mag­gio­ranza dei dispositivi.

E il colmo è che senza le se­gna­la­zioni del no­stro Cen­tro Studi le cose sa­reb­bero an­date avanti – male, ma­lis­simo – per un bel pezzo, prima che qual­cuno riu­scisse a uscire dalla gab­bia della in­dif­fe­renza per svol­gere il pro­prio ruolo di in­tel­let­tuale e di amministratore.

Ma ci sono poi al­tre cose ve­ra­mente straor­di­na­rie in que­sta App del Co­mune di Lecco.

Nella ver­sione in lin­gua in­glese, per esem­pio, i menù sono in ita­liano (vedi qui a lato), se­condo il nuovo stile di proat­ti­vità nei con­fronti de­gli stra­nieri ela­bo­rato dai re­spon­sa­bili alla cul­tura del Co­mune di Lecco (ma di que­sto più avanti).

Ma an­cora più gravi sono gli er­rori e le ina­de­gua­tezze dei contenuti.

Ol­tre alle di­verse ne­ga­ti­vità di ca­rat­tere tec­nico cui ab­biamo ac­cen­nato, la App de­di­cata ai luo­ghi man­zo­niani di Lecco è in sé un pro­dotto di mo­de­sto li­vello cul­tu­rale an­che nella strut­tura concettuale.

Non vi è in­fatti nell’applicazione al­cun ca­pi­tolo de­di­cato a il­lu­strare (sia pure sin­te­ti­ca­mente) la fi­gura di Man­zoni, il si­gni­fi­cato del suo ro­manzo, la stessa fi­sio­no­mia sto­rica e at­tuale della città di Lecco.

In breve, il no­stro Cen­tro Studi Abate Stop­pani ri­tiene que­sta ap­pli­ca­zione del tutto ina­de­guata. E tal­mente in­fi­ciata da er­rori an­che ma­dor­nali, da sug­ge­rirne l’immediato ri­tiro e ri­fa­ci­mento integrale.

Se­condo la no­stra re­gola le no­ta­zioni cri­ti­che sono ba­sate su do­cu­menti fa­cil­mente frui­bili e ve­ri­fi­ca­bili da chiun­que (si tro­vano nel corpo della no­stra ana­lisi e nella sua parte finale).

Il let­tore che vo­glia ap­pro­fon­dire la que­stione tro­verà quindi tutti gli ele­menti per farsi una pro­pria idea e va­lu­tare au­to­no­ma­mente della ido­neità o meno della ap­pli­ca­zione a pro­muo­vere i “luo­ghi man­zo­niani” di Lecco.

Que­sto no­stro con­tri­buto è in­di­riz­zato in primo luogo ai cit­ta­dini lec­chesi. È tra­smesso an­che al mondo che ruota, di­ret­ta­mente o in­di­ret­ta­mente, at­torno alla fi­gura e all’opera di Man­zoni non­ché a chiun­que sia in­te­res­sato a una qua­lità al­meno de­cente della co­mu­ni­ca­zione cul­tu­rale nel no­stro paese.

Dalla no­stra ana­lisi i re­spon­sa­bili alla cul­tura del Co­mune di Lecco non escono certo in modo smagliante.

A chi po­trebbe do­man­darsi e do­man­darci per­ché ab­biamo de­ciso di ren­dere im­me­dia­ta­mente pub­bli­che le no­stre os­ser­va­zioni, an­zi­ché op­tare per un primo pas­sag­gio “in fa­mi­glia”, ri­spon­diamo che nes­suno più di noi sa­rebbe fe­lice di di­scu­tere in via pre­li­mi­nare di certi argomenti.

È op­por­tuno però se­gna­lare che i re­spon­sa­bili alla cul­tura del Co­mune di Lecco si sono ri­dotti – chi prima, chi poi – a rin­chiu­dersi in un an­ni­chi­lito e im­po­tente si­len­zio a fronte delle no­stre sol­le­ci­ta­zioni e ana­lisi su Man­zoni e sull’Abate Stoppani.

Re­go­lar­mente il no­stro Cen­tro Studi se­gnala ar­go­menti che ri­te­niamo utili allo svi­luppo dell’attività cul­tu­rale della co­mu­nità e molti cit­ta­dini ci espri­mono il loro con­senso e in­te­resse. Ma i re­spon­sa­bili della cul­tura di Lecco tac­ciono – sem­pre e co­mun­que – in vio­la­zione an­che delle di­spo­si­zioni di legge.

Da qui la no­stra scelta per una co­mu­ni­ca­zione di­retta a tutte le fi­gure a va­rio ti­tolo in­te­res­sate alla vi­cenda man­zo­niana e alla cul­tura in generale.

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I 17 ca­pi­toli della no­stra analisi

Per fa­ci­li­tare la let­tura diamo di se­guito il ti­tolo e una bre­vis­sima sin­tesi dei di­cias­sette ca­pi­toli di cui si com­pone la no­stra ana­lisi. Ogni ti­tolo è col­le­gato al ri­spet­tivo capitolo.

Per Man­zoni e per noi. Per la co­no­scenza di Man­zoni e Lecco.
Breve cro­naca della il­lu­stra­zione al pub­blico svol­tasi in Lecco il 12 ot­to­bre 2017.
In realtà è stato pos­si­bile fruirne solo il 23 ot­to­bre, 11 giorni dopo. Gravi er­rori per l’utilizzo sa­ranno cor­retti – su no­stra se­gna­la­zione – forse 30 giorni dopo.
Ri­si­bili in­di­ca­zioni per i di­sa­bili ita­liani. Del tutto igno­rati quelli di lin­gua inglese.
Ri­ca­pi­tolo de­gli er­rori delle Schede di ap­pro­fon­di­mento: strut­tu­rali; di or­to­gra­fia; re­da­zio­nali; nei ri­fe­ri­menti storici.
Emerge una og­get­tiva in­dif­fe­renza per la sto­ria della no­stra col­let­ti­vità, e an­che nei con­fronti dei Ca­duti in guerra.
Er­rori in re­la­zione a luo­ghi ca­rat­te­ri­stici per la fi­sio­no­mia di Lecco.
Si pro­pon­gono te­sti di Man­zoni tratti dalla “Qua­ran­tana” ma il te­sto in­glese è esem­plato sulla “Ven­ti­set­tana”.
Tre con­cetti chiave del ro­manzo: De­litto / Per­dono / Vit­to­ria de­gli umili
ven­gono de­for­mati in: Colpa / Espia­zione / In­no­cenza vin­ci­trice.
Pra­ti­ca­mente igno­rato il rap­porto vi­tale e fon­da­men­tale di Man­zoni con Lecco.
Del ro­manzo nulla si dice, né dei rap­porti in­ter­na­zio­nali le­gati a esso che Man­zoni col­tivò per decenni.
Nella co­mu­ni­ca­zione ine­sperta e con­fusa si perde fi­nan­che il nome di Lecco.
Nell’utilizzo dei tempi ver­bali; nella pre­ci­sione o cor­ret­tezza delle scelte les­si­cali; nella strut­tura della frase e nell’ordine delle pa­role; man­cano al­cuni ter­mini; vi sono ri­pe­ti­zioni evitabili.
In­coe­renza nella pre­sen­ta­zione delle foto dei menù di na­vi­ga­zione e nelle schede di approfondimento.
Er­rori an­che ri­di­coli sia in ita­liano sia in inglese.
Ca­ta­logo de­gli er­rori, im­pre­ci­sioni, fan­ta­sie, de­for­ma­zioni del pen­siero di Man­zoni, di Stop­pani e della sto­ria di Lecco.
Av­viare una ri­fles­sione sulla pro­du­zione de­gli stru­menti cul­tu­rali da parte dell’Amministrazione co­mu­nale in que­sta fase di “ri­vo­lu­zione nella co­mu­ni­ca­zione”. Va­lo­riz­zare le ri­sorse in­tel­let­tuali lo­cali e at­ti­vare si­ner­gie si­ste­ma­ti­che con quelle esterne.

 1.

Sull’importanza delle parole. Per Manzoni e per noi. Per la conoscenza di Manzoni e di Lecco.

Ol­tre alle de­for­ma­zioni dei fatti sto­rici pre­senti in larga messe nella App “Città dei Pro­messi Sposi”, la no­stra ana­lisi sol­le­cita l’attenzione an­che agli aspetti lin­gui­stici della co­mu­ni­ca­zione. Ciò nel pre­sup­po­sto che ogni let­tore, an­che non spe­cia­li­sta, sia in­te­res­sato a che nel no­stro paese sia uti­liz­zata una lin­gua il più pos­si­bile cor­retta, nel solco an­che dell’insegnamento e dell’opera di Manzoni.

In pro­po­sito ri­te­niamo che molti sap­piano che Man­zoni è da con­si­de­rare grande per al­meno due motivi.

Da un lato ha nar­rato in forme ac­ces­si­bili a tutti una vi­cenda nella quale sono evi­den­ziati con­cetti e sen­ti­menti fon­danti per lo svi­luppo della no­stra cul­tura e della sen­si­bi­lità etico-giuridica.

Dall’altro ha de­di­cato una grande parte della sua lunga e at­tiva vita ai pro­blemi della lin­gua ita­liana. Per anni e anni Man­zoni ha cer­cato quali fos­sero le pa­role e le espres­sioni più evo­lute e adatte per­ché tutti noi po­tes­simo dia­lo­gare se­condo cri­teri con­di­visi, pre­sup­po­sto per co­sti­tuire una vera na­zione an­che sotto il pro­filo geo-politico.

Re­cen­te­mente, ve­nerdì 13 ot­to­bre, al Fe­sti­val della Lin­gua Ita­liana (per i no­stri com­menti vedi QUI) pro­fes­sori be­nis­simo at­trez­zati e coin­vol­genti (ri­cor­diamo per tutti Giu­seppe Pa­tota) ci hanno il­lu­strato come Man­zoni ab­bia pas­sato in­teri anni an­che su ele­menti lin­gui­stici ap­pa­ren­te­mente ir­ri­le­vanti come il de­ci­dere se pre­fe­rire a “eguale” o “ro­more” i ter­mini “uguale” e “ru­more”, e mille al­tri “det­ta­gli” lin­gui­stici del genere.

Ov­via­mente Man­zoni non era un “fis­sato” delle vo­cali. Era uomo di grande cul­tura e sen­si­bi­lità, do­tato di una vi­sione per­fet­ta­mente lu­cida di come an­che quelli che sem­brano det­ta­gli tra­scu­ra­bili siano in­vece es­sen­ziali per il fun­zio­na­mento ot­ti­male di quel grande con­ge­gno che si chiama “lin­gua” di un popolo.

Dell’importanza della lin­gua e della sua buona strut­tura per la vita so­ciale non vo­gliamo certo di­lun­garci (vi sono fi­gure di ben al­tra espe­rienza spe­ci­fica de­pu­tate a ciò) ma vo­gliamo solo ri­cor­dare che per le tre grandi re­li­gioni ri­ve­late “Verbo”, “Pa­rola”, “Li­bro” sono an­che sim­bolo della di­vi­nità, della per­fe­zione assoluta.

La pre­ci­sione nella lin­gua vale in­fatti al­meno quanto la pre­ci­sione nella ma­te­ma­tica ap­pli­cata alle co­stru­zioni. Se in una espres­sione, a espo­nente di un certo dato, scrivo “8” an­zi­ché “3”, mi tro­verò alla fine con un ri­sul­tato com­ple­ta­mente fal­sato: vo­levo pro­get­tare una strut­tura ag­get­tante ma ho messo troppo ce­mento: la strut­tura ha ce­duto già in fase di messa in opera solo per il pro­prio peso, ma­la­mente calcolato.

Per la città di Lecco la que­stione della lin­gua e del suo cor­retto fun­zio­na­mento do­vrebbe co­sti­tuire ele­mento di at­ten­zione al­meno quanto la re­li­gione o i cal­coli in­ge­gne­ri­stici di pub­blica utilità.

In quanto città di Man­zoni e de “I Pro­messi Sposi” Lecco do­vrebbe es­sere in que­sto campo all’avanguardia e di esem­pio a tutta Ita­lia, come lo fu Man­zoni per tanti anni del no­stro Ot­to­cento. Lecco do­vrebbe van­tarsi di es­sere guar­data con ri­spetto e stima per il suo im­pe­gno in que­sto campo de­li­cato e im­por­tante della vita col­let­tiva nazionale.

A dare l’esempio do­vrebbe es­sere na­tu­ral­mente l’Amministrazione pub­blica. Sin­daco, As­ses­sori, Giunta, Con­si­glio, fun­zio­nari (alla cul­tura e non), do­vreb­bero farsi un do­vere dell’essere co­stan­te­mente at­tenti a que­sto aspetto della loro at­ti­vità e con­tri­buire così all’innalzamento cul­tu­rale della col­let­ti­vità lariana.

È per aiu­tare l’Amministrazione in que­sta fun­zione pe­da­go­gica e di svi­luppo che sten­diamo que­ste os­ser­va­zioni cri­ti­che a uno stru­mento di co­mu­ni­ca­zione del Co­mune che – pur­troppo – è stato rea­liz­zato nella più to­tale in­dif­fe­renza per la cul­tura, la città, Manzoni.

Ci au­gu­riamo che gli au­tori dell’infelice pro­dotto cul­tu­ral-tu­ri­stico, ine­vi­ta­bil­mente iden­ti­fi­cati con esso, sap­piano ap­prez­zare il no­stro con­tri­buto e non si rin­chiu­dano in un in­fan­tile e ran­co­roso silenzio/inerzia, come già av­ve­nuto nelle al­tre oc­ca­sioni in cui il no­stro Cen­tro Studi ha ri­te­nuto utile dare il pro­prio con­tri­buto alla buona fi­sio­no­mia e alla di­gnità cul­tu­rale della città di Lecco.

 2.

Presentazione pubblica della App “Città dei Promessi Sposi”.

Gio­vedì 12 ot­to­bre 2017 si è te­nuta, con una con­fe­renza a Villa Man­zoni, l’inaugurazione della ras­se­gna “Lecco Città dei Pro­messi Sposi 2017”, or­ga­niz­zata dal Co­mune di Lecco.

A fare i pa­droni di casa a Villa Man­zoni l’As­ses­sore alla Cul­tura Si­mona PiazzaMauro Ros­setto, Di­ret­tore del Si­stema Mu­seale Ur­bano Lec­chese (Si­MUL).

Tra le di­verse ini­zia­tive pre­di­spo­ste per que­sta edi­zione 2017, Piazza e Ros­setto hanno pre­sen­tato una Ap­pli­ca­zione, de­no­mi­nata “Città dei Pro­messi Sposi”, frui­bile su al­cune ti­po­lo­gie di te­le­foni por­ta­tili e sui tablet.

La stampa lo­cale ha ac­colto con molto fa­vore que­sta nuova ap­pli­ca­zione e tra i molti re­so­conti gior­na­li­stici ci­tiamo un con­tri­buto che ci è parso ben det­ta­gliato (Lec​co​no​ti​zie​.com del 12/10):

«Città dei Pro­messi Sposi: inau­gu­rata l’App dei luo­ghi manzoniani.
“Quello che pre­sen­tiamo oggi è qual­cosa che du­rerà per sem­pre, è un ser­vi­zio che diamo ai vi­si­ta­tori della città e alla no­stra stessa co­mu­nità, ini­zia con que­sto fe­sti­val e re­sterà a be­ne­fi­cio di tutti”.

Lo an­nun­cia con evi­dente sod­di­sfa­zione il di­ret­tore del Si­stema Mu­seale Lec­chese, Mauro Ros­setto, pre­sen­tando, all’apertura del Fe­sti­val Lecco Città dei Pro­messi Sposi, la nuova App dei Luo­ghi Man­zo­niani ri­volta ai tu­ri­sti ma an­che agli stessi lec­chesi, per sco­prire i beni sto­rici del ca­po­luogo le­gati al più noto dei ro­manzi del mae­stro della let­te­ra­tura italiana.

Un’applicazione, rea­liz­zata con il si­stema Bea­con in col­la­bo­ra­zione con FF3D e con il con­tri­buto di Acel Ser­vice, che con­sen­tirà di muo­versi per la città sulle tracce dei 18 luo­ghi sim­bolo de “I Pro­messi Sposi” e at­tra­verso un QR code sarà pos­si­bile ap­pren­dere di­ret­ta­mente sul pro­prio smart­phone tutte le in­for­ma­zioni re­la­tive al luogo che si sta visitando.

L’applicazione ci mo­stra sulla mappa i punti di in­te­resse più vi­cini alla no­stra po­si­zione e ci dice come rag­giun­gerli ma è il vi­si­ta­tore il pro­ta­go­ni­sta e po­trà sce­gliere da sé il pro­prio iti­ne­ra­rio – spiega Paolo Bu­cella di FF3D – si tratta di uno stru­mento sem­plice da uti­liz­zare e alla por­tata di tutti”.
“È la cul­tura 4.0” ha sug­ge­rito l’assessore Piazza, “ov­vero l’utilizzo di nuove tec­no­lo­gie per ren­dere sem­pre più aperta la cul­tura e per guar­dare al fu­turo, all’internazionalizzazione della no­stra città”.»

In­somma, que­sta ap­pli­ca­zione è stata pre­sen­tata al mondo con un par­ti­co­lare ca­lore da parte de­gli or­ga­niz­za­tori e dei me­dia locali.

Come a ogni bat­te­simo, tutti hanno guar­dato con sim­pa­tia alla nuova crea­tura e ne hanno fatto lodi an­ti­ci­pate sulle sue fu­ture ine­vi­ta­bili gran­dezze e benemerenze.

Ma, fi­nita la fe­sta, bi­so­gna pur tor­nare alla quotidianità.
Ed è con que­sto spi­rito che in­vi­tiamo il let­tore a leg­gere di come la nuova crea­tura sia en­trata nella no­stra vita.

 3.

Difficoltosa attivazione dell’applicazione presentata il 12 ottobre.

Il giorno suc­ces­sivo, ve­nerdì 13 ot­to­bre, con un iPhone mo­dello 6s-iOS 10.3.3, ab­biamo cer­cato di sca­ri­care la App “Città dei Pro­messi Sposi”, ma senza successo.

Ab­biamo ri­pro­vato, ma inu­til­mente, il sa­bato e la do­me­nica. Lu­nedì 16 ci siamo ri­volti a un cen­tro spe­cia­liz­zato Ap­ple, i cui tec­nici non sono riu­sciti a sca­ri­care l’applicazione né sul no­stro te­le­fono né su quelli in loro do­ta­zione. Mar­tedì 17 ab­biamo quindi te­le­fo­nato alla so­cietà pro­dut­trice del soft­ware, fa­cendo pre­sente il pro­blema ma senza averne una ri­spo­sta ope­ra­tiva. Il 18 ab­biamo quindi scritto al di­ret­tore della so­cietà Bu­cella e per co­no­scenza a Piazza e Rossetto.

Si­lenti Piazza e Ros­setto, se­condo una pes­sima prassi or­mai af­fer­ma­tasi al Co­mune di Lecco (tra l’altro in vio­la­zione delle di­spo­si­zioni di Legge sui com­por­ta­menti delle Pub­bli­che Am­mi­ni­stra­zioni nei con­fronti dei cit­ta­dini), Bu­cella ci ha pron­ta­mente ri­spo­sto: gra­zie per la pre­ziosa se­gna­la­zione; c’è ef­fet­ti­va­mente un pro­blema; ci met­tiamo sotto per tro­vare la so­lu­zione. In ef­fetti, il 20 siamo riu­sciti a sca­ri­care sul no­stro te­le­fono l’applicazione in lin­gua italiana.

L’App pre­sen­tata al bat­te­simo il giorno 12 ot­to­bre è stata quindi ef­fet­ti­va­mente uti­liz­za­bile solo otto giorni dopo. E, come scritto da Bu­cella, evi­den­te­mente gra­zie alla no­stra se­gna­la­zione. È pro­ba­bile che al­tri utenti ab­biano cer­cato a loro volta di sca­ri­care l’applicazione ma che, di fronte al suo non fun­zio­na­mento, ab­biano sem­pli­ce­mente rinunciato.
È del tutto evi­dente che a nes­suno de­gli ad­detti al cul­tura di Lecco è ve­nuto in mente di pro­vare ciò che pro­po­ne­vano al pub­blico come con­qui­sta di una “cul­tura 4.0”.

Il 21 ot­to­bre ab­biamo poi sca­ri­cato la ver­sione in­glese, che ha com­por­tato ul­te­riori pro­blemi (non con­sen­tiva più di ve­dere la ver­sione ita­liana). Ab­biamo se­gna­lato an­che que­sto mal­fun­zio­na­mento a Bu­cella. Che que­sta volta però non ci ha ri­spo­sto, ve­nendo meno alla sua pre­ce­dente cor­te­sia (e in­te­resse, ci pare). Ana­logo si­len­zio da parte di Piazza-Rossetto.

Uti­liz­zando un al­tro ap­pa­rec­chio (quindi uno per l’italiano, uno per l’inglese) siamo riu­sciti ad avere le due ver­sioni il 23 ottobre.
E ci siamo messi a fare ciò che avremmo vo­luto fare dieci giorni prima: dare un’occhiata a come il Co­mune di Lecco pre­senta al Mondo i luo­ghi man­zo­niani della città. Un ar­go­mento cui il no­stro Cen­tro Studi Abate Stop­pani è in que­sta fase par­ti­co­lar­mente interessato.

Ab­biamo già de­scritto più in alto come nell’analizzare la App ci siamo im­bat­tuti in ma­cro­sco­pici pro­blemi tec­nici per la sua frui­bi­lità e di come – per puro spi­rito di col­la­bo­ra­zione – li ab­biamo se­gna­lati agli in­con­sa­pe­voli rea­liz­za­tori della App stessa.

Ma ve­niamo ora ad al­cune ri­fles­sioni di ca­rat­tere generale.

Di­ciamo su­bito che que­sta App “Città dei Pro­messi Sposi” pre­senta (di­stri­buiti in en­trambe le ver­sioni ita­liana e in­glese) ol­tre 600 tra er­rori di va­ria na­tura e “si­tua­zioni cri­ti­che” sul piano lin­gui­stico di tale en­tità e se­rietà da sug­ge­rire un suo im­me­diato ri­tiro e ri­fa­ci­mento radicale.

Le ne­ga­ti­vità della App “Città dei Pro­messi Sposi” sono di va­ria natura:

er­rori strut­tu­rali di co­mu­ni­ca­zione (per es. si usa l’italiano an­che nella ver­sione de­sti­nata agli stranieri);
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er­rori re­da­zio­nali e di composizione;
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con­fu­sione nei ri­fe­ri­menti sto­rici (per esem­pio, si at­tri­bui­sce a Con­fa­lo­nieri il Mo­nu­mento ai Ca­duti di Lecco, rea­liz­zato in­vece da Ca­sti­glioni, o si crea am­bi­guità tra le tre Guerre di In­di­pen­denza del no­stro Ri­sor­gi­mento – che nell’inglese di­venta una vera e pro­pria di­sin­for­ma­zione sto­rica, in­di­cando nel 1859 l’anno delle Cin­que Gior­nate di Milano);
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nella scelta della ico­no­gra­fia (me­sco­lanza ir­ra­zio­nale di foto d’epoca con foto recenti);
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in­ter­pre­ta­zioni stram­pa­late sul pen­siero di Man­zoni e dell’Abate Stoppani;
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nella cul­tura man­zo­niana (di te­sti della “Qua­ran­tana” di Man­zoni si pre­senta una ver­sione in­glese esem­plata sulla “Ven­ti­set­tana”), ecc. ecc.
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nella lin­gua in­glese del tutto inadeguata.

Come sot­to­fondo di tutta la App “Città dei Pro­messi Sposi”, è da ri­le­vare inol­tre una evi­dente e inac­cet­ta­bile in­dif­fe­renza verso le esi­genze dei disabili.
Vor­remmo met­tere in luce im­me­dia­ta­mente que­sto aspetto, pre­li­mi­nare a ogni se­rio pro­getto di ca­rat­tere culturale.

 4.

Indifferenza per i problemi legati alla “accessibilità” dei disabili.

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Un esem­pio da imi­tare: «Hanno gi­rato Taio in se­dia a ro­telle per un’ora: quanto ba­sta per ren­dersi conto che di­sli­velli in­si­gni­fi­canti per un nor­mo­do­tato di­ven­tano osta­coli quasi in­sor­mon­ta­bili per chi non ha la for­tuna di muo­versi con le pro­prie gambe. Un’esperienza il­lu­mi­nante. A pro­varla sono stati gio­vedì il sin­daco di Pre­daia Paolo Forno, l’assessora co­mu­nale alla sa­nità Elisa Chini e la sua col­lega alle Po­li­ti­che so­ciali Ma­ria Ia­che­lini.» (da l’Adige 26 set­tem­bre 2006).
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Per di­stin­guersi forse dal pic­colo Co­mune di Taio in pro­vin­cia di Trento, per la App “Città dei Pro­messi Sposi” i fun­zio­nari ad­detti alla cul­tura del Co­mune di Lecco hanno pre­fe­rito bat­tere un’altra strada.
Tutte le in­di­ca­zioni re­la­tive alla “ac­ces­si­bi­lità ai mo­nu­menti” sono nella ver­sione ita­liana as­so­lu­ta­mente in­suf­fi­cienti e te­sti­mo­niano di una vera e pro­pria in­dif­fe­renza per i pro­blemi dei disabili.

Per­ché il let­tore com­prenda su­bito di che par­liamo, se­gna­liamo che per 7 dei 18 mo­nu­menti pre­sen­tati nella App, è ri­por­tata una frase ve­ra­mente in­cre­di­bile: “Ac­ces­si­bi­lità per i di­sa­bili: Ac­ces­si­bile a tutti, in quanto all’aperto”.

Chie­diamo alla rosa de­gli As­ses­sori re­spon­sa­bili e a tutta la Giunta, Sin­daco in te­sta, che si­gni­fi­cato ab­bia que­sta frase – da tea­tro dell’assurdo – se­condo cui per il solo fatto di es­sere all’aperto, ogni mo­nu­mento sa­rebbe ac­ces­si­bile a chiun­que. Ci sa­reb­bero da fare bat­tute an­che fe­roci ma le evi­tiamo per ri­spetto ai di­sa­bili, che si tro­vano a do­vere com­bat­tere non solo con le pro­prie par­ti­co­la­rità ma an­che con l’indifferenza di fun­zio­nari co­mu­nali, evi­den­te­mente fe­li­ce­mente normodotati.

A con­ferma della in­dif­fe­renza e su­per­fi­cia­lità con cui an­che que­sto aspetto della App è stato ge­stito, è da ri­le­vare che le in­di­ca­zioni sulla ac­ces­si­bi­lità sono del tutto as­senti nella ver­sione inglese.

Tanto per fare com­pren­dere al let­tore come una Am­mi­ni­stra­zione de­gna di que­sto nome possa e debba ope­rare su que­sti ar­go­menti ci­tiamo un brano tratto dal sito “As­sisi Ac­ces­si­bile”, re­la­tivo alla Piazza del Co­mune di As­sisi, un luogo all’aperto, per l’appunto:

«Sulla Piazza si af­fac­ciano il Tem­pio di Mi­nerva (I sec. a. C.), il Pa­lazzo del Ca­pi­tano del Po­polo (sec. XIII) inac­ces­si­bile per rampe di scale, la Torre del Po­polo, ul­ti­mata nel 1305 e il Pa­lazzo dei Priori (sec. XIV), sede del Comune.
L’ingresso prin­ci­pale del Pa­lazzo ha 5 gra­dini; è pos­si­bile per le per­sone con di­sa­bi­lità pas­sare per la Volta Pinta che è or­nata con di­pinti del 1556 e si­tuata ac­canto all’ingresso prin­ci­pale, dove è pos­si­bile, tra­mite un ascen­sore, ac­ce­dere all’interno del Municipio.
Il ser­vi­zio igie­nico ri­ser­vato alle per­sone con di­sa­bi­lità si trova al piano 1° del Pa­lazzo, men­tre per ac­ce­dere alla Sala Con­si­gliare c’è un montascale.
L’anticamera della Sala del Con­si­glio è de­co­rata da ve­dute dei ca­stelli di As­sisi di­pinti nel 1870. Alle pa­reti sono ri­tratti uo­mini il­lu­stri as­si­sani (sec. XVIIIXIX).
L’Ufficio In­for­ma­zioni Tu­ri­sti­che, sito sulla Piazza, ha uno sci­volo di le­gno all’ingresso, lungo m 4 e pen­denza del 17-18% circa, ecc. ecc.».

Ecco, que­sta ci pare una de­scri­zione se­ria e re­spon­sa­bile sulla ac­ces­si­bi­lità di un luogo all’aperto. Il let­tore de­fi­ni­sca con pa­role pro­prie quella for­nita dalla App “Città dei Pro­messi Sposi”.

Ma an­che sui luo­ghi “al co­perto” la App tu­ri­stica dei luo­ghi man­zo­niani non scherza.
Pren­diamo come esem­pio la scheda de­di­cata a Villa Manzoni.

Qui si legge: «Ac­ces­si­bi­lita’ per i di­sa­bili: Nel Mu­seo Man­zo­niano al piano terra, non nella Gal­le­ria d’Arte al primo piano.»

Va bene così o si po­trebbe dire qual­che cosa di più?
A no­stro av­viso si po­treb­bero dare al­tre informazioni.

Pro­viamo a farlo noi:

« In­for­ma­zioni per i vi­si­ta­tori – In­gresso gra­tuito per le per­sone con di­sa­bi­lità e i loro ac­com­pa­gna­tori. Un pan­nello de­scrit­tivo esterno il­lu­stra la sto­ria della villa, con te­sti an­che in Braille. Ven­gono or­ga­niz­zate vi­site gui­date (in lin­gua ita­liana e in­glese). Per in­for­ma­zioni email: educazione.musei@comune.lecco.it .
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In­gresso – Il Mu­seo Man­zo­niano, che ha sede nella casa pa­terna di Ales­san­dro Man­zoni, si trova nel rione del Ca­leotto poco di­stante dal cen­tro di Lecco. L’ingresso prin­ci­pale pre­senta un am­pio can­cello (290 cm) che con­duce nel Cor­tile dei Ru­stici. Si per­corre il cor­tile (fondo in ciot­to­lato) per circa 10 me­tri, si su­pe­rano una so­glia (h 2,5 cm) e una porta a due bat­tenti (87 cm e 92 cm) e si rag­giunge l’atrio del museo.
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Ac­co­glienza – Nell’atrio si tro­vano: l’infopoint (ban­cone h 72 cm) / la bi­gliet­te­ria (ban­cone h 72 cm). Ope­ra­tori mu­seali of­frono in­for­ma­zioni e accoglienza.
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Per­corso espo­si­tivo – Villa Man­zoni ospita il Mu­seo Man­zo­niano, la Gal­le­ria Co­mu­nale d’Arte, la Cap­pella dell’Assunta, le can­tine e la ghiacciaia.
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Il Mu­seo Man­zo­niano, si­tuato a piano terra, espone in 10 sale ma­no­scritti e ci­meli re­la­tivi alla vita e alle opere di Ales­san­dro Man­zoni. Il per­corso espo­si­tivo ini­zia nella “ex casa mas­se­ri­zia” (varco lar­ghezza 92 cm). Un varco di 91 cm e una rampa in­cli­nata (pen­denza 6%, lun­ghezza 93 cm) con­du­cono alla sala II dove di trova il pla­stico (h 80 cm) che ri­pro­duce la Villa e i suoi din­torni. Per ac­ce­dere alla sala IV si de­vono su­pe­rare 2 gra­dini con­se­cu­tivi (h 12 cm) e un varco (111 cm); si ac­cede alla sala VI (sala rossa) su­pe­rando un gra­dino (h 5 cm) e un varco (100 cm). L’uscita del mu­seo, che cor­ri­sponde alla sala X, pre­senta un gra­dino (h 5 cm) e una porta a due bat­tenti ma­nuale (lar­ghezza 53 cm ciascuno).
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La Gal­le­ria Co­mu­nale d’Arte, si­tuata al primo piano della Villa, si rag­giunge tra­mite due rampe di scale (17 e 14 gra­dini con­se­cu­tivi di h 15 cm con cor­ri­mano sul lato de­stro). L’ingresso ha porta a bat­tente (lar­ghezza 117 cm). Il per­corso espo­si­tivo si snoda in 7 sale, con var­chi di lar­ghezza mi­nima 95 cm; la sala 4 e la sala 5 sono col­le­gate da 2 gra­dini con­se­cu­tivi (h 10 cm).
Nel Cor­tile dei No­bili si trova la Cap­pella dell’Assunta che ac­co­glie le spo­glie del pa­dre dello scrit­tore (2 gra­dini con­se­cu­tivi di h 20 cm e porta a due bat­tenti di lar­ghezza 41 cm cia­scuno); l’altare pre­senta un gra­dino (h 15 cm).
Le can­tine e la ghiac­ciaia si rag­giun­gono dal Cor­tile dei Ru­stici su­pe­rando un por­tone in le­gno a due bat­tenti (lar­ghezza 99 cm cia­scuno) e due rampe di scale (11 e 10 gra­dini con­se­cu­tivi di h 18 cm).
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Se­gna­le­tica di orien­ta­mento – Nell’edificio si tro­vano frecce di­re­zio­nali con scritte a ca­rat­teri grandi (al­meno 7 cm) e ben contrastati.
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Ser­vizi igie­nici – Il Ser­vi­zio igie­nico at­trez­zato per le per­sone con di­sa­bi­lità, si­tuato nel Cor­tile dei Ru­stici, pre­senta un gra­dino esterno (h 9 cm) e ha le se­guenti ca­rat­te­ri­sti­che: an­ti­ba­gno con porta a bat­tente lar­ghezza 70 cm; la­vabo so­speso (spa­zio fron­tale 100 cm); ba­gno con porta a bat­tente lar­ghezza 70 cm; wc a pa­vi­mento (spa­zio fron­tale 112 cm, la­te­rale de­stro 60 cm, la­te­rale si­ni­stro 55 cm, ma­ni­glione oriz­zon­tale su en­trambi i lati del wc); sim­boli dei ser­vizi igie­nici, ben con­tra­stati, ad al­tezza oc­chi, di di­men­sione medio-grandi.
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Uscite di si­cu­rezza – I per­corsi di emer­genza sono se­gna­lati. Il di­spo­si­tivo di al­larme è vi­sivo e acustico.

Che ne dice il let­tore? Siamo stati ab­ba­stanza esau­stivi? O quanto meno – ab­biamo fatto me­glio della App Piazza-Ros­setto? Forse sì!

E come ab­biamo fatto a es­sere così bravi?

Sem­plice! Ab­biamo letto la Scheda in­for­ma­tiva de­di­cata a Villa Man­zoni sul sito “Lom­bar­dia Fa­cile – In­for­ma­zioni per per­sone con di­sa­bi­lità”. Esat­ta­mente quanto po­treb­bero fare As­ses­sore e Direttore.

Che fare poi? Co­piare la scheda della Re­gione Lom­bar­dia (per co­piare l’inglese, Piazza-Ros­setto pos­sono at­tin­gere QUI); col­lo­care i te­sti su una pa­gina del sito del Co­mune; creare nella App un col­le­ga­mento a que­sta pagina.

Suv­via! Non è dif­fi­cile! Ba­sta non es­sere indifferenti!

 5.

Esempi degli errori ortografici e di composizione.

Nell’evidenziare gli er­rori di or­to­gra­fia ab­biamo adot­tato un cri­te­rio piut­to­sto per­mis­sivo, per­ché il no­stro non ap­pa­risse come un ac­ca­ni­mento con­tro un sog­getto in evi­dente stato di debolezza.

Non ab­biamo quindi né evi­den­ziato né in­cluso nel con­teg­gio de­gli er­rori l’uso scri­te­riato del sim­bolo del primo «» né l’uso in­cor­retto delle ab­bre­via­zioni di mi­sura come “mq.

Ab­biamo inol­tre con­si­de­rato solo come “si­tua­zioni cri­ti­che” (la stima è di 509) i nu­me­rosi er­rori pre­senti nella tra­du­zione in­glese e le sue tante ina­de­gua­tezze linguistiche.

Come ve­dremo più avanti, da un “as­sag­gio” con­dotto da esperti, il te­sto in­glese pro­po­sto nella App pre­senta in­fatti molti er­rori or­to­gra­fici e di strut­tura lin­gui­stica che ipo­tiz­ziamo be­ne­vol­mente sui 500, por­tando il to­tale de­gli er­rori e delle ina­de­gua­tezze lin­gui­sti­che della App a ol­tre 600.

A evi­tare di ap­pa­rire a no­stra volta igno­ranti o in­dif­fe­renti, non pos­siamo però non se­gna­lare che il sim­bolo del primo «», usato dai di­stratti o da­gli in­con­sa­pe­voli come se­gno di apo­strofo è un vero e pro­prio er­rore. Quel se­gno (che è di­ritto e non ar­cuato come è «» l’apostrofo), è in­fatti un sim­bolo che, a se­conda dei con­te­sti, in­dica mi­nuti, gradi o altro.

Così come non ab­biamo in­di­cato come er­rori l’uso dell’abbreviazione mq. (me­tri qua­dri) al po­sto del cor­retto m2. Quest’ultima no­ta­zione è in­fatti espres­sa­mente ri­chie­sta (an­che da un ap­po­sito De­creto Pre­si­den­ziale, che si ade­gua alle di­spo­si­zioni in­ter­na­zio­nali) in tutti i do­cu­menti pro­dotti dalle Am­mi­ni­stra­zioni. Per que­sti “er­rori” il De­creto Pre­si­den­ziale pre­vede an­che am­mende – ne ten­gano conto gli am­mi­ni­stra­tori Piazza-Rossetto.

Er­rori or­to­gra­fici e di redazione.
Sono gli er­rori di scrit­tura / com­po­si­zione delle Schede di Ap­pro­fon­di­mento della App (tra pa­ren­tesi il nu­mero della Scheda). Ne ri­por­tiamo qual­che esem­pio (per l’esposizione com­pleta, vedi il Ca­pi­tolo 16).

un area” (2); “un al­tezza” (2) “Lu­cia,.” (2); “nella notte degli’imbrogli” (11); “per un Ita­lia” (13);

L’edificio pre­sente ele­menti (14); “por­talo ad arco” (16); “un pen­dìo” (18)

e così via per al­tre die­cine di casi.

Er­rori di com­po­si­zione. Ren­dono le frasi mon­che e quindi spesso prive di senso o an­che ri­di­cole. Di se­guito qual­che esem­pio (per l’esposizione com­pleta, vedi il Ca­pi­tolo 16).

Il primo è straor­di­na­rio ed è pre­sente pro­prio nei menù di na­vi­ga­zione della App (per gli ita­liani e per gli stranieri):

Ad­dio Monti” an­zi­ché “Ad­dio, monti …” (11).

Qual­cuno in Mu­ni­ci­pio ha evi­den­te­mente mo­tivi di ri­sen­ti­mento nei con­fronti del Pro­fes­sore e Se­na­tore Ma­rio Monti.

È ve­ra­mente cu­rioso come que­ste due pa­role “Ad­dio” e “monti” siano in grado di creare scom­pi­glio nel mondo dei man­zo­ni­sti. Ab­biamo già in al­tra oc­ca­sione vi­sto come an­che il­lu­stri pro­fes­sori ci siano ca­scati (vedi QUI) ma an­che que­sto sgor­bio dell’App “Città dei Pro­messi Sposi” è ab­ba­stanza memorabile.

Ma an­che il se­condo esem­pio (sull’Abate Stop­pani) non scherza, pro­po­nen­dosi come una summa di er­rori or­to­gra­fici, di com­po­si­zione, re­da­zio­nali e storici:

«Sa­cer­dote e pa­triota ita­liano, nel 1848, an­cora stu­dente al Se­mi­na­rio Ar­ci­ve­sco­vile, par­te­cipò at­ti­va­mente alla ri­volta an­ti­au­striaca delle Cin­que Gior­nate di Mi­lano nel 1859 e si of­frì vo­lon­ta­rio in­fer­miere nella Se­conda guerra d’indipendenza.»

Il let­tore ri­legga il brano! Cer­ta­mente dirà con noi: ol­tre all’ortografia, un po’ di or­dine men­tale per cortesia!

La Se­conda Guerra di In­di­pen­denza fu com­bat­tuta nel 1859. In quell’occasione l’Abate Stop­pani non si of­frì af­fatto come “vo­lon­ta­rio in­fer­miere”. As­sieme a cen­ti­naia di sa­cer­doti, suore, me­dici e cit­ta­dini co­muni di Mi­lano as­si­stette per ol­tre 10 giorni le mi­gliaia di fe­riti delle bat­ta­glie di San Mar­tino e Solferino.

A ri­prova della strut­tura scon­clu­sio­nata della frase è da se­gna­lare che la prima vit­tima dell’incomprensione è stato il tra­dut­tore, che nella ver­sione in­glese ha col­lo­cato le 5 Gior­nate di Mi­lano nel 1859.

 6.

Esempi degli errori su dati ben documentati; fantasie su evidenze della realtà; omissioni non accettabili.

Sono 11 e ri­guar­dano pro­prio i mo­nu­menti di Lecco. Qual­che esempio:

• Su Con­fa­lo­nieri: «A Lecco sono pre­senti al­tre sue opere: il mo­nu­mento a Giu­seppe Ga­ri­baldi, quello ai Ca­duti». (2)

NO! Il “Mo­nu­mento (o Me­mo­riale) ai ca­duti”, è stato rea­liz­zato dallo scul­tore mi­la­nese Gian­nino Ca­sti­glioni.

Que­sto ab­ba­glio ha in sé non solo l’indifferenza per la sto­ria in ge­ne­rale ma an­che per quella di Lecco in particolare.
Pro­prio po­chi giorni fa, il 4 no­vem­bre, è stato inau­gu­rato il Me­mo­riale re­stau­rato, dalla App Piazza-Ros­setto at­tri­buito a Confalonieri.

Nella “new­slet­ter” del Sin­daco Bri­vio del 3 no­vem­bre leg­giamo: «L’associazione Gian­nino Ca­sti­glioni, le as­so­cia­zioni d’Arma, i pro­fes­sio­ni­sti coin­volti nel pro­getto di re­stauro e il Co­mune di Lecco hanno sa­puto la­vo­rare in­sieme, ognuno met­tendo in campo le pro­prie espe­rienze e ca­pa­cità, ri­dando lu­stro a un mo­nu­mento che è molto più di una scul­tura, ma vero cu­stode della no­stra li­bertà.» Ben scritto!

Bi­so­gna pur­troppo sot­to­li­neare che l’indifferenza di Piazza-Ros­setto è ar­ri­vata an­che a scem­piare la me­mo­ria di un mo­nu­mento caro alla città, pro­prio in que­sti mesi al cen­tro dell’attenzione e della cura di tanti cit­ta­dini, im­pe­gnati nella di­fesa della me­mo­ria dei Caduti.

An­cora su Confalonieri.
Sulla App “Città dei Pro­messi Sposi” si legge: “Con­fa­lo­nieri, nato a Co­sta Ma­snaga (LC)” e “Al­lievo di Vin­cenzo Vela”.

NO! Fran­ce­sco Con­fa­lo­nieri nac­que a Tre­golo, nell’ambito am­mi­ni­stra­tivo di Como. Nel 1850, alla na­scita di Con­fa­lo­nieri, Co­sta Ma­snaga non esi­steva. Venne co­sti­tuito nel 1870 dall’unione di Tre­golo, Brenno della Torre e Centemero.
Sia chiaro! Non vo­gliamo fare “i pre­ci­sini della to­po­no­ma­stica”. Siamo solo so­ste­ni­tori di un me­todo se­rio di ana­lisi che con­senta di com­pren­dere bene il pas­sato per ope­rare me­glio nel pre­sente e nel fu­turo. Per­ché in que­sto caso è im­por­tante puntualizzare?

Per­ché Re­mi­gio Con­fa­lo­nieri, pa­dre del no­stro scul­tore, era sin­daco di Tre­golo. E, fir­man­dosi come tale, il 6 giu­gno 1861 scrisse al quo­ti­diano po­li­tico po­po­lare “Il Pun­golo” se­gna­lando con ca­lore l’adesione del clero lo­cale (gui­dato dal Par­roco Ca­va­liere Don Giu­seppe Ri­moldi) al nuovo Re­gno d’Italia, ce­le­brato con la Fe­sta dello Sta­tuto, mo­mento di un con­fronto an­che aspro tra il nuovo Re­gno uni­ta­rio e il Va­ti­cano temporalista.
Chi ri­corda che il “con­ci­lia­to­ri­sta” Abate Stop­pani era al­lora in prima fila tra i so­ste­ni­tori dello Sta­tuto e che il Par­roco Ri­moldi fa­ceva parte del nu­me­roso gruppo dei sa­cer­doti “con­ci­lia­to­ri­sti” lom­bardi, com­pren­derà me­glio an­che i rap­porti stretti e di fi­du­cia che con il gio­vane scul­tore ebbe lo stesso Stop­pani, mo­tore primo del mo­nu­mento a Man­zoni in Lecco.
Le vi­cende umane sono ap­pa­ren­te­mente un gro­vi­glio ine­stri­ca­bile. Che si può però tra­sfor­mare in un or­di­nato go­mi­tolo sa­pen­done in­di­vi­duare al­meno un estremo. Ma a que­sto pro­cesso della co­no­scenza l’App fir­mata Piazza-Ros­setto è evi­den­te­mente indifferente!

E per con­clu­dere su que­sto: Con­fa­lo­nieri fu al­lievo di Pie­tro Ma­gni, ve­nendo poi in­fluen­zato da Vela.

Sul Mo­nu­mento a Manzoni:

«Il mo­nu­mento oc­cupa com­ples­si­va­mente un area di mq. 25 e rag­giunge un al­tezza di 280 cm.» (2)

NO! A parte le due perle “un area” / “un al­tezza”, com­ples­si­va­mente il Mo­nu­mento a Man­zoni mi­sura me­tri 7,40 (740 cm). È la sta­tua in bronzo a es­sere alta 280 cm. Essa è po­sta su un ba­sa­mento in gra­nito rosa di Ba­veno alto 450 cm, rea­liz­zato dallo scul­tore lec­chese Giu­seppe Fumagalli.

• Sem­pre sul mo­nu­mento a Manzoni:

«Nel lato del mo­nu­mento che guarda verso la mon­ta­gna, sono ri­pro­dotti gli stemmi di Lecco e d’Italia cir­con­dati da una co­rona di quer­cia e al­loro, al di so­pra un’epigrafe dove sono elen­cati i fi­nan­zia­tori del monumento.»

NO! Un’altra frase che in po­che pa­role con­cen­tra un cu­mulo di corbellerie:

1º. Par­lare in Lecco di un lato del mo­nu­mento che “guarda verso la mon­ta­gna” è pro­prio pren­dersi gioco del tu­ri­sta. Sono tre i lati del Mo­nu­mento che guar­dano “verso la montagna”;

.

2º. “gli stemmi di Lecco e d’Italia” – del Re­gno d’Italia ovviamente;

.

3º La scritta re­cita: «I CITTADINI DI LECCO / NEL VOLERENELLOPERA / CON TUTTA ITALIA CONCORDI / QUI / DOVE VISSESI ISPIRÒ / L’AUTORE DEI PROMESSI SPOSI / ERESSERO NEL MDCCCLXXXXI».

Quindi, nes­sun elenco dei fi­nan­zia­tori (che fu­rono 3.000, da noi tutti registrati).

• Su Villa Man­zoni: «Il Mu­seo Man­zo­niano con­serva gli ar­redi ori­gi­nali.»
NO! Di ar­redo ori­gi­nale re­sta ben poco. Molti mo­bili pro­ven­gono dal pa­tri­mo­nio co­mu­nale, tra cui il Tea­tro (vedi Ar­chivi di Lecco, 1878, f.3 e 1982, f.1 ).

• Su “Il Bel Paese”: «Il li­bro di Stop­pani, adot­tato an­che come te­sto sco­la­stico» (13).
NO! Fan­ta­sia! “Il Bel Paese” non fu mai adot­tato come li­bro di te­sto. In un certo nu­mero di scuole, ge­stite da sim­pa­tiz­zanti ideo­lo­gici o scien­ti­fici dell’Abate, fu dato come pre­mio di fine anno per gli al­lievi di­stin­tisi – tutta un’altra cosa dall’essere “li­bro di te­sto”, che era scelta Ministeriale.

• Sul Mo­nu­mento a Stoppani:
«L’Abate Stop­pani viene colto nel pieno della sua ma­tu­rità di uomo e pen­sa­tore in una posa uf­fi­ciale e so­lenne.»

NO! Pro­prio non ci siamo! Nella sta­tua non vi è nulla né di so­lenne né di uf­fi­ciale: la fi­sio­no­mia di Stop­pani è ri­fles­siva e del tutto in­ti­mi­sta. La bel­lezza e la ca­rat­te­ri­stica di quel mo­nu­mento sono date pro­prio da que­sto ca­rat­tere non ufficiale.

Gravi omis­sioni su Villa Man­zoni e sul Con­vento dei Cap­puc­cini di Pescarenico.
Da nes­suna parte nella App “Città dei Pro­messi Sposi” si dice che dal 1940 sono Mo­nu­menti Na­zio­nali de­di­cati a Manzoni:
Villa Man­zoni al Ca­leotto a Lecco;
l’ex Con­vento dei Cap­puc­cini di Pe­sca­re­nico.

Il terzo Mo­nu­mento Na­zio­nale de­di­cato a Man­zoni è la casa di Mi­lano dove egli nac­que. Per il let­tore che non co­no­sce Mi­lano, ri­cor­diamo che la “Casa na­tiva di Ales­san­dro Man­zoni sita al n. 16 della via Uberto Vi­sconti di Mo­drone”, non è la “Casa Man­zoni” di Via Mo­rone 1, sede del Cen­tro Na­zio­nale Studi Man­zo­niani, re­cen­te­mente ri­strut­tu­rata da In­tesa San­paolo, che è con­si­de­rata “Bene di in­te­resse sto­rico-ar­ti­stico par­ti­co­lar­mente importante”.

In Ita­lia ab­biamo quindi tre mo­nu­menti na­zio­nali de­di­cati ad A. Man­zoni e due di essi sono in Lecco: l’ex-Convento dei Cap­puc­cini a Pe­sca­re­nico (re­cen­te­mente ri­strut­tu­rato), e Villa Man­zoni al Caleotto.

Nell’editoria, an­che gra­zie alle nuove tec­no­lo­gie di con­trollo, gli er­rori di com­po­si­zione po­treb­bero oggi es­sere eli­mi­nati al 99,99%. In ef­fetti se leg­gete un quo­ti­diano con un mi­nimo di strut­tura (per esem­pio “La Re­pub­blica” o “Il Cor­riere della Sera”) tro­ve­rete ben dif­fi­cil­mente er­rori, se non – ma molto ra­ra­mente – in qual­che pezzo di cro­naca, re­la­tivo a fatti ve­ra­mente gravi, giunto all’ultimissimo mo­mento in redazione.
Per­ché il let­tore si renda conto di che stiamo par­lando, se­gna­liamo che il te­sto ita­liano dell’intera App “Città dei Pro­messi Sposi” è for­mato da circa 45.000 bat­tute (circa 7.000 pa­role), che equi­val­gono a tre pa­gine di un quo­ti­diano tipo “La Repubblica”.
Pos­siamo as­si­cu­rare il let­tore che se in tre pa­gine del quo­ti­diano si tro­vas­sero non i 157 er­rori di com­po­si­zione e re­da­zio­nali pre­senti nella App ma an­che solo 7, il capo-re­dat­tore e l’intera re­da­zione ver­reb­bero im­me­dia­ta­mente li­cen­ziati e gli ad­detti al con­trollo te­sti e all’impaginazione du­ra­mente ri­chia­mati e messi nella li­sta nera de­gli inaffidabili.

Siamo cu­riosi di sa­pere quali mi­sure pren­derà il Sin­daco Bri­vio nei con­fronti dei suoi As­ses­sori col­le­gati alla cul­tura e del Di­ret­tore dei Mu­sei di Lecco.

 7.

Urbanistica alterata – Errori di valutazione su luoghi caratteristici della storia di Lecco.

Le os­ser­va­zioni di ca­rat­tere ur­ba­ni­stico o ar­chi­tet­to­nico che se­guono sono tratte da saggi pub­bli­cati ne­gli ul­timi de­cenni sia dal Co­mune di Lecco (per esem­pio “La Villa del Ca­leotto in Lecco e Ales­san­dro Man­zoni” di Clau­dio Ce­sare Sec­chi, per anni Pre­si­dente del Cen­tro Na­zio­nale Studi Man­zo­niani), sia dai Mu­sei Ci­vici (per esem­pio la ri­vi­sta “Ma­te­riali”, dove sono stati pub­bli­cati buoni la­vori), sia da as­so­cia­zioni lo­cali (la­vori con­fluiti spesso nella ri­vi­sta qua­ran­ten­nale “Ar­chivi di Lecco”, cer­ta­mente la più qua­li­fi­cata fonte di co­no­scenza per la sto­ria di Lecco e del ter­ri­to­rio la­riano).
Una ricca bi­blio­gra­fia, evi­den­te­mente non suf­fi­cien­te­mente stu­diata da­gli “esperti della cul­tura” Piazza-Rossetto.

DI se­guito al­cuni esempi (tra pa­ren­tesi il ri­fe­ri­mento della Scheda di Ap­pro­fon­di­mento da cui sono tratti):

• «La villa fu la re­si­denza prin­ci­pale della fa­mi­glia Man­zoni a par­tire dal 1612» (1)
NO! L’atto di ac­qui­sto del Ca­leotto è del giu­gno 1614.

• «Ce­duta al Co­mune di Lecco ne­gli anni Set­tanta del No­ve­cento» (1)
NO! È del Co­mune dal 14 di­cem­bre 1963.

• « […] una fiu­mi­cella de­ri­vata dalle ac­que del tor­rente Ge­ren­zone, essa ri­for­niva gli abi­tanti del cen­tro delle ri­sorse idri­che ne­ces­sa­rie e le in­du­strie nelle cir­co­stanze.» (5)
NO! Frase in­com­pren­si­bile, forse si vo­leva dire “vi­ci­nanze”.

• «Que­sti de­po­siti si tra­sfor­ma­vano in em­pori du­rante il mer­cato set­ti­ma­nale, ci­tato an­che dal Man­zoni nei Pro­messi Sposi, che, fino al sec. XVIII.» (6)
NO! Frase monca e in­com­pren­si­bile. Inol­tre l’emporio è isti­tuto pret­ta­mente Ot­to­cen­te­sco, quindi di due se­coli successivi.

• «A nord-ovest, sem­pre lungo la riva del lago, stava una se­conda torre, ora scom­parsa.» (4)
NO! Come mo­stra l’affresco di Me­le­gnano, sulla si­ni­stra si vede il com­plesso di Porta S. Ste­fano co­sti­tuito dalla torre, idea­liz­zata come ro­tonda nell’affresco, con ri­vel­lino a lato. En­trambi i due ele­menti fanno parte di Porta S. Ste­fano. Non esi­steva cioè una “se­conda torre” a lago. L’altra torre si tro­vava dalla parte op­po­sta ed era quella che viene ci­tata come “ac­cesso per Ber­gamo” (ora Torre Vi­scon­tea), come ri­sulta dalle mappe con i ri­lievi del borgo.

«Parti dell’antica cinta mu­ra­ria for­ti­fi­cata sono an­cora vi­si­bili nel tratto da via Volta a via Ca­vour e vi­cino al sa­grato della chiesa pre­po­si­tu­rale di S. Ni­colò, in­sieme alla già ri­cor­data torre, da cui an­cora si di­par­tono lun­ghi tratti de­gli ori­gi­nali cam­mi­na­menti sot­ter­ra­nei.» (4)
NO! Al­cuni tratti di gal­le­rie (certo non “lun­ghi”) sono ac­ces­si­bili dall’attuale bi­blio­teca e dal cam­pa­nile di Lecco; non dalla “Torre Vi­scon­tea”.

• «In se­guito all’abolizione della piaz­za­forte di Lecco nel 1782, l’edificio fu tra­sfor­mato in villa dal mar­chese Ser­ponti.».
NO! An­gelo Ser­ponti (conte e non mar­chese – tale era il fra­tello Paolo), non la tra­sformò per nulla in “villa”, si trat­tava di un in­ve­sti­mento im­mo­bi­liare a fini spe­cu­la­tivi. (5)

 8.

Marasma filologico nelle traduzioni in inglese del romanzo.

Dob­biamo fare men­zione a sé di una vera e pro­pria di­mo­stra­zione di igno­ranza nelle que­stioni manzoniane.

Nella App “Città dei Pro­messi Sposi” vi sono in­fatti quat­tro brevi ci­ta­zioni da brani de “I Pro­messi Sposi”, pub­bli­cato da Man­zoni nella ver­sione de­fi­ni­tiva del 1840 (la fa­mosa “Qua­ran­tana”).
In primo luogo dob­biamo no­tare che tre di que­ste brevi ci­ta­zioni sono state in­spie­ga­bil­mente mu­ti­late, con il ta­glio di po­che pa­role all’interno delle frasi, o ad­di­rit­tura ri­scritte, con l’inserimento di una nuova punteggiatura.

Inol­tre – cosa ve­ra­mente grave e in­cre­di­bile – nella tra­du­zione in­glese di que­ste ci­ta­zioni da Man­zoni, è stata uti­liz­zata una ver­sione in­glese del 1844 (Lon­don, J. Burns) che aveva avuto larga dif­fu­sione nell’Ottocento. Que­sta tra­du­zione è di­spo­ni­bile su In­ter­net (QUI) co­mo­da­mente ri­tra­scritta in forma di­gi­tale ed è pos­si­bile che que­sta co­mo­dità di ac­cesso ne ab­bia de­ter­mi­nato la scelta. Il te­sto è già scritto! Vai! Co­pia e in­colla! Ed è ri­solto il grosso pro­blema della tra­du­zione del Manzoni.

Fin qui in teo­ria ci sa­rebbe solo una di­mo­stra­zione di ri­cerca della strada più fa­cile e di in­dif­fe­renza ri­spetto alla qualità.
In­fatti, un se­colo dopo, Ar­chi­bald Col­qu­houn ci ha for­nito una ver­sione de “I Pro­messi Sposi” giu­di­cata da­gli esperti net­ta­mente su­pe­riore a tutte le pre­ce­denti. Tanto da sug­ge­rire una coin­vol­gente con­su­lenza dello stesso Col­qu­houn in vi­sta del pro­getto di un “I Pro­messi Sposi” con la re­gia di Lu­chino Vi­sconti, poi non realizzato.

Il pro­blema però è un al­tro. Il pro­blema è che la tra­du­zione del 1844, uti­liz­zata nella App “Città dei Pro­messi Sposi”, fu stesa sulla prima ver­sione de “I Pro­messi Sposi”, quella del 1827 (la fa­mosa “Ven­ti­set­tana”) e non sulla se­conda e de­fi­ni­tiva (la “Qua­ran­tana”, il li­bro che tutti noi co­no­sciamo).

A scanso di equi­voci, di­ciamo che que­sta ope­ra­zione è non solo una evi­dente scem­piag­gine, ma an­che un vero e pro­prio di­sco­no­sci­mento del la­voro plu­ri­de­cen­nale svolto da Man­zoni a fa­vore della no­stra lingua.

Dopo avere fatto uscire nel lu­glio 1827 l’ultimo vo­lume della “Ven­ti­set­tana”, già dal set­tem­bre Man­zoni co­min­ciò a la­vo­rare per il suo ri­fa­ci­mento sotto il pro­filo linguistico.

E a que­sto ri­fa­ci­mento de­dicò i suc­ces­sivi quin­dici anni della sua vita, re­ga­lan­doci la lin­gua che an­cora oggi noi tutti par­liamo e scri­viamo. Re­ga­lan­doci cioè lo stru­mento in­di­spen­sa­bile per­ché il no­stro sia un paese uni­ta­rio e non un in­sieme di sparse col­let­ti­vità locali.

Que­sto im­mane la­voro, dal grande si­gni­fi­cato non solo tec­nico-lin­gui­stico ma an­che etico-po­li­tico, nella App “Città dei Pro­messi Sposi” del Co­mune di Lecco viene sem­pli­ce­mente igno­rato, can­cel­lato, sbian­chet­tato. Di­telo come vo­lete ma è pro­prio così.
Una vera ver­go­gna per la città di Man­zoni e de “I Pro­messi Sposi”!

An­che solo con ri­fe­ri­mento a Man­zoni siamo quindi in que­sta App “Città dei Pro­messi Sposi” in pieno “ma­ra­sma culturale”.

Tanto più grave in quanto rea­liz­zata a cura del Di­ret­tore dei Mu­sei di Lecco, Mauro Ros­setto (“stu­dioso di sto­ria lom­barda, di Man­zoni e della sua fa­mi­glia”); con il pieno con­senso dell’Assessore alla Cul­tura Si­mona Piazza e – im­ma­gi­niamo – dell’Assessore al Tu­ri­smo Fran­ce­sca Bo­na­cina (che è an­che Vice-Sin­daco) non­ché dell’Assessore all’Istruzione Sal­va­tore Rizzolino.
Per non di­men­ti­care l’Assessore al Pa­tri­mo­nio e alla via­bi­lità Cor­rado Val­sec­chi, anch’egli di­ret­ta­mente re­spon­sa­bile di al­cuni con­te­nuti della App, le­gati alle sue competenze.

 9.

Deformazioni del pensiero di Manzoni.
Tre concetti chiave del romanzo: “Delitto”, “Perdono”, “Vittoria degli umili”
deformati dalla App in “Colpa”, “Espiazione”, “Innocenza vincitrice”.

A pro­po­sito dei tre al­to­ri­lievi pre­senti sul ba­sa­mento del Mo­nu­mento a Man­zoni in Lecco, si legge nella App: “I sog­getti fu­rono scelti dall’Abate Stop­pani per rap­pre­sen­tare i con­cetti a lui cari del ro­manzo man­zo­niano: la colpa, l’espiazione e l’innocenza vincitrice”.
No! Piazza-Ros­setto si sono ispi­rati non a Stop­pani ma a Wi­ki­pe­dia, (vedi > QUI).

Po­veri noi! Fi­nal­mente, dopo le no­stre se­gna­la­zioni, si co­min­cia ad ac­cen­nare al ruolo di Stop­pani nella vi­cenda man­zo­niana. Ma siamo sem­pre all’approssimazione grossolana.
Sul si­gni­fi­cato di que­sti tre al­to­ri­lievi ab­biamo già il­lu­strato (vedi > QUI) quali fos­sero gli ele­menti che Stop­pani in­ten­deva rimarcare.

Que­sti sono: a) il delitto/violenza; b) il per­dono; c) la vit­to­ria de­gli umili. È op­por­tuno sof­fer­marci an­cora su que­sti con­cetti au­gu­ran­doci che prima o poi en­trino nel vis­suto cul­tu­rale an­che dei fun­zio­nari del Co­mune di Lecco, ad­detti alla cultura.

La triade – colpa; espia­zione; vit­to­ria de­gli in­no­centi – pro­po­sta da Piazza-Ros­setto è fuor­viante e an­che in con­trap­po­si­zione con il pen­siero e l’opera di Man­zoni, così come la dob­biamo con­si­de­rare nella ver­sione de­fi­ni­tiva dell’opera, la “Qua­ran­tana”. Ve­diamo perché.

Colpa o de­litto? De­litto evidentemente!

Chiun­que com­prende la dif­fe­renza tra i due ele­menti. Posso es­sere col­pe­vole di avere cau­sato in­vo­lon­ta­ria­mente un danno an­che grave, per esem­pio la morte di un pas­sante che ha at­tra­ver­sato di colpo la strada di fronte alla mia auto. Per il Co­dice Pe­nale è tec­ni­ca­mente un de­litto ma se­condo il co­mune sen­tire non sono per que­sto giu­di­cato un de­lin­quente (il giu­dice può an­che non or­di­nare la car­ce­ra­zione, men­tre ne è ob­bli­gato in caso di “de­litto volontario”).
In Man­zoni que­sta di­stin­zione era ov­via­mente chiara. Nel ca­pi­tolo VI delle “Os­ser­va­zioni sulla Mo­rale Cat­to­lica”, egli fa una ri­fles­sione at­tenta sui li­velli della “colpa”, pro­prio per di­stin­guerla dal “de­litto”.

E con ri­fe­ri­mento Don Ro­drigo che si­gni­fica que­sta ri­fles­sione? Egli tenta prima e com­mis­siona poi, man­dan­dolo a ef­fetto, il ra­pi­mento di una donna per farne og­getto dei pro­pri ca­pricci. Uno di quei de­litti che l’umanità ha sem­pre con­dan­nato con la mas­sima severità.
Don Ro­drigo non è por­ta­tore di una “colpa” (che può ap­par­te­nere alla sfera della di­scre­zio­na­lità), è in­vece au­tore di un “de­litto”, che nes­suna corte di giu­sti­zia può igno­rare e che è co­mun­que sem­pre con­dan­nato dalla società.

È op­por­tuno sot­to­li­neare que­sta dif­fe­renza, per­ché ne emerge an­cora più si­gni­fi­ca­tivo il com­por­ta­mento di Renzo.

Espia­zione o Per­dono? Per­dono ovviamente!

Dove è l’espiazione? Don Ro­drigo non ma­ni­fe­sta mai pen­ti­mento. Egli muore (li­be­rato dal tor­mento della ma­lat­tia) ma solo quando viene mon­dato del pro­prio de­litto dal “per­dono” di Renzo. Fino a quel mo­mento egli non ha nep­pure la li­bertà di mo­rire. Renzo per­dona Don Ro­drigo, lo monda del pec­cato e in­nalza al con­tempo se stesso.

È un con­cetto fon­da­men­tale in Man­zoni e nel di­ritto evo­luto. Che vieta la pena di morte e as­se­gna alla con­danna una fun­zione edu­ca­trice e di re­den­zione. Al di là delle reali ap­pli­ca­zioni di que­sto cri­te­rio (sem­pre più di­sat­teso in que­sta no­stra fase sto­rica) que­ste sono le li­nee guida di Manzoni.

Vit­to­ria de­gli in­no­centi” o “vit­to­ria de­gli umili?”

De­gli umili, che dia­mine. Tutto il ro­manzo è ba­sto sulla per­so­na­lità au­to­noma e forte de­gli umili in grado di af­fron­tare e scon­fig­gere la pre­po­tenza dei gruppi do­mi­nanti. Sono gli umili i pro­ta­go­ni­sti de “I Pro­messi Sposi”.

Il terzo pan­nello del mo­nu­mento lan­cia un mes­sag­gio forte: qua­lun­que sia l’oppressione, se sa­premo im­pe­gnarci con one­stà e uma­nità, trion­fe­remo. Renzo e Lu­cia hanno vinto per­ché si sono bat­tuti per ciò che con­si­de­ra­vano giu­sto – nel loro caso il ma­tri­mo­nio. Non è però dif­fi­cile leg­gere die­tro la ‘can­ta­fa­vola’ del Man­zoni al­tri espli­citi ri­fe­ri­menti. Il ro­manzo dice della in­vin­ci­bi­lità de­gli umili quando si muo­vono per la giu­sti­zia e la libertà.

Non solo, ma dice che i due vin­cono pro­prio per­ché sono umili: non hanno vin­coli se non quelli dell’onestà e dell’amore. Non piani di po­tere; non ob­bli­ghi di re­la­zioni in­te­res­sate da sal­va­guar­dare. Non solo. Que­sti due umili vin­cono ma in­sieme edu­cano: l’Innominato, che si fa tu­tore dei de­boli; il Mar­chese (erede di Don Ro­drigo), umile, al­meno per un giorno; Don Ab­bon­dio, che ri­trova la sua di­gnità col ce­le­brare quel ma­tri­mo­nio im­pe­dito con malizia.

Qual­che con­si­de­ra­zione di ca­rat­tere operativo.

Dal mo­mento che ci siamo oc­cu­pati del si­gni­fi­cato de­gli al­to­ri­lievi po­sti sul ba­sa­mento del mo­nu­mento a Man­zoni, co­gliamo l’occasione per se­gna­lare al­cuni er­rori pre­senti nel logo della App, in rap­porto sia alla ico­no­gra­fia “man­zo­niana” sia alle più ele­men­tari norme della comunicazione.

Ico­no­gra­fia manzoniana
Il logo della App è il me­de­simo che da al­cuni anni ca­rat­te­rizza gra­fi­ca­mente la ras­se­gna an­nuale “Lecco, città dei Pro­messi Sposi”. Nel logo gli sposi ven­gono vi­sti fron­tal­mente e Lu­cia viene col­lo­cata alla si­ni­stra di Renzo (alla de­stra di chi guarda). An­che que­sta di­spo­si­zione ap­pare es­sere un se­gnale di quella “in­dif­fe­renza” or­mai ci­fra di pres­so­ché ogni azione del Co­mune di Lecco in re­la­zione alla fi­gura, all’opera, al “mondo“ manzoniano.

Nell’iconografia “man­zo­niana” le cose stanno pro­prio al con­tra­rio. Sulla fronte del ba­sa­mento al Mo­nu­mento a Man­zoni, che mo­stra l’uscita di chiesa de­gli sposi, Lu­cia è raf­fi­gu­rata in­fatti alla de­stra di Renzo (quindi sulla si­ni­stra, per chi guarda). E ciò non a caso.
Lu­cia du­rante il ma­tri­mo­nio è alla si­ni­stra di Renzo ed è in quella di­spo­si­zione che gli sposi ven­gono be­ne­detti da Don Ab­bon­dio (così Man­zoni li rap­pre­sentò nell’illustrazione di Go­nin, Re­daelli, 1840, Cap. XXXVIII, pag. 739) per­ché que­sta è la di­spo­si­zione che tra­di­zio­nal­mente la Chiesa pre­vede per il ma­tri­mo­nio (Eva è creata da una co­stola si­ni­stra di Adamo).

Ma quando il ma­tri­mo­nio è con­cluso, Lu­cia sta alla de­stra di Renzo, come è rap­pre­sen­tato nell’altorilievo del Mo­nu­mento a Man­zoni e come è tut­tora nel co­stume di quella parte del no­stro po­polo che si sposa in chiesa (le ra­gioni di que­sto mu­ta­mento di po­si­zione sono va­rie – at­ten­gono an­che alla com­ple­tezza della per­so­na­lità della donna – e non è qui il caso di di­lun­gar­visi). Que­sta di­spo­si­zione di Lu­cia alla de­stra di Renzo è stata in­va­ria­bil­mente ri­spet­tata dall’iconografia dell’Ottocento che ha vo­luto rap­pre­sen­tare que­sta parte della vicenda.

Per quale ra­gione, nel logo di Lecco, è stata in­franta que­sta tra­di­zione iconografica?

Per ca­rità: nulla è in­tan­gi­bile. Ma per cam­biare vi de­vono es­sere so­lide ra­gioni. Tal­mente so­lide e ra­gio­nate da in­durre a ca­po­vol­gere l’iconografia pre­sente nel mo­nu­mento a Man­zoni in Lecco, vo­luta da un Abate Stop­pani che (lo pos­siamo as­si­cu­rare) era molto at­tento agli aspetti sim­bo­lici della co­mu­ni­ca­zione, non­ché da tutta la città.

Una ico­no­gra­fia su cui nes­suno ha mai pen­sato di con­trap­porre al­cun­ché fino a che non è ar­ri­vato qual­cuno a trac­ciare con la sua ma­ti­tina – e senza una ra­gione plau­si­bile – un’altra sto­ria e un’altra cul­tura. Per­ché?

Sap­piamo che nes­suno az­zar­derà una qual­che ri­spo­sta, tanto è evi­dente che si tratta di una delle tante su­per­fi­cia­lità cui or­mai da qual­che anno le strut­ture co­mu­nali pre­po­ste alla cul­tura vor­reb­bero abi­tuare i cit­ta­dini di Lecco, i tu­ri­sti e chi si oc­cupa per una ra­gione o per l’altra di Manzoni.

Tra l’altro è an­che for­te­mente pro­ba­bile che que­sta di­spo­si­zione sia frutto di una pura ca­sua­lità e non di un ra­gio­na­mento, per quanto stram­pa­lato. In­fatti, nel di­se­gnino, Renzo porta la penna del cap­pello a de­stra. La cosa è as­surda per­ché in tutte le in­ci­sioni de “I Pro­messi Sposi” pen­sati e vo­luti da Man­zoni, Renzo porta in­va­ria­bil­mente la penna a si­ni­stra, così come Don Ro­drigo, del re­sto, e Lo­do­vico. E a que­sto qual­siasi gra­fico ci sa­rebbe arrivato.

Tutti sanno inol­tre che i mi­li­tari in­qua­drati nelle due bri­gate de­gli Al­pini, nel cap­pello por­tano an­cora la penna, ri­go­ro­sa­mente a si­ni­stra. La ra­gione è ba­nale. Stante l’uso ge­ne­ra­liz­zato (e an­che im­po­sto) di to­gliersi il cap­pello con la de­stra, è ov­vio che la penna debba stare sul lato si­ni­stro per non ve­nire ro­vi­nata o spo­stata dal brac­cio o dalla mano con cui il cap­pello viene tolto e te­nuto (sul petto o lungo il fianco). Del re­sto an­che nell’altorilievo del Mo­nu­mento a Man­zoni, il cap­pello che Renzo tiene nella si­ni­stra al­zata (alla de­stra ha la sposa) ha chia­ra­mente la penna sulla sinistra.

Inol­tre, Renzo porta il cap­pello ”alle ven­ti­tre”, come molti dei gio­va­notti di al­lora e di adesso. Il cap­pello del logo può es­sere in­vece de­fi­nito “alle due”, ca­te­go­ria tutta nuova.

Ma a tutto que­sto si­cu­ra­mente il gra­fico aveva pen­sato. Pro­ba­bil­mente per un sem­plice er­rore, o per una prova, l’immagine è stata gi­rata a spec­chio, e così è ri­ma­sta, a ro­ve­sciare di­sin­vol­ta­mente il mondo ico­no­gra­fico manzoniano.

Se ruo­tate nuo­va­mente la fi­gu­rina, torna tutto a po­sto: la penna sul lato si­ni­stro del cap­pello, Lu­cia sul lato de­stro di Renzo.

Ab­biamo perso un po’ di tempo su que­sto det­ta­glio per­ché è anch’esso un ul­te­riore in­di­zio di quella ma­lat­tia da cui sono evi­den­te­mente sem­pre più col­piti As­ses­sori e Di­ret­tori in­ca­ri­cati (teo­ri­ca­mente) di oc­cu­parsi della cul­tura della città:

l’indifferenza.

Un’ultima ri­fles­sione sulla co­mu­ni­ca­zione (di que­sto stiamo par­lando, no?).
Per­ché si possa con­si­de­rare ef­fi­cace il logo di una ini­zia­tiva tu­ri­stica è prima di tutto es­sen­ziale che esso esprima il pro­prio contenuto:
• con la mas­sima im­me­dia­tezza e chiarezza;
• nel più am­pio nu­mero delle si­tua­zioni che pos­sono ve­ri­fi­carsi nella comunicazione;
• al più gran nu­mero di per­sone con­si­de­rate po­ten­zial­mente in­te­res­sa­bili all’iniziativa stessa.

In pa­role po­vere deve es­sere leg­gi­bile a tutti, qua­lun­que sia nel let­tore il li­vello di istru­zione o di abi­tu­dine al mondo dei se­gni. Deve inol­tre man­te­nere la mas­sima leg­gi­bi­lità nelle di­verse si­tua­zioni della co­mu­ni­ca­zione: a vi­deo, a stampa, a co­lori, in bianco/nero, su carta pa­ti­nata o da quo­ti­diano, nelle ve­tro­fa­nie, ne­gli ade­sivi, su sac­chetti di carta, di pla­stica, sulle to­va­gliette delle piz­ze­rie, ecc. ecc. ecc.

Dal mo­mento che par­liamo di tu­ri­sti deve po­tere es­sere ben leg­gi­bile an­che a stra­nieri che non hanno di­me­sti­chezza con la realtà pro­po­sta nella co­mu­ni­ca­zione e che ab­biano an­che even­tual­mente pro­blemi di vi­sta (suc­cede!).

Sotto que­sto pro­filo il logo “Lecco città dei Pro­messi Sposi” pre­senta una gamma no­te­vole di negatività.

La pa­rola “LECCO” ha in­fatti le let­tere so­vrap­po­ste. La leg­gi­bi­lità dell’insieme è dato dalla di­versa forza del re­tino nei punti di so­vrap­po­si­zione tra le let­tere. In con­di­zioni ot­ti­mali di stampa, di luce, di vi­si­bi­lità, per un abi­tante di Lecco è cer­ta­mente ri­co­no­sci­bile di­ciamo al 95%. Se però sot­to­po­nete il logo a un test all’estero, pos­siamo scom­met­tere quello che vo­lete che que­sta per­cen­tuale scen­derà al­meno al 75%. Avrete cioè perso già in par­tenza un quarto dei vo­stri po­ten­ziali clienti.

Se poi il logo viene pre­sen­tato in con­di­zioni non ot­ti­mali di stampa o di luce, an­che per gli ita­liani la so­glia di leggibilità/comprensibilità si ab­bas­serà dra­sti­ca­mente. A lato po­tete ve­dere il logo con un al­lar­ga­mento del re­tino del 15%. Vi ac­cor­gete su­bito che la sua leg­gi­bi­lità è ca­lata di molto e ciò solo per un ab­bas­sa­mento qua­li­ta­tivo della stampa, non nor­ma­lis­simo ma sem­pre possibile.

Se poi pro­vate a ren­dere in ne­ga­tivo il logo (cosa che deve es­sere sem­pre pre­vi­sta nella co­mu­ni­ca­zione) vi ac­cor­ge­rete che è del tutto il­leg­gi­bile, an­che per un lec­chese gio­vane, abi­tuato a leg­gere e con una buona vi­sta. Se è sve­glio leg­gerà LBOOOLEOOO.

Sap­piamo che il let­tore si sta chie­dendo quando tor­ne­remo ai 600 e passa er­rori della App. At­ten­zione: ci siamo in pieno!
Que­sto er­rore del logo, ol­tre ai 243 er­rori con­cla­mati della App, da solo ne var­rebbe al­tri 1.000. E il suo ef­fetto ne­ga­tivo si ri­pete a ogni ini­zia­tiva del Co­mune in cui viene uti­liz­zato. Pro­vate a mo­ne­tiz­zare que­sto er­rore e tro­ve­rete che que­sta “ine­zia” vale molti, molti Euro.

E un’ultima cosa: la di­ci­tura sotto il logo – CITTA dei PROMESSI SPOSI – ha in sé un er­rore da ma­tita blu! Quel se­gno messo vi­cino alla A’ non vuole dire nulla. Città in tutto ma­iu­scolo si scrive CITTÀ. Sa­pete per­ché a qual­che gra­fico im­prov­vi­sato non piace scritto così? Per­ché “ro­vina l’allineamento”! Ed è così che si ro­vina la lin­gua ita­liana! Nell’indifferenza e con la com­pli­cità di As­ses­sori e Direttori.

È chiaro o dob­biamo chie­dere una con­ferma al pro­fes­sor Patota?

Ri­di­se­gnate il logo, met­tete alla si­ni­stra la penna di Renzo e date a Lu­cia il po­sto che le com­pete se­condo la cul­tura re­li­giosa e la tra­di­zione. Scri­vete in modo cor­retto la pa­rola CITTÀ; ren­dete leg­gi­bile la pa­rola “LECCO”; ri­pri­sti­nate la pa­rola “Man­zoni” (che avete eli­mi­nato in modo in­co­sciente), e con un’ora di la­voro (an­che dello stesso gra­fico, ma con in­di­ca­zioni chiare) avrete gua­da­gnato il 25% dell’efficacia di ogni azione di co­mu­ni­ca­zione fatta in nome di Don Lisander.

An­che que­sto è parte della cul­tura “man­zo­niana”.

 10.

Il Manzoni cancellato.

Nelle 18 schede de­di­cate ai “luo­ghi man­zo­niani” di Lecco, a pre­scin­dere dalle ci­ta­zioni pu­ra­mente bi­blio­gra­fi­che, la per­sona di Man­zoni è ci­tata solo sei volte.
Usiamo il ter­mine “ci­ta­zione” per­ché di sem­plici ac­cenni si tratta, per di più sparsi in di­verse schede di ap­pro­fon­di­mento. Ve­diamo que­ste sei citazioni.

Ci­ta­zione 1ª: «I pro­fili del lago e delle mon­ta­gne la­riane, che abi­tual­mente Ales­san­dro Man­zoni scor­geva dalle fi­ne­stre della villa pa­terna, ri­ma­sero per sem­pre im­pressi in lui,” e im­me­dia­ta­mente dopo «Il pro­fondo le­game af­fet­tivo man­te­nuto da Man­zoni con Lecco era stato espresso in ma­niera più espli­cita nello stesso ca­pi­tolo, nella prima ste­sura del ro­manzo, Fermo e Lu­cia ». (Scheda 1 – Villa Manzoni).

Se­gue il brano del “Fermo e Lu­cia” in cui Man­zoni de­fi­ni­sce Lecco “il più bel paese del mondo”». Na­tu­ral­mente, a meno che non siano de­gli spe­cia­li­sti di Man­zoni, gli stra­nieri (e gran parte de­gli ita­liani) igno­rano cosa sia mai quel “Fermo e Lu­cia“, an­che per­ché il ma­no­scritto non venne mai pub­bli­cato (e solo in parte) se non ol­tre trent’anni dopo dalla morte di Manzoni.

Inol­tre, que­sto brano è ri­por­tato in ita­liano an­che nella ver­sione in­glese, tanto per fare un pia­cere agli stra­nieri e per to­gliere un pen­siero al tra­dut­tore, evi­den­te­mente con­scio dei pe­ri­coli in cui si po­teva cacciare.

Na­tu­ral­mente nella App del Co­mune di Lecco per pro­muo­vere i “luo­ghi man­zo­niani”, non viene mo­strato mai as­so­lu­ta­mente nulla della strut­tura na­tu­ra­li­stica di Lecco, che è in sé un pa­tri­mo­nio ine­sti­ma­bile. Quei “pro­fili del lago e delle mon­ta­gne la­riane” ri­man­gono pa­role vuote per chi non co­no­sce già i luo­ghi. Il mo­strare il San Mar­tino e il Re­se­gone, così come sono in na­tura e come li ha vo­luti rap­pre­sen­tare Man­zoni an­che gra­fi­ca­mente sa­rebbe un ob­bligo – sono anch’essi “luo­ghi man­zo­niani” per eccellenza.

Ma an­che su que­sto c’è dell’indifferenza in quel di Lecco.

Ci­ta­zione 2ª: «La villa fu la re­si­denza prin­ci­pale della fa­mi­glia Man­zoni a par­tire dal 1612. L’originario edi­fi­cio subì nu­me­rosi ri­fa­ci­menti, ma i più im­por­tanti ri­sal­gono alla se­conda metà del XVIII se­colo quando, per vo­lontà di Don Pie­tro Man­zoni, pa­dre di Ales­san­dro, as­sunse l’attuale aspetto neo­clas­sico […]» (Scheda 1 – Villa Manzoni).

Ci­ta­zione 3ª: «L’edificio, con tutti gli al­tri beni lec­chesi, venne ven­duto nel 1818 da Ales­san­dro Man­zoni a Giu­seppe Scola, agiato im­pren­di­tore se­rico.» (Scheda 1 – Villa Manzoni).

Non si dice che a quella Villa di Lecco Man­zoni fece esclu­sivo ri­fe­ri­mento fino ai quin­dici anni e poi per lun­ghi pe­riodi fino ai suoi tren­ta­tre anni, quando era già il Man­zoni che co­no­sciamo. Che in quella casa e in quell’ambiente quindi si formò la sua sen­si­bi­lità ar­ti­stica e so­ciale. A con­tatto stretto con una po­po­la­zione ca­rat­te­riz­zata da un forte spi­rito di in­di­pen­denza e di libertà.

Ci­ta­zione 4ª: «Tra i per­so­naggi noti che fre­quen­ta­rono abi­tual­mente la chiesa [dei Santi Ma­terno e Lu­cia NdR] fi­gu­rano An­to­nio Stop­pani e i mem­bri della fa­mi­glia Man­zoni, tra cui lo stesso Ales­san­dro, in gio­ventù.» (Scheda 10 – Pescarenico).

Ci­ta­zione 5ª: «[…] non solo Man­zoni e Stop­pani erano en­trambi lec­chesi, ma fu­rono an­che due espo­nenti an­ti­con­for­mi­sti del cat­to­li­ce­simo ri­sor­gi­men­tale di stampo li­be­rale, uniti an­che dalla con­di­vi­sione de­gli ideali re­li­giosi e ci­vili del fi­lo­sofo An­to­nio Ro­smini (1797-1855).» (Scheda 13 – Mo­nu­mento a Stoppani).

Ci­ta­zione 6ª: «Oggi [i lo­cali della Chiesa di San Gio­vanni Bat­ti­sta NdR] ospi­tano il pic­colo mu­seo che rac­co­glie i ri­cordi del beato Se­ra­fino e le te­sti­mo­nianze dei cor­diali rap­porti tra lui Man­zoni [sic!]» (Scheda 17 – Chiuso – Chiesa di San Gio­vani Battista).

Il let­tore avrà no­tato che in que­ste sei ci­ta­zioni (le uni­che in cui si parli di Man­zoni in tutta la App “Città dei Pro­messi Sposi”) è man­cante un qual­siasi ri­fe­ri­mento tem­po­rale: non si dice nep­pure quando nac­que o morì Ales­san­dro Man­zoni.

Che suo pa­dre fosse Pie­tro è detto solo una volta, e in­ci­den­tal­mente, par­lando della Villa. Mai si dice che fosse fi­glio an­che di Giu­lia Bec­ca­ria, e quindi ni­pote di una delle po­che per­so­na­lità del no­stro ’700 note in tutta Eu­ropa e non solo.

Del rap­porto di Man­zoni con Lecco, in­somma, non si dice pra­ti­ca­mente nulla.
Nulla sul suo stato di grande pro­prie­ta­rio ter­riero del la­riano; nulla delle sue re­la­zioni stret­tis­sime con lec­chesi di ri­lievo come Fran­ce­sco Ti­cozzi (fi­gura di punta del pa­triot­ti­smo lom­bardo e poi Pre­fetto di Na­po­leone) o con Giu­seppe Bo­vara (pure ci­tato un paio di volte nella App), che fu il grande ar­chi­tetto-ur­ba­ni­sta del primo Ot­to­cento lecchese.
Nulla dei rap­porti eco­no­mici e so­ciali, ampi e im­por­tanti, te­nuti da Man­zoni con tutto il ter­ri­to­rio. Nulla del fatto che, cer­ta­mente nel 1816, Man­zoni fu della città di Lecco il rap­pre­sen­tante legale.

Del re­sto non si dice as­so­lu­ta­mente nulla nep­pure sui rap­porti tra Man­zoni e Mi­lano o tra Man­zoni e Bru­su­glio (che pure sono im­por­tan­tis­simi per la per­so­na­lità di Man­zoni e an­che per la ge­nesi del ro­manzo cui è in­ti­to­lata la App – I pro­messi Sposi). Così come sono igno­rati i rap­porti tra Man­zoni e il mondo eu­ro­peo, Pa­rigi in primo luogo.

E pen­sare che per dare un’informazione al­meno utile sa­rebbe stata suf­fi­ciente una breve pa­gina, fatta come si deve, da cui ogni let­tore avrebbe ri­ca­vato il sug­ge­ri­mento cor­retto per ap­prez­zare in modo con­sa­pe­vole, e quindi più coin­vol­gente, i “luo­ghi man­zo­niani” di Lecco.

 11.

Cancellati anche “I Promessi Sposi”.

Il tu­ri­sta, con­fi­dando nel senso di re­spon­sa­bi­lità dell’amministrazione lec­chese, po­trebbe pen­sare che la App “Città dei Pro­messi Sposi” sia de­di­cata an­che al ro­manzo. Pur­troppo nep­pure ciò è vero.

Del ro­manzo, della sua sto­ria, del suo si­gni­fi­cato, del suo rap­porto fon­da­men­tale con la lin­gua ita­liana e con la cul­tura eu­ro­pea non si dice as­so­lu­ta­mente nulla.

Non una pa­rola su Goe­the (a lato in alto un suo ri­tratto); non una pa­rola su Wal­ter Scott (quanti in­glesi sanno che a lui in parte si ispirò Man­zoni per aspetti della strut­tura nar­ra­tiva? A lato in basso un suo ritratto).

Non una pa­rola sulle de­cine e de­cine di per­so­na­lità fran­cesi, te­de­sche, in­glesi, la­tino-ame­ri­cane, con cui Man­zoni ebbe rap­porti pro­prio in fun­zione del ro­manzo e nelle quali gli stra­nieri in vi­sita a Lecco si po­treb­bero fa­cil­mente iden­ti­fi­care, es­sendo fi­gure im­por­tanti della sto­ria cul­tu­rale e po­li­tica dei loro paesi.

E pen­sare che an­che in que­sto caso, per dare una sti­mo­lante in­for­ma­zione, sa­rebbe stata suf­fi­ciente una breve pa­gina (ma fatta come si deve) tesa a fare com­pren­dere a tutti gli uti­liz­za­tori della App l’intimo rap­porto tra il ro­manzo e ciò che essi ve­dono cam­mi­nando nella città, vi­si­tan­done i mo­nu­menti, go­dendo del suo straor­di­na­rio am­biente naturale.

De “I pro­messi Sposi” nella App si ci­tano al­cuni brani ma (lo ab­biamo già vi­sto) con er­rori e ta­gli im­mo­ti­vati, cioè in modo sciatto e an­che falsificante.

Per i tu­ri­sti stra­nieri, in so­vrap­più, il ro­manzo è ci­tato in modo tale da re­spin­gerne ogni at­ten­zione e in­te­resse. Per i brani ci­tati si pro­pone una tra­du­zione in­glese che non solo è di me­dio­cre li­vello lin­gui­stico ma è stata ad­di­rit­tura esem­plata sulla prima ver­sione de “I Pro­messi Sposi”, quella che lo stesso Man­zoni ha ri­te­nuto ina­de­guata sul piano lin­gui­stico e che ha com­ple­ta­mente ri­scritto, fino ad ar­ri­vare alla ver­sione per la quale è co­no­sciuto in tutto il mondo (la fa­mosa “Qua­ran­tana”).

 12.

Finanche Lecco è scomparsa.

La cosa grot­te­sca è poi che, in que­sta App “Città dei Pro­messi Sposi”, an­che Lecco viene ri­dotta al lu­mi­cino. Non solo per­ché non viene mai pre­sen­tata (sep­pure sin­te­ti­ca­mente) la sto­ria della città, il suo col­lo­ca­mento nell’insieme del no­stro paese (sa­rebbe suf­fi­ciente an­che in que­sto caso una pa­gi­netta) ma an­che per­ché il suo stesso nome viene quasi ignorato.

Come ab­biamo già il­lu­strato so­pra, la co­per­tina e le pa­gine dei menù hanno in sé un dop­pio grave er­rore di comunicazione.
Il ti­tolo della ap­pli­ca­zione – Città dei Pro­messi Sposi – non con­tiene il nome di Lecco. Er­rore gra­vis­simo e da sprov­ve­duti ri­spetto ai più ele­men­tari cri­teri della co­mu­ni­ca­zione, so­prat­tutto turistica.

Il nome di Lecco è pre­sente solo nel logo in co­per­tina (che viene vi­sta solo fu­ga­ce­mente), ma an­che qui è in una po­si­zione di se­condo li­vello in ter­mini di vi­si­bi­lità e con una so­lu­zione gra­fica penalizzante.

Nelle pa­gine dei menù – quelle più usate e di mag­giore im­por­tanza in ter­mini di co­mu­ni­ca­zione – la pa­rola Lecco non com­pare mai sia per la ver­sione sia per quella in­glese. La di­zione “Città dei Pro­messi Sposi” così non solo can­cella il le­game con Man­zoni ma ad­di­rit­tura can­cella la stessa Lecco.

Ri­mane solo quel “Pro­messi Sposi” che po­sto in quei ter­mini si­gni­fica solo “fi­dan­zati”. Ab­biamo già in al­tre oc­ca­sioni avan­zato l’idea che die­tro alla can­cel­la­zione del le­game tra Man­zoni e Lecco non vi fosse solo igno­ranza e in­com­pe­tenza cul­tu­rale. Ma che vi fosse sotto sotto – per il mo­mento an­cora ine­spressa ma ope­rante – l’idea di ab­ban­do­nare si­len­zio­sa­mente il mondo man­zo­niano (con­si­de­rato forse come “su­pe­rato dalla sto­ria”) per giun­gere gio­io­sa­mente all’idea di una Lecco, città dei fidanzati.

Svi­lup­pe­remo in al­tra sede l’analisi di que­sta ten­denza sot­ter­ra­nea, ap­pa­ren­te­mente così se­du­cente e in realtà solo an­ti­ca­mera di uno spro­fon­da­mento nello stu­pido e ste­rile ano­ni­mato di car­ta­pe­sta che piace tanto a qualcuno.

 13.

Traduzione in inglese non adeguata al tema trattato: nell’utilizzo dei tempi verbali; nella precisione o correttezza delle scelte lessicali; nella struttura della frase e nell’ordine delle parole; mancano alcuni termini; vi sono ripetizioni evitabili.

Pos­siamo dire con una certa si­cu­rezza che in ge­ne­rale la lin­gua uti­liz­zata nella ver­sione in­glese della App “Città dei Pro­messi Sposi” non è ade­guata a espri­mere con­te­nuti re­la­tivi al pa­dre della lin­gua ita­liana con­tem­po­ra­nea.

Per non in­ge­ne­rare con­fu­sione, è op­por­tuno pre­ci­sare che noi del Cen­tro Studi Abate Stop­pani non siamo suf­fi­cien­te­mente com­pe­tenti per una va­lu­ta­zione se­ria della lin­gua inglese.

Certo, la co­per­tina della App, qual­che pas­sag­gio ve­ra­mente cu­rioso delle Schede di ap­pro­fon­di­mento e le tante di­sat­ten­zioni nelle schede de­di­cate ai tra­sporti ci ave­vano allertato.

Ma a spin­gerci a un ap­pro­fon­di­mento sono stati i pa­reri ab­ba­stanza con­cordi di amici, buoni co­no­sci­tori della lin­gua in­glese, i quali ave­vano ri­le­vato, ol­tre a er­rori veri e pro­pri, un li­vello ge­ne­ral­mente ina­de­guato al tema trat­tato. Se­condo il loro pa­rere il te­sto era stato tra­dotto da un ita­liano con una buona co­no­scenza dell’inglese ma che aveva tra­dotto fa­cendo un calco dell’originale ita­liano e quindi ri­ma­nendo ben lon­tano dalla strut­tura della lin­gua in­glese, no­to­ria­mente molto di­versa dalla nostra.

Nel nome di Man­zoni ab­biamo al­lora chie­sto la col­la­bo­ra­zione del Di­par­ti­mento di Lin­gue Stra­niere di una delle più pre­sti­giose Uni­ver­sità ita­liane. Il pa­rere dei Pro­fes­sori è ri­sul­tato già a una prima let­tura con­corde con quello dei no­stri amici: la lin­gua in­glese è ina­de­guata all’oggetto dei te­sti; ol­tre a qual­che evi­dente er­rore e a nu­me­rose im­pre­ci­sioni, la tra­du­zione do­vrebbe es­sere ri­fatta integralmente.

Per con­sen­tire a noi stessi e al let­tore di com­pren­dere an­che que­sto aspetto della App (un ar­go­mento che in ge­ne­rale viene molto sot­to­va­lu­tato) ab­biamo chie­sto al Di­par­ti­mento di Lin­gue di fare per il mo­mento una cor­re­zione de­gli ele­menti cri­tici più evi­denti su tre delle di­ciotto Schede di ap­pro­fon­di­mento della App, la­sciando in­va­riata la strut­tura della tra­du­zione stessa.

In­vi­tando il let­tore a vi­sio­nare QUI, il te­sto ita­liano delle tre Schede esa­mi­nate, di se­guito presentiamo:

1º. Al­cune con­si­de­ra­zioni di ca­rat­tere ge­ne­rale stese dal Di­par­ti­mento di lingue.
2º. Il te­sto in­glese con gli in­ter­venti dei Pro­fes­sori (vi­sio­na­bili e stam­pa­bili come pdf).

1º. Con­si­de­ra­zioni ge­ne­rali del Di­par­ti­mento di Lin­gue Straniere.

OSSERVAZIONI GENERALI

Nelle tre schede sono stati ri­scon­trati pro­blemi di tra­du­zione (cfr. al­cuni esempi sotto), in particolare:
• nell’utilizzo dei tempi verbali
• nella pre­ci­sione o cor­ret­tezza delle scelte lessicali
• nella strut­tura della frase e nell’ordine delle parole
• al­cuni ter­mini mancanti
• ri­pe­ti­zioni evitabili.

Per quanto ri­guarda il ti­tolo del ro­manzo si po­trebbe sem­pre adot­tare la ver­sione in­glese, The Be­tro­thed, o al­meno in­se­rirla in pa­ren­tesi dopo il ti­tolo ita­liano, per mag­giore chia­rezza. I ti­toli delle opere an­dreb­bero sem­pre ri­por­tati in cor­sivo, an­che per fa­ci­li­tare la com­pren­sione a un pub­blico straniero.

Er­rori nei tempi ver­bali – Esempi

SCHEDA 1:  was gi­ving ac­cess an­zi­ché gave access;
.
SCHEDA 4: had to be an­zi­ché must have been

Strut­tura della frase e or­dine delle pa­role – Esempi

SCHEDA 1: a silk weal­thy en­tre­pre­neur an­zi­ché a weal­thy silk en­tre­pre­neur (dove silk en­tre­pre­neur co­sti­tui­sce un’unità di si­gni­fi­cato da non separare);
.
SCHEDA 4: …where bat­tles won by the mer­ce­nary cap­tain Gian Gia­como Me­dici are de­pic­ted, known as the Me­de­ghino an­zi­ché where bat­tles won by the mer­ce­nary cap­tain Gian Gia­como Me­dici, known as the Me­de­ghino, are depicted

Scelte les­si­cali im­pro­prie – Esempi

SCHEDA 1:  ru­stic (agg.) an­zi­ché farm buil­dings (sost. plur.); no­ble part (che non trova cor­ri­spon­denza in in­glese) an­zi­ché ma­nor house;
.
SCHEDA 2: style an­zi­ché ae­sthe­tics come nell’originale; rough per “mosso”, che si usa però per in­di­care mare mosso, qui in­vece si in­tende ani­ma­ted; pic­to­rial (agg.) an­zi­ché pic­to­ria­lism (sost.).
.
SCHEDA 4: opia­tes (op­pia­cei) an­zi­ché mills (opi­fici)

Ter­mini man­canti nella tra­du­zione – Esempi

SCHEDA 1:  pu­blic … an­zi­ché pu­blic masses
.
SCHEDA 4: the castle’s sur­vi­vor … an­zi­ché the castle’s sur­vi­ving donjon

(Si ri­manda alle mo­di­fi­che ai do­cu­menti per ul­te­riori esempi.)

2. Ana­lisi di 3 delle 18 Schede di ap­pro­fon­di­mento della App.

Quest’ultimo do­cu­mento è pre­sen­tato se­condo i cri­teri delle cor­re­zioni pro­fes­sio­nali dei te­sti per­ché il let­tore an­che non esperto della lin­gua in­glese possa ren­dersi im­me­dia­ta­mente conto della en­tità de­gli interventi.

Così come mo­striamo di se­guito le pa­role o le frasi giu­di­cate er­rate sono in co­lore verde e so­vra­scritte con una riga con­ti­nua le pa­role o le frasi di so­sti­tu­zione in co­lore rosso e sot­to­li­neate con una riga con­ti­nua sono po­ste im­me­dia­ta­mente a ri­dosso di quelle ri­te­nute errate.

Su tre schede sono state in­di­vi­duate 85 si­tua­zioni cri­ti­che. Estra­po­lando da que­sto primo as­sag­gio, pos­siamo ar­guire quindi che per le 18 Schede vi siano 509 si­tua­zioni critiche.

Que­sto ri­sul­tato si­cu­ra­mente non en­tu­sia­smante non deve es­sere vi­sto né uti­liz­zato come una stron­ca­tura del tra­dut­tore. Que­sti è cer­ta­mente per­sona se­ria, in grado di svol­gere ot­ti­ma­mente il pro­prio la­voro in de­ter­mi­nati contesti.

È però pos­si­bile che i com­mit­tenti del Co­mune ab­biano tra­scu­rato di sen­si­bi­liz­zarlo sulle pos­si­bili com­pli­canze del tra­durre te­sti at­ti­nenti a una fi­gura di im­por­tanza in­ter­na­zio­nale come è Ales­san­dro Man­zoni. Se suf­fi­cien­te­mente sen­si­bi­liz­zato, siamo con­vinti che il tra­dut­tore si sa­rebbe mosso con una mag­giore consapevolezza.

3. Va­lu­ta­zione della co­per­tina della App “Città dei Pro­messi Sposi”

Sulla scorta dei sug­ge­ri­menti lin­gui­stici avan­zati dal Di­par­ti­mento di Lin­gue Stra­niere, espri­miamo al­cune os­ser­va­zioni strut­tu­rali sulla co­per­tina della App e sulla co­mu­ni­ca­zione vei­co­lata dalle pa­gine di ap­pro­fon­di­mento, le quali tutte re­cano in te­stata la di­ci­tura “Pro­messi Sposi’s ho­me­town”.

Come il let­tore può ve­dere, la co­per­tina nella ver­sione in­glese (tra­du­cendo “Città dei Pro­messi Sposi” e “Sco­pri i Luo­ghi Man­zo­niani di Lecco”) reca come titolo:

Pro­messi Sposi’s ho­me­town

e come sottotitolo

Di­sco­ver the Manzoni’s pla­ces in Lecco”.

A parte le con­si­de­ra­zioni sul ti­tolo in sé (ab­biamo già il­lu­strato come così si can­celli nella co­mu­ni­ca­zione sia Man­zoni sia la stessa Lecco), la tra­du­zione in lin­gua in­glese della co­per­tina e delle te­state di menù e Schede di ap­pro­fon­di­mento è si­cu­ra­mente il punto più de­bole della ver­sione della App de­sti­nata agli stranieri.

Co­min­ciamo dal ti­tolo – “Pro­messi Sposi’s hometown”.

Primo – Il mondo di lin­gua in­glese è molto am­pio. Ri­guarda non solo Re­gno Unito, Stati Uniti, Ca­nada, ma an­che In­dia e al­tri paesi un tempo sotto do­mi­na­zione in­glese. Inol­tre tutti i paesi me­dio-orien­tali e orien­tali nelle loro re­la­zioni con il mondo oc­ci­den­tale usano pre­va­len­te­mente l’inglese (senza con­tare la Cina, am­mon­tano a quasi 2 mi­liardi di persone).

Bene! In que­sto va­sto uni­verso il ro­manzo di Man­zoni è co­no­sciuto (dove è co­no­sciuto si in­tende) fin dalle prime tra­du­zioni (1828) non come “I Pro­messi Sposi” ma come “The Be­tro­thed” (I Fi­dan­zati). A parte qual­che ap­pas­sio­nato della lin­gua ita­liana e qual­che stu­dioso della no­stra let­te­ra­tura (in tutto il mondo sono sti­mati a non più di due mi­lioni, lo 0,033% della po­po­la­zione mon­diale), il ti­tolo “I Pro­messi Sposi” per un stra­niero non si­gni­fica nulla.

Molto meno di quanto non pos­sano si­gni­fi­care per noi ti­toli di au­tori no­to­ria­mente più noti di Man­zoni come “The Ta­ming of the Sh­rew” (La bi­sbe­tica do­mata – Wil­liam Sha­ke­speare) o “Vo­jna i mir” (Guerra e Pace – Lev Ni­ko­làe­vič Tolstòj).

D’altro lato an­che nelle al­tre lin­gue il ro­manzo di Man­zoni è stato sem­pre tra­dotto come “I Fi­dan­zati”: “Les Fian­cés” (fran­cese); “Die Ver­lob­ten” (te­de­sco); “Obru­cen­nye” (russo). An­che in Spa­gna (dove la pri­mis­sima tra­du­zione del 1833 si in­ti­to­lava “Lo­renzo o los pro­me­ti­dos espo­sos”), il ti­tolo che venne poi sem­pre usato è “Los Novios”.

Senza ad­den­trarci in una ri­fles­sione (è un ar­go­mento che ri­pren­de­remo alla prima oc­ca­sione) sul per­ché Man­zoni volle usare l’espressione “I Pro­messi Sposi” pur avendo a di­spo­si­zione an­che in ita­liano – I fi­dan­zati – pos­siamo quindi dire che per gli stra­nieri la di­zione “I Pro­messi Sposi” ri­chiede as­so­lu­ta­mente l’accompagnamento della forma più usata nelle tra­du­zioni. In que­sto caso “The Betrothed”.

Usare da solo il ti­tolo ita­liano del ro­manzo di Man­zoni (tra l’altro ap­pic­ci­can­do­gli un ge­ni­tivo sas­sone che va ra­pi­da­mente scom­pa­rendo nella co­mu­ni­ca­zione at­tuale) è quindi il modo mi­gliore per con­fon­dere il tu­ri­sta fin dalle prime bat­tute e per crear­gli quel senso di im­ba­raz­zato fa­sti­dio che tutti pro­viamo nei con­fronti di chi, senza al­cuna sen­sata ra­gione, si ri­volge a noi in modo non com­pren­si­bile o inadeguato.

Se­condo – L’espressione “ho­me­town” in­dica la città na­tale di una per­sona, o nella quale ha tra­scorso la parte si­gni­fi­ca­tiva dell’infanzia e dell’adolescenza.

Que­sto se­condo si­gni­fi­cato cal­ze­rebbe a pen­nello con Man­zoni. Il quale nac­que sì a Mi­lano ma, a par­tire dai suoi due giorni di vita fino ai 15 anni, visse a stret­tis­simo con­tatto con la realtà lec­chese e la­riana e poi, fino ai suoi 33 anni, man­tenne con que­sti am­bienti uno stret­tis­simo rap­porto emo­tivo, eco­no­mico, so­ciale. Quindi, se vo­les­simo usare l’espressione “Manzoni’s ho­me­town” sa­remmo per­fetti di fonte al let­tore inglese.

Ma, nel caso del ro­manzo scritto da Man­zoni, ci li­mi­tiamo ca­ri­ta­te­vol­mente a dire che l’espressione è del tutto ina­de­guata per un stra­niero. Sia detto solo per in­ciso – una so­lu­zione cor­retta po­trebbe es­sere «The town of The Be­tro­thed».

E pas­siamo al sot­to­ti­tolo – “Di­sco­ver the Manzoni’s pla­ces in Lecco”.
Se pos­si­bile qui an­diamo an­cora peg­gio che per il titolo.

In que­sto con­te­sto il ter­mine “pla­ces” non è adatto e a un in­glese suona ve­ra­mente male. Come suo­ne­rebbe male a noi ve­dere scritto “I po­sti di Man­zoni” an­zi­ché il cor­retto “I luo­ghi man­zo­niani”. L’etimologia dei due ter­mini è di­versa, per l’italiano come per l’inglese. Una di­zione cor­retta po­trebbe es­sere: “Di­sco­ver the ve­nues of Ales­san­dro Man­zoni in Lecco”.

Per con­clu­dere pas­siamo ai menù della ver­sione in lin­gua inglese.

Qui (lo ab­biamo già ac­cen­nato) la cosa ve­ra­mente straor­di­na­ria è che i menù della ver­sione in­glese sono esat­ta­mente gli stessi della ver­sione ita­liana, con la sola dif­fe­renza che in alto viene ri­por­tato quel bel “Pro­messi Sposi’s ho­me­town” di cui ab­biamo ap­pena detto.

Un buon me­todo per creare “fee­ling“ tra Lecco e gli stranieri!

Di fronte a que­sto scher­zetto de­gno della mi­gliore “com­me­dia dell’arte”, la mag­gior parte dei tu­ri­sti, pen­sando che an­che gli ap­pro­fon­di­menti siano in ita­liano, met­te­ranno via ta­blet e te­le­fo­nini so­spi­rando un “My God”. Gli av­ven­tu­rosi in­vece, pur non com­pren­dendo i ti­toli, schiac­ce­ranno un ta­sto, gui­dati solo dalla pic­cola foto, e si tro­ve­ranno nella scheda in in­glese. Qui (sia lode agli dei) tro­ve­ranno in in­glese an­che il ti­tolo della pa­gina, che però nel menù era in italiano.

Do­manda dello stra­niero e no­stra a Piazza-Ros­setto! per­ché non avete messo an­che nel menù i ti­toli in in­glese, così come com­pa­iono poi nelle schede di approfondimento?

 14.

Uso irrazionale dell’iconografia.

Nei menù di na­vi­ga­zione, 11 fo­to­gra­fie su 18 sono de­gli anni ’20 o ’30 del se­colo XX, quello ap­pena pas­sato. Le al­tre sono di que­sti ul­timi anni. Chie­diamo: per­ché que­sta scelta irrazionale?

Nei menù le foto do­vreb­bero es­sere utili a fare ri­co­no­scere i luo­ghi come vi­si­va­mente si pre­sen­tano al tu­ri­sta o per in­vi­tarlo alla vi­sita. Le foto d’epoca an­dreb­bero even­tual­mente po­ste all’interno delle schede di ap­pro­fon­di­mento, per il­lu­strare gli aspetti sto­rici, mo­strare quale fosse l’aspetto di un mo­nu­mento al mo­mento della sua rea­liz­za­zione, ecc. ecc. – ne­ces­sa­ria­mente con l’uso di di­da­sca­lie – che sono in­vece as­senti nella App.

Come esem­pio della con­fu­sione che pro­voca ine­vi­ta­bil­mente que­sto uso non ra­zio­nale delle fo­to­gra­fie, pren­diamo due schede, così come sono pre­sen­tate nella ver­sione in­glese: “Il Mo­nu­mento di An­to­nio Stop­pani” e la “Chiesa di Olate”.

Mo­nu­mento a Stoppani.
L’icona pre­sente nel menù in­glese (e ita­liano) è data da una fo­to­gra­fia de­gli anni ’30 che mo­stra in lon­ta­nanza, e dif­fi­cil­mente leg­gi­bile, il Mo­nu­mento a Stop­pani nella sua ori­gi­na­ria po­si­zione in Piazza dei Mille, da cui è stato spo­stato da 84 anni.
Quella foto, po­sta nel menù (quindi come se­gnale di ri­co­no­sci­mento per il tu­ri­sta), in­dica una si­tua­zione che da quasi un se­colo non è più esi­stente e che è nella me­mo­ria solo di qual­che ul­tra­cen­te­na­rio (e de­gli esperti di ur­ba­ni­stica o di arte mo­nu­men­tale). In quel con­te­sto è non solo inu­tile ma fuorviante.

Ma at­ten­zione: i tu­ri­sti non sono ov­via­mente meno sve­gli di qual­siasi cit­ta­dino ita­liano. Si ac­cor­gono su­bito delle in­con­gruenze e quindi, già dal menù, si fanno un’idea non lu­sin­ghiera di ciò che hanno sotto gli oc­chi e co­min­ciano im­me­dia­ta­mente a dif­fi­darne. E con ragione!

In­fatti, nel caso l’utilizzatore at­tivi l’approfondimento, la prima foto che ap­pare è la me­de­sima del luogo ine­si­stente e nes­suna di­da­sca­lia lo in­forma di quanto è stato ap­pena detto, os­sia che la si­tua­zione mo­strata in fo­to­gra­fia non esi­ste più da 84 anni.

Se il let­tore te­nace at­tiva lo scor­ri­mento della gal­le­ria, ecco che viene pre­miato. Gli com­pare la sta­tua così come ap­pare oggi, ma an­che que­sta senza al­cuna di­da­sca­lia che lo in­formi su que­sto scher­zetto italiano.

Sia detto per in­ciso: già nella prima scher­mata sono pre­senti due er­rori e una ina­de­gua­tezza.

Primo: la te­sta­tina reca in pes­simo ita­liano “Mo­nu­mento di Stop­pani” men­tre il te­sto im­me­dia­ta­mente sotto è in in­glese e ha come ti­tolo “An­to­nio Stop­pani Mo­nu­ment“, an­che que­sto in un pes­simo in­glese (co­stava troppo porre an­che nella te­sta­tina il te­sto inglese?).

Se­condo: nel con­te­sto “Mo­nu­mento di An­to­nio Stop­pani” in ita­liano è pro­prio un er­rore. In ita­liano si dice: “Il mo­nu­mento ad An­to­nio Stop­pani” (e la me­de­sima os­ser­va­zione vale per il Mo­nu­mento ad Ales­san­dro Man­zoni, nella App sem­pre in­di­cato con il “di”).

L’inadeguatezza: “An­to­nio Stop­pani Mo­nu­ment” a un in­glese suona pro­prio male – pos­siamo chia­marlo un in­glese da “la­ghee”. La di­zione cor­retta in­glese è: “The Mo­nu­ment to An­to­nio Stoppani”.

Chiesa di Olate.
An­che in que­sta Scheda di ap­pro­fon­di­mento tro­viamo esat­ta­mente lo stesso pro­blema. Nel menù è mo­strata la foto della chiesa come era prima del 1934. Che non ha nulla a che ve­dere con ciò che è oggi sotto i no­stri occhi.

Di quella chiesa è stato in­fatti cam­biato pres­so­ché tutto e chiun­que non sia esperto della que­stione è in­dotto a pen­sare che – per er­rore – sia stata po­sta la foto di un’altra chiesa.
Nel te­sto si di­cono al­cune cose su­gli in­ter­venti ar­chi­tet­to­nici, ma la con­fu­sione creata dalla suc­ces­sione er­rata delle foto e dalla man­canza di di­da­sca­lie è irrimediabile.

Per­ché que­ste scelte, prese evi­den­te­mente senza al­cuna ri­fles­sione? At­ten­diamo ri­spo­ste da Piazza-Ros­setto e da tutti i loro col­le­ghi im­pe­gnati “nella cultura”.

 15.

I 78 errori delle pagine di navigazione.

Ol­tre agli er­rori lin­gui­stici e di con­te­nuto che ab­biamo al­cuni ca­pi­toli più so­pra esem­pli­fi­cato, la App “Città dei Pro­messi Sposi” è az­zop­pata da una quan­tità non in­dif­fe­rente di er­rori an­che nelle parti de­di­cate agli utenti per gli aspetti operativi.

Co­min­ciamo con i menù dell’applicazione.

I due menù – Ap­pli­ca­zione lin­gua ita­liana, Ap­pli­ca­zione lin­gua in­glese – sono com­po­sti ognuno di 18 voci, a loro volta for­mate da due ri­ghe. Nella prima riga è in­di­cato il mo­nu­mento di ri­fe­ri­mento; nella se­conda il suo in­di­rizzo stradale.

Ab­biamo quindi: 36 voci per l’italiano e 36 voci per l’inglese, per un to­tale di 72 voci. Il let­tore non si pre­oc­cupi. Non vo­gliamo chie­der­gli le ta­bel­line. Vo­gliamo però che ab­bia il qua­dro chiaro per se­guirci nella no­stra analisi.

E ve­niamo al det­ta­glio. An­ti­ci­piamo su­bito al let­tore che su 72 voci (18x2x2) sono ri­scon­tra­bili 29 er­rori evi­denti. Sì! Il let­tore ha letto bene: VENTINOVE er­rori per 72 fra­sette com­po­ste da po­che parole.

Ver­sione italiana:

Mo­nu­mento di Man­zoni“
[NO! a Manzoni]

Ponte Az­zoni Visconti”
[NO! Az­zone Visconti]

Torre Vi­scon­tea: “Piazza XX set­tem­bre
[NO! XX Settembre]

Ad­dio Monti”
[NO! Ad­dio, monti …]

Mo­nu­mento di Stoppani”
[NO! Mo­nu­mento a Stoppani]

Dei 18 menù, nell’indirizzo del mo­nu­mento, solo 10 por­tano cor­ret­ta­mente Lecco come Co­mune. Gli al­tri in­di­cano un quar­tiere della città (Pe­sca­re­nico, Olate, ecc.).

La “Casa di Lu­cia“ è ri­por­tata due volte ma senza al­cuna spe­ci­fica. Per ca­pire che non si tratta di un er­rore, il tu­ri­sta do­vrebbe co­no­scere già per be­nino tutte le vi­cende dei luo­ghi man­zo­niani e co­no­scere la to­po­no­ma­stica locale.

Ver­sione inglese:
Si ri­pe­tono tutti gli er­rori della ver­sione ita­liana (il te­sto è lo stesso). In più abbiamo:
Menù_10 Nu­cleo Sto­rico di Pescarenico:
Via An­to­nio corti  [NO! Via An­to­nio Corti].

Per que­sti 18 menù, tra la ver­sione ita­liana e quella in­glese ab­biamo quindi 29 er­rori sia or­to­gra­fici sia di se­gna­la­zione tu­ri­stica.

Schede dei Tra­sporti verso i vari monumenti

An­che le Schede dei tra­sporti non sono monde da er­rori, sia nella ver­sione in­glese sia in quella italiana.
Non siamo in grado di ve­ri­fi­care se le in­di­ca­zioni delle di­verse fer­mate dei mezzi pub­blici sono cor­rette (que­sto po­treb­bero dirlo gli amici lec­chesi) e ci li­mi­tiamo quindi ad evi­den­ziare non quelle che ab­biamo so­pra chia­mato ami­che­vol­mente “cri­ti­cità lin­gui­sti­che” ma i veri e pro­pri er­rori, ri­scon­tra­bili nella ver­sione in­glese e in quella italiana.

Per co­min­ciare da quest’ultima, se­gna­liamo per tutte le schede un vero e pro­prio er­rore di or­to­gra­fia su cui già ab­biamo detto qual­che cosa so­pra: l’uso scon­si­de­rato del sim­bolo primo al po­sto dell’accento sulla À ma­iu­scola. Per que­ste schede dei tra­sporti, si è vo­luto fare an­che di più: al po­sto dell’accento si è messo il sim­bolo dei se­condi «».

Quindi ab­biamo: PARCHEGGI DI PROSSIMITA, pari a 18 er­rori. Poi ab­biamo un al­le­gro “fer­ma­tas” ri­pe­tuto 2 volte.

Per la ver­sione in­glese, vi è una mag­giore va­rietà: ab­biamo una con­giun­zione “e al po­sto di “and“ per 25 volte. Poi ab­biamo un gra­zioso “Curch” al po­sto di “Church” non­ché un “bus“ al po­sto di “bu­ses”.

Tra le due ver­sioni nelle Schede Tra­sporti ab­biamo quindi un to­tale di 47 errori.

Som­mando gli er­rori dei menù e quelle dei tra­sporti, per le due lin­gue, ab­biamo quindi un to­tale di 78 errori.

 16.

Tutti i 79 errori delle Schede di approfondimento della versione italiana.

Superati i menù e le schede dedicate ai trasporti (secondari ma non per questo meno importanti), passiamo alla segnalazione di tutti gli errori riscontrati nella versione italiana, dei quali sopra, all’inizio del nostro ragionamento, abbiamo dato qualche assaggio.

Va da sé che la versione inglese, oltre alle oltre 500 “criticità linguistiche”, portano naturalmente i medesimi errori di contenuto dell’italiano. Anzi, qualche volta anche di più, perché il traduttore, non comprendendo bene l’italiano qua e là ambiguo, ne è stato la prima vittima.

Di seguito il lettore troverà gli errori della versione italiana divisi per quattro tipologie.
Accanto al titolo il lettore trova l’icona del documento in pdf (scaricabile e stampabile) nel quale sono segnati tutti gli errori di quella tipologia.

41 Errori Ortografici e di sintassi nei testi, soprattutto delle 18 Schede di approfondimento.

12 errori grossolani e approssimazioni su dati evidenti di realtà e fatti storici.

15 Citazioni da “I Promessi Sposi” con tagli arbitrari e riscrittura del testo di Manzoni.

11 Invenzioni e deformazioni relative alla realtà urbanistica della città.

 17.

Conclusioni. Per un nuovo metodo di lavoro. Coinvolgere gli esperti locali.

Giunti al ter­mine di que­sta ana­lisi della App “Città dei Pro­messi Sposi” ci sen­tiamo un po’ de­pressi, così come cer­ta­mente lo sono i let­tori che hanno avuto la pa­zienza di se­guirci fin qui.

Non com­pren­diamo ve­ra­mente come il Co­mune di Lecco ab­bia po­tuto non solo con­ce­pire ma an­che rea­liz­zare que­sta App in modo così mi­sero e scon­clu­sio­nato insieme.

Dob­biamo però con­si­de­rare con at­ten­zione que­sto aspetto e non ca­var­cela di­cendo a noi stessi e agli al­tri: “Co­loro che hanno pen­sato e rea­liz­zato que­sta App sono evi­den­te­mente ina­de­guati al loro com­piti. So­sti­tui­teli e buona notte!”.

NO! Que­sto sa­rebbe un grave er­rore per la com­pren­sione del fenomeno.

Gli As­ses­sori di­ret­ta­mente coin­volti (Piazza, Riz­zo­lino, Bo­na­cina, Val­sec­chi) e Mauro Ros­setto, Di­ret­tore dei Mu­sei di Lecco, non sono né igno­ranti né tanto meno dei semi-anal­fa­beti. De­gli As­ses­sori co­no­sciamo poco ma ri­te­niamo siano in grado, se non di en­trare nei det­ta­gli delle que­stioni man­zo­niane, di avere la con­sa­pe­vo­lezza al­meno delle per­sone di me­dia cultura.

È certo che se, ol­tre che dell’apparenza di ciò che fanno (in­di­men­ti­ca­bile quel “È la cul­tura 4.0” dell’Assessore Piazza nel giorno della pre­sen­ta­zione della App al pub­blico), si oc­cu­pas­sero an­che dei loro con­te­nuti e qua­lità, si evi­te­reb­bero que­sti in­sulti alla cit­ta­di­nanza, alla città e allo stesso Manzoni.

Non pen­siamo che l’As­ses­sore al Tu­ri­smo Bo­na­cina, che ve­diamo im­pe­gnata a pro­muo­vere que­sta o quella azienda tu­ri­stica lo­cale, non sia an­che in grado di ac­cor­gersi di come que­sta App si prenda quasi gioco de­gli stra­nieri per il modo scon­cio con cui sono ge­stiti i di­versi ar­go­menti in lin­gua inglese.

Non pen­siamo che l’As­ses­sore all’Istruzione Riz­zo­lino non sia in grado di ac­cor­gersi de­gli ol­tre 500 er­rori ac­cu­mu­lati nella App di cui teo­ri­ca­mente do­vrebbe fa­vo­rire la dif­fu­sione an­che nelle scuole.

Non pen­siamo che l’As­ses­sore Val­sec­chi, di cui co­no­sciamo la sen­si­bi­lità an­che per i temi so­ciali, possa non ac­cor­gersi dell’indifferenza con cui sono stati af­fron­tati nella App i temi di in­te­resse per i di­sa­bili (tra l’altro un ar­go­mento an­che di ca­rat­tere “tec­nico”, di sua competenza).

Non pen­siamo che l’As­ses­sore Piazza (Lau­rea in Scienze dell’Educazione presso l’Università de­gli Studi di Ber­gamo e Per­fe­zio­na­mento in “Di­ritto, Fi­sco e So­cietà Ci­vile nel Terzo Set­tore” presso l’Università de­gli Studi di Mi­lano) non sia in grado di co­gliere an­che solo una parte de­gli ol­tre 500 er­rori della App che ha pre­sen­tato con en­tu­sia­smo al pubblico.

Inol­tre co­no­sciamo Mauro Ros­setto e sap­piamo be­nis­simo che an­che solo dando un’occhiata alla App “Città dei Pro­messi Sposi” (che porta la sua firma), si ac­cor­ge­rebbe im­me­dia­ta­mente della sua qua­lità ve­ra­mente sca­dente sotto tutti i profili.

Il pro­blema è però che que­sta App non solo è stata pen­sata ma è stata an­che pro­dotta, e quindi pas­sata più volte sotto gli oc­chi e le mani e le menti di al­meno una de­cina di persone.

E poi è stata pre­sen­tata in pompa ma­gna come esem­pio di grande li­vello di at­ti­vità in fa­vore della cre­scita tu­ri­stica della città, pro­prio da que­ste fi­gure che ab­biamo ap­pena ci­tato, e che evi­den­te­mente vi hanno dato solo un’occhiata di­stratta e pen­sando ad altro.

Come è pos­si­bile che tutte le fi­gure coin­volte nel pro­getto – de­di­cato alla loro città e al loro con­cit­ta­dino più il­lu­stre – non si siano ac­corti di nulla? Che siano stati tutti col­piti da que­sta che ci li­mi­tiamo a de­fi­nire ce­cità cul­tu­rale o abu­lia percettiva?

Evi­den­te­mente il pro­blema non sta nella qua­lità astratta delle persone.

Evi­den­te­mente c’è un pro­blema di fondo. Un pro­blema che ri­guarda l’intero si­stema di ge­stione dei di­versi aspetti dell’amministrazione pub­blica – in que­sto caso della cul­tura – che è cla­mo­ro­sa­mente ina­de­guato (il let­tore si ac­corge che stiamo uti­liz­zando un lin­guag­gio molto mo­de­rato, fa­cen­doci forza per non usare ter­mini più incisivi).

Per que­sti ar­go­menti siamo evi­den­te­mente di fronte a quella ma­lat­tia gra­vis­sima che si chiama “in­dif­fe­renza”. Un at­teg­gia­mento che può fa­vo­rire l’insorgere di com­por­ta­menti an­che gra­vis­simi, come la sto­ria ci in­se­gna. Si co­min­cia col chiu­dere gli oc­chi su­gli er­rori di scrit­tura e di sto­ria e di co­mu­ni­ca­zione. E si può fi­nire in de­rive di grande danno per la collettività.

Come uscirne? Non è dif­fi­cile! Ba­sta volerlo.

Per quanto ri­guarda gli As­ses­sori ri­te­niamo che la que­stione vada ri­solta sul piano po­li­tico. Sono stati de­mo­cra­ti­ca­mente eletti e (en­tro certi li­miti) la città se li deve te­nere fino alla sca­denza del man­dato. Sap­piamo del re­sto che più di tanto non pos­sono fare danni.

Per fare l’Assessore alla Cul­tura non bi­so­gna su­pe­rare al­cun esame e teo­ri­ca­mente può es­servi eletto an­che un semi-anal­fa­beta (cosa che a volte suc­cede). Ma è pre­vi­sto che que­sto As­ses­sore even­tual­mente semi-anal­fa­beta o “in­dif­fe­rente”, sia aiu­tato, so­ste­nuto, cor­retto, gui­dato dall’apparato dei fun­zio­nari-di­ri­genti stabili.

Per­ché, in­vece, per fare il fun­zio­na­rio-di­ri­gente è ne­ces­sa­rio su­pe­rare al­cune prove e di­mo­strare di avere qua­lità e conoscenze.
Il pro­blema si pone quando i fun­zio­nari non fanno i fun­zio­nari. Quando cioè se­guono gli As­ses­sori nel ba­ra­tro della indifferenza.
Ecco, qui co­min­ciano i guai. E al­lora gli As­ses­sori pos­sono ve­ra­mente com­bi­nare grossi pasticci.

A Lecco ab­biamo un Di­ret­tore dei Mu­sei che non è certo uno sciocco e che sa­rebbe in grado di ge­stire nel modo più op­por­tuno il pro­prio As­ses­sore di ri­fe­ri­mento. Bi­so­gna però che si scrolli di dosso quella di­visa di in­dif­fe­renza che evi­den­te­mente ha a sua volta indossato.

Bi­so­gna cam­biare rotta. Il Di­ret­tore deve fare il Di­ret­tore. Usi il suo ta­lento e la sua pre­pa­ra­zione a pro della città. Aiuti il suo As­ses­sore che evi­den­te­mente non ha al­cuna pre­pa­ra­zione per il ruolo che do­vrebbe ri­co­prire. Sarà ap­pog­giato da tutti gli uo­mini colti e sen­si­bili della città.

Per­ché la cosa tra­gica è che a Lecco gli uo­mini di ta­lento ci sono. Ma nes­suno li con­sulta. La App in que­stione è stata mai data in an­te­prima a qual­cuno de­gli uo­mini saggi di Lecco? NO! Ma per­ché ciò non è avvenuto?

Ab­biamo com­preso che qual­cuno non ne può più di do­vere leg­gere le no­stre note cri­ti­che. Lo com­pren­diamo, ma nes­suno ha ob­bli­gato que­sti qual­cuno a oc­cu­parsi della cosa pub­blica, che com­porta an­che oneri ol­tre che onori. Com­pren­diamo che que­sti qual­cuno non ab­biano de­si­de­rio di chie­dere il no­stro aiuto.

Ma a Lecco ci sono in­tel­let­tuali di va­lore. Sto­rici che delle vi­cende della città co­no­scono i più pic­coli det­ta­gli e che sono an­che stu­diosi sen­si­bili della lin­gua italiana.

Pos­siamo an­che ci­tarne al­cuni (or­dine al­fa­be­tico) scu­san­doci con i non ci­tati per la no­stra li­mi­tata conoscenza:
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Aloi­sio Bon­fanti, An­gelo Bor­ghi, Bar­bara Cat­ta­neo, Fran­ce­sco D’Alessio, Gian Luigi Daccò, Pie­tro Det­ta­manti, Marco Mag­gioni, An­ni­bale Rota, Ti­ziana Rota, Marco Sam­pie­tro, Gian­franco Scotti, Gio­vanna Virgilio.
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Con al­cuni di loro (Gian Luigi Daccò, Ti­ziana Rota) ab­biamo avuto a che dire su que­stioni di ca­rat­tere sto­rico e di ga­la­teo ma nes­suno può du­bi­tare che essi, ognuno con pro­prie ca­rat­te­ri­sti­che, sono pur sem­pre co­no­sci­tori (spesso acuti) della realtà sto­rica e cul­tu­rale della città.

E in­torno alla città di Man­zoni non ruo­tano tanti stu­diosi e tanti il­lu­stri pro­fes­sori? Non sono ve­nuti pro­prio qual­che giorno fa a dare il con­tri­buto del loro pro­fondo sa­pere? Ma pen­sate che i pro­fes­sori Pa­tota e Ni­gro e Ita­lia e Stella, così le­gati alle vi­cende man­zo­niane, non sa­reb­bero di­spo­sti a re­ga­lare un paio d’ore alla città di Manzoni?

E al­lora, se non vi sen­tite in grado di rea­liz­zare uno stru­mento di co­mu­ni­ca­zione che non fac­cia sol­tanto ri­dere o pian­gere, per­ché non ri­cor­rere an­che al loro aiuto?

As­ses­sori e Di­ret­tori! Fate al­meno leg­gere loro i te­sti che vo­lete ren­dere pubblici.

E Lecco evi­terà così di pas­sare per la città più scal­ci­nata e igno­rante d’Europa. In­ca­pace di pro­durre uno stru­mento di co­mu­ni­ca­zione che non sia un coa­cervo di ca­stro­nate, ab­ba­gli, strafalcioni.

E ciò pro­prio in ri­fe­ri­mento a quella fi­gura per la cui tu­tela tutta Lecco do­vrebbe es­sere di fronte al Mondo sem­pre sen­ti­nella acuta e in­tel­li­gente: Ales­san­dro Manzoni.

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