11 novembre 2016
Nel perdono la vera umanità — parola di Manzoni e Stoppani.
La Biblioteca Pozzoli di Lecco stravolge il pensiero del poeta della città.
Immediatamente qui sopra la pagina 5 dell’opuscolo edito dalla Biblioteca Pozzoli di Lecco nella quale è riportata la frase «© Archivio del Comune di Lecco» falsa e penalmente rilevante.
Nota della redazione.
Come indicato in dettaglio nel nostro articolo «125º anniversario del Monumento a Manzoni in Lecco» (11 ottobre 1891), ai primi di ottobre 2016 il nostro Centro Studi Abate Stoppani aveva predisposto un foglio a stampa di grande formato (tipo Sole 24 Ore, vedi qui a lato) nel quale si tratteggiava la storia del Monumento e l’attività svolta per quel progetto dall’Abate Stoppani per quasi un decennio. Il pdf di questo foglio è stato anticipato per e-mail il 6 ottobre al giornale “Resegoneonline“, che con la solita cortesia ci ha dato ospitalità (vedi QUI) e il 9 ottobre – per pura cortesia istituzionale – a tutte le funzioni del Comune di Lecco. Il foglio a stampa è stato poi distribuito in Lecco nella giornata dell’11 ottobre e nei giorni successivi.
La nostra iniziativa ha involontariamente messo in luce la distrazione nei confronti di Manzoni e Stoppani delle strutture preposte alla cultura della città. Infatti l’Amministrazione comunale – pur avendo recentissimamente curato (dobbiamo dire molto bene) il restauro del Monumento – si era completamente dimenticata della ricorrenza.
Mentre quindi il 10 ottobre l’Ufficio Stampa del Comune stendeva in gran fretta un Comunicato (posto sul sito del Comune e diffuso alla stampa locale – vedi QUI) la Biblioteca comunale Pozzoli è stata mobilitata per dare in tutta fretta il suo contributo. Con buona volontà la struttura della biblioteca si è messa al lavoro e si è inventata lì per lì l’esposizione di documenti a stampa o d’archivio denominata «Lecco e il monumento ad Alessandro Manzoni. Dal progetto all’inaugurazione – 1873-1891». Sono state approntate tre vetrinette (di quelle che i frequentatori della biblioteca conoscono – vedi a lato), con esposti i documenti (alcuni già noti, altri ci pare mai prima mostrati) che è stata aperta al pubblico solo il 18 ottobre 2016, una settimana dopo la ricorrenza.
Nonostante il carattere minimalista dell’esposizione, si può anche dire che – grazie a questi inediti – l’iniziativa della Biblioteca, benché non spontanea ma suscitata come “reazione” allo stimolo del nostro foglio stampato e distribuito nella città, poteva “anche andare”, come si dice. Se non ci fosse però stato l’opuscoletto illustrativo dell’esposizione a rovinare il tutto.
L’opuscoletto (a lato la copertina) oltre a presentare un quadro interpretativo purtroppo banale e minimizzante del contributo dell’Abate Stoppani (che era stato invece determinante), conteneva alcuni grossolani errori. Alcuni di fatto (si dava una errata data di morte di Manzoni), altri di contenuto rispetto alla struttura e al messaggio de “I Promessi Sposi”.
Inoltre – supponiamo non per distrazione – l’opuscoletto riportava una informazione falsa, penalmente rilevante. A pagina 5 (vedi a lato), ad accompagnamento di alcune illustrazioni, si riportava la seguente dicitura: “© Archivio del Comune di Lecco”. Informazione falsa e penalmente rilevante perché il “diritto d’autore” di quelle illustrazioni era – ed è – del nostro Centro Studi Abate Stoppani.
A fronte di questo insieme di elementi negativi abbiamo scritto la lettera aperta al Sindaco Virginio Brivio che riportiamo di seguito. in essa entriamo nel merito del messaggio di Manzoni, deformato dalla Biblioteca. Inoltre, facciamo presente al Sindaco, garante della città, la grave situazione del falso. Ma alla nostra lettera, nessuno ha ritenuto di dovere rispondere.
A tempo e luogo, quindi, abbiamo provveduto alla tutela della verità e dei nostri interessi d’autore. A seguito della nostra circostanziata richiesta di rettifica (vedi raccomandata del 16 dicembre 2016 “Utilizzo illecito di fotografie”), l’ufficio Legale del Comune ha ritenuto, molto correttamente, che le nostre posizioni erano fondate e – come da nostra richiesta – ha pubblicato sul sito del Comune la dovuta rettifica (vedi QUI), consentendo, con intelligenza, che la cosa si risolvesse nel modo dovuto.
Per chiudere queste note della Redazione una piccola cronaca testuale: dopo l’invio della nostra lettera sotto riportata vi è stata una risposta – ma indiretta. Su alcuni opuscoletti in visione presso la Biblioteca qualche santa manina ha infatti corretto – a mano per l’appunto — la data della morte di Manzoni, riportandola al 22 maggio 1873, seguendo la nostra segnalazione. Poi qualcuno, rendendosi forse conto dell’aspetto grottesco della cosa, ha provveduto a ristampare gli opuscoletti, con la data corretta.
Nel perdono la vera umanità — parola di Manzoni e Stoppani.
La Biblioteca Pozzoli stravolge il pensiero del poeta di Lecco.
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Cortese attenzione
Sindaco di Lecco, Virginio Brivio
per conoscenza (tutti pertinenti al Comune di Lecco):
– Direttore Biblioteca Pozzoli, Giovanna Ravasi
– Resp. Settore Periodici Biblioteca Pozzoli, Maria Rosa Frigerio
– Assessore alla cultura, Simona Piazza
– Direttore Protocollo e Archivio Comunale, Laura Gilardi
– Assessore al turismo, Francesca Bonacina
– Assessore all’istruzione, Salvatore Rizzolino
– Direttore SiMUL, Mauro Rossetto
– Componenti la Giunta Comunale
– Componenti il Consiglio Comunale
– Tutte le Organizzazioni interessate alla promozione culturale della città di Lecco.
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Milano, 10 novembre 2016
Gentile Signor Sindaco,
dopo la vicenda decisamente surreale del “Gioiello Promessi Sposi”, protagonisti gli Assessori Piazza e Bonacina, Le segnaliamo un altro esempio di grave e inscusabile deformazione del pensiero di Manzoni (in questo caso anche dell’Abate Stoppani), di cui si fa portatore l’opuscoletto dal titolo «Lecco e il monumento ad Alessandro Manzoni. Dal progetto all’inaugurazione 1873-1891», edito dalla Biblioteca Pozzoli.
L’opuscoletto viene distribuito gratuitamente a supporto informativo della mostra denominata «Il monumento di Alessandro Manzoni compie 125 anni – Esposizione bibliografica», proposta al pubblico nei locali della Biblioteca Pozzoli, che è in corso di svolgimento e che durerà presumibilmente fino al 17 novembre.
Sappiamo per certo che la mostra è stata organizzata di tutta fretta a partire da lunedì 10 ottobre, all’indomani del nostro invio e-mail a tutte le autorità comunali della nostra analisi, esposta nel foglio intitolato «Una più grande Lecco con Manzoni e Stoppani. 125º anniversario dell’inaugurazione del monumento in Lecco ad Alessandro Manzoni. 11 ottobre 1891–11 ottobre 2016».
Il foglio (formato grande, tipo Sole 24 Ore, 30 cartelle dattiloscritte, è stato da noi distribuito in centinaia di copie in varie sedi e in vari momenti della Rassegna Manzoniana. Per esempio all’inaugurazione della Rassegna Manzoniana del 14 ottobre (mi auguro che l’Assessore Piazza ne abbia tenuta copia anche per Lei) e all’eccellente conferenza tenuta da Gianfranco Scotti il 3 novembre al Palazzo del Commercio sul tema “Una Città per Manzoni”.
Abbiamo detto “una mostra organizzata in fretta e furia” perché nulla le Autorità comunali avevano predisposto per il 125º del Monumento ad Alessandro Manzoni. La “dimenticanza” di per sé è già incredibile per una città che ama fregiarsi del titolo di Città dei Promessi Sposi.
È però stupefacente, se si pensa che nel corso dell’ultimo anno il nostro Centro Studi ne ha fatto ampio riferimento in diverse comunicazioni (alcune rivolte anche a Lei, Signor Sindaco), indirizzate a tutto il Consiglio Comunale, nonché ai responsabili delle diverse funzioni culturali della città.
È un caso classico: tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla, tranne il nostro Centro Studi.
Nell’analisi sulla genesi del Monumento a Manzoni appena ricordata, abbiamo evidenziato con dovizia di dati storici il ruolo fondamentale svolto a partire dal 1873 dall’Abate Stoppani:
1º per affermare a livello nazionale, attraverso anche una originale azione pubblicistica, il legame inscindibile tra Manzoni e Lecco (libro “I Primi Anni di Alessandro Manzoni”);
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2º per la realizzazione del monumento a Manzoni, in tutti i suoi aspetti di contenuto, organizzativi, di relazione;
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3º per fare del monumento un veicolo di alto livello artistico per la trasmissione di precisi contenuti etici, tipici della cultura manzoniana.
Il giorno 14 ottobre abbiamo consegnato alla Biblioteca Pozzoli (dopo richiesta formale alla dottoressa Ravasi) 30 copie del nostro foglio a stampa avendone avuto dal personale l’assicurazione che sarebbe stato esposto nei medesimi locali di svolgimento della mostra.
Sappiamo che il documento non è stato esposto. In compenso, in fretta e furia, è stato predisposto l’opuscoletto sopra citato, e messo a corredo informativo delle tre vetrinette costituenti la “esposizione bibliografica”, organizzata dalla Biblioteca.
Signor Sindaco,
sarebbe Suo interesse (io lo farei al posto Suo) avere almeno presenti gli strumenti di comunicazione prodotti per la Rassegna Manzoniana della città che Lei amministra. Volendo però supporre che Lei sia troppo impegnato per questa funzione culturale, vogliamo esserLe d’aiuto e Le illustriamo quindi l’opuscoletto distribuito dalla Biblioteca Pozzoli (quindi anche in Suo nome).
L’opuscoletto si compone di 16 pagine, è rilegato a punto metallico, in formato A5. Il testo è composto da circa 11.000 battute (7 cartelle dattiloscritte), il 30% delle quali di riferimenti bibliografici, inutilmente stiracchiati. Sono riprodotti 6 manifesti (ci torneremo più avanti).
Come strumento di comunicazione rivolto a un pubblico di studenti, ma non solo, è veramente deprimente, anche su aspetti elementari:
1. manca la data di pubblicazione;
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2. mancano i numeri di pagina;
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3. manca qualsiasi firma di riferimento;
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4. le figure non sono in alcun modo presentate;
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5. vi sono dimenticanze volutamente disinformative. Per esempio nella bibliografia, non è citata la nostra analisi sul Monumento, che sappiamo essere stata consultata “parola per parola” dai responsabili della Biblioteca.
Ma questi sono elementi “secondari” – sicuramente l’opuscoletto della Biblioteca dedicato al Manzoni è stato curato da persona inesperta, alle prime armi nella comunicazione culturale.
Vi sono infatti altri aspetti più seri sul piano delle deficienze culturali:
6. mancano chiari riferimenti alla mostra, allestita sullo stesso argomento dalla Biblioteca stessa;
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7. non vi è alcun accenno al 125º anniversario del Monumento;
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8. non si fa alcun riferimento (neppure in bibliografia) al lavoro culturale di Stoppani, in vista della realizzazione del Monumento, per esempio, al suo libro “I Primi Anni di A. Manzoni”, fondamentale per l’intelligenza del progetto del monumento;
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9. non si dice in alcun modo che l’Abate Stoppani fu il Presidente del Comitato organizzatore del 1885 e in generale se ne minimizza ruolo e attività, che furono invece determinanti e caratterizzanti a livello nazionale per l’iniziativa;
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10. si fa morire il Manzoni il 24 maggio anziché il 22 maggio 1873.
No! non rida! c’è da piangere!
Per carità! scagli la prima pietra chi non è mai incorso in banali errori di data ma dalla Biblioteca Pozzoli di Lecco, città del Manzoni, ci si aspetterebbero informazioni precise, verificate, fedeli alla vicenda manzoniana e istruttive – è o non è la Biblioteca l’istituzione cui tutti fanno riferimento per la conservazione dell’esperienza della collettività!?
Signor Sindaco,
non è finita! Purtroppo vi è un altro elemento serio, anzi serissimo, da mettere in luce. Con quell’opuscoletto, è stato infatti compiuto un grave travisamento del pensiero del poeta di Lecco su una questione fondante dell’etica de “I Promessi Sposi”.
Si tratta del concetto di “ Perdono”, nobilitato anche dai contenuti del “Giubileo della Misericordia”, proposto all’opinione e alla sensibilità internazionale da Papa Francesco.
Come Lei ricorderà, nella nostra analisi del 7 ottobre sul «125º anniversario del Monumento a Manzoni in Lecco», illustravamo come l’Abate Stoppani avesse insistito perché il Monumento a Manzoni fosse completato da tre altorilievi, illustrativi di altrettanti “concetti manzoniani”:
– il carattere ignobile della violenza esercitata sui deboli (rappresentata dal rapimento di Lucia);
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– il perdono di Renzo nei confronti di Don Rodrigo (rappresentato dall’incontro al Lazzaretto, voluto da Padre Cristoforo, tra Renzo e Don Rodrigo prostrato dal colera);
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– la vittoria degli umili, socialmente deboli ma forti in quanto portatori di umanità (rappresentato dal matrimonio di Renzo e Lucia).
La triade concettuale rappresentata era quindi Delitto / Perdono / Riscatto degli umili.
Questa nostra rappresentazione del pensiero di Manzoni, trasmesso fedelmente dall’Abate Stoppani, non è piaciuta alla Biblioteca Pozzoli di Lecco, che ne ha proposta un’altra così schematizzata: Delitto / Castigo / Trionfo dell’innocenza.
In quella che, sfogliando, possiamo chiamare la pagina 7, si legge:
« Su tre dei quattro lati del basamento sono collocati altrettanti altorilievi raffiguranti scene emblematiche dei Promessi Sposi; quest’ultime, volute dallo Stoppani per sintetizzare la morale del romanzo, rappresentano: il rapimento di Lucia, la morte di don Rodrigo al Lazzaretto e il matrimonio di Renzo e Lucia, in un’ideale sequenza delitto – castigo – trionfo dell’innocenza.»
Signor Sindaco,
qui non possiamo proprio tacere!
In queste poche righe sono condensati infatti tre errori sul pensiero sia dell’Abate Stoppani sia, soprattutto, di Manzoni, uno dei quali in particolare è grossolano e tale da stravolgere l’intero impianto concettuale de “I Promessi Sposi”.
Non volendo abusare del Suo tempo, limitiamo l’analisi solo a questo evidente errore interpretativo (a Sua richiesta potremo illustrarLe anche gli altri due errori grossolani, veicolati dall’opuscolo).
Secondo la Biblioteca Pozzoli, in collaborazione con l’Archivio del Comune di Lecco, tra le « scene emblematiche dei Promessi Sposi» il secondo pannello rappresenterebbe… « la morte di Don Rodrigo al Lazzaretto» … e, idealmente, « il castigo».
Ma no! ingenuo e distratto ignoto redattore! non è così! Hai fatto confusione con “Delitto e Castigo” dello scrittore russo Fëdor Dostoevskij o, nella migliore delle ipotesi, con “Fermo e Lucia”, la prima bozza del romanzo (rimasta allo stato di manoscritto, conosciuta in parte a partire dal 1905 e pubblicata integralmente solo nel 1916).
Quella bozza, interessante per tanti aspetti relativi alla valutazione complessiva del Manzoni, ha ben poco a che vedere con quel “I Promessi Sposi” che da 150 anni è ben noto ai lettori italiani e stranieri, soprattutto per gli elementi di carattere etico, uno dei quali è legato proprio alla vicenda finale di Don Rodrigo.
È in “Fermo e Lucia” che la morte di Don Rodrigo è rappresentata da Manzoni (in modo anche grottesco), ma non ne “I Promessi Sposi”.
Il redattore distratto e inesperto ha fatto confusione, ossia non ha capito nulla de “I Promessi Sposi”.
Nel pannello del Monumento alla destra di Manzoni, Don Rodrigo non è rappresentato né morto né morente. Ne “I Promessi Sposi” Manzoni non ci rappresenta mai la morte di Don Rodrigo, né tanto meno nel capitolo XXXV, in cui descrive invece l’incontro tra Renzo e il suo persecutore, voluto da Padre Cristoforo per spingere Renzo al PERDONO.
In quelle pagine Manzoni descrive un uomo, spossato dalla malattia, ormai impotente… ma in vita, definita dal Manzoni “tenace”. E non potrebbe essere diversamente.
Fino a che non riceverà il PERDONO di Renzo, Don Rodrigo non potrà morire. Fino a quel momento è destinato a rimanere in un limbo di delirio. Rileggiamo il testo di Manzoni, Cap. XXXV, pag. 687:
«Stava l’infelice, immoto; spalancati gli occhi, ma senza sguardo; pallido il viso e sparso di macchie nere; nere ed enfiate le labbra; l’avreste detto il viso d’un cadavere, se una contrazione violenta non avesse reso testimonio d’una vita tenace. Il petto si sollevava di quando in quando, con un respiro affannoso; la destra, fuor della cappa, lo premeva vicino al cuore, con uno stringere adunco delle dita, livide tutte, e sulla punta nere.
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“Tu vedi” disse il frate, con voce bassa e grave. “Può esser gastigo, può esser misericordia. Il sentimento che tu proverai ora per quest’uomo che t’ha offeso, sì; lo stesso sentimento, il Dio, che tu pure hai offeso, avrà per te quel giorno. Benedicilo, e sei benedetto. Da quattro giorni è qui come tu lo vedi, senza dar segno di sentimento. Forse il Signore è pronto a concedergli un’ora di ravvedimento; ma voleva essere pregato da te: forse vuole che tu lo preghi con quella innocente; forse serba la grazia alla tua sola preghiera, alla preghiera di un cuore afflitto e rassegnato. Forse la salvezza di quest’uomo e la tua dipende ora da te. Da un tuo sentimento di perdono, di compassione … d’amore!”
Tacque; e, giunte le mani, chinò il viso sopra di esse, e pregò: Renzo fece lo stesso.»
Come è chiaro il Manzoni! Don Rodrigo, vittima del proprio delitto, non può essere né liberato né castigato, neppure da Dio. Può forse ravvedersi. Ma lo può fare solo grazie al PERDONO dell’uomo che egli stesso ha perseguitato.
È quindi il “perdono” l’elemento centrale del pannello del Monumento a Manzoni, e non il “castigo”, come pretenderebbe, con uno sconsiderato stravolgimento del pensiero di Alessandro Manzoni, l’ignoto e incauto redattore dell’opuscoletto della Biblioteca Comunale di Lecco (la memoria dello scrupoloso e colto Uberto Pozzoli meriterebbe di meglio!).
Signor Sindaco,
c’è un altro aspetto che vorrei illustrarLe, anche perché ha in sé un antipatico sapore di meschinità.
Nell’opuscoletto sopra ricordato non è stato espresso alcun commento ai 6 manifesti che vi sono riprodotti, salvo l’indicazione «© Archivio del Comune di Lecco». Questi manifesti sono molti interessanti: sono quelli predisposti 130 anni fa sotto la direzione dell’Abate Stoppani per la promozione dell’iniziativa e per il lancio delle diverse manifestazioni organizzate per sostenerla economicamente.
Ve ne sono alcuni veramente belli che meriterebbero di essere salvati da una conservazione, che ci limitiamo a definire primitiva, e che potrebbero molto degnamente essere esposti in qualche luogo manzoniano della città, il Caleotto per esempio. Già un anno fa lo avevamo proposto all’Assessore Valsecchi e proprio recentissimamente all’Assessore alla cultura Piazza, ma avendone solo svagati riscontri.
Un anno fa il nostro Centro Studi li ha ripresi fotograficamente (con le opportune autorizzazioni); li abbiamo restaurati nella copia digitale; ne abbiamo, per puro spirito di collaborazione, dato copia stampata all’Archivio del Comune di Lecco (dottoressa Gilardi).
È dal prodotto del nostro impegno di ricercatori storici, dall’attività anche di fotografi e di restauratori digitali (più modesta sul piano intellettuale ma essenziale per la qualità della stessa ricerca scientifica) che sono state tratte le immagini che compaiono nel libretto della Biblioteca, naturalmente senza alcun accenno al ruolo del nostro Centro Studi in questo piccolo episodio di conservazione della memoria.
Succede spesso, ma è sempre spiacevole, anche sul piano di quei rapporti di stima personale, che spesso si stabiliscono nel lavoro condotto in comune. A volte a noi del Centro Studi pare che qualcuno in Lecco consideri un impegno cercare di occultare il nostro contributo, che regaliamo gratis et amore e – se mi consente – anche a un buon livello – al Comune e alla città.
Il non avere citata mai e in nessun né nella mostra né nell’opuscoletto la nostra attività per una maggior conoscenza dell’esperienza storica della città in relazione al Monumento di Manzoni è solo un gesto di mediocre meschinità.
Ma lasciamo andare, Signor Sindaco, sono piccole cose (di cui teniamo però conto).
L’importante invece è che qualcuno in Lecco, al Comune o nella società civile, si renda conto che la storia vera del Monumento a Manzoni (noi ne abbiamo dato un saggio che sfidiamo chiunque a contestare) è un patrimonio da valorizzare, non da nascondere meschinamente. I manifesti di cui abbiamo fatto cenno, sono un pezzo importante per la storia manzoniana della città e se ne può fare un uso assennato, utile e di prestigio anziché lasciarli marcire nei magazzini dell’Archivio.
Signor Sindaco,
sono certo di non averLa annoiata. Le ho raccontato in poche righe il modo superficiale, inetto e anche meschino con cui alcune operazioni culturali del Comune in relazione a Manzoni vengono sviluppate (per fortuna ve ne sono altre veramente serie e interessanti).
Con tutte le lettere che Le ho scritto è come se ormai fossimo vecchi conoscenti. È da un anno che cerco di trasmetterLe la necessità per Lecco di fare tesoro del suo patrimonio storico. Di valorizzare quel formidabile accostamento tra il maggior poeta dell’Italia moderna e uno dei più brillanti scienziati e letterati della nuova Italia post-risorgimentale.
Non se ne abbia a male per il tono un po’ diretto di questa mia. Ne usi i contenuti per dare un poco di vigore al tono culturale della Sua città. Piloti i Suoi Assessori preposti alla cultura perché siano meno superficiali e più attenti anche a che le funzioni intermedie, come per esempio la Biblioteca Pozzoli, facciano come si deve il loro mestiere/dovere.
Cordiali saluti.
Fabio Stoppani
Centro Studi Abate Stoppani