Osservazioni critiche sulla adeguatezza didattica del docu-film «Alessandro Manzoni, milanese d’Europa – L’immagine della parola». Un film di Pino Farinotti. Regia di Andrea Bellati. Scritto da Angelo Stella e Pino Farinotti. Prodotto dal Centro Nazionale Studi Manzoniani, con il contributo di Fondazione Cariplo.
Parlato del docu-film – I numeri tra [parentesi] si riferiscono ai fotogrammi sopra riportati.
Farinotti: da [1] a [4] «Questo è l’addio ai monti di Lucia. È una raffigurazione, ma poi ci sono i luoghi veri, o presunti tali …»
Nostre osservazioni – Farinotti ne accenna solo con la mano, ma si riferisce al quadro “Addio, monti” di Luigi Bianchi del 1861 (il lettore guardi il profilo del monte dipinto dall’artista e ne tenga memoria).
Poi, anziché mostrare il luogo vero de “I Promessi Sposi” che il pittore Bianchi ci ha proposto nel suo dipnto – ossia il San Martino, che domina Lecco e che è il più caratteristico dei “luoghi manzoniani” – in 50 secondi senza nessunissimo commento, nel docu-film scorrono tre sequenze:
[2] un paesaggio lacustre con un pontile per barche;
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[3] lo scorcio di un lago con lontane abitazioni sulla sponda opposta;
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[4] la stessa situazione di [2] ma con l’attracco al pontile di un battello. Allo spettatore le tre scene appaiono necessariamente come momenti di una medesima situazione, e come relative al paesaggio de «I Promessi Sposi». Ma non è così.
Farinotti ha voluto presentarci quelli che egli adombra essere “luoghi manzoniani“ con agili spostamenti di circa 15 chilometri.
La scena [2] mostra il pontile di attracco dei battelli di Abbadia Lariana (sul medio lago di Lecco), visto dal Parco di Chiesa Rotta, a circa otto chilometri nord-ovest da Lecco.
La scena [3] è invece ripresa dalla Passeggiata di Garlate, sul lago omonimo, di fonte a Maggianico, a 14 chilometri a sud-est da Abbadia Lariana.
La scena [4] ci riproietta verso la parte superiore del Lario, mostrandoci nuovamente il pontile di attracco dei battelli di Abbadia Lariana. Ma questa volta con un battello che attracca.
Queste tre scene sono tratte da due laghi diversi e distanti tra di loro molti chilometri. Così come entrambe sono distanti parecchi chilometri da Lecco.
Il loro unico punto di contatto è di essere ambienti lacustri formati dal corso dell’Adda e di non avere alcun riferimento con la “geografia manzoniana”.
È da rilevare che, in questi agili passaggi tra Abbadia Lariana e Garlate, Lecco – la città del Manzoni e de «I Promessi Sposi» – non viene mai mostrata, nonostante il viandante sia obbligato a passarci.
E ciò, nonostante l’ambiente naturalistico di Lecco presenti elementi così caratteristici ed emozionali (vedi le foto sotto riportate del San Martino e del Resegone) da spiegare perfettamente perché Manzoni lo abbia scelto come epicentro del suo romanzo e perché l’iconografia ci si sia sempre attenuta fedelmente (il lettore confronti il profilo di sinistra del Monte Martino con il già ricordato quadro di Bianchi, riportato a fine pagina).
La rappresentazione geografico-paesaggistica proposta dal Centro Nazionale di Studi Manzoniani sembra essere, per i motivi sopra esposti, la conferma di un orientamento generale, teso a presentare di Manzoni esclusivamente l’esperienza milanese, mettendo in ombra lo stretto rapporto umano e artistico tra Manzoni e la città di Lecco.
E di questo orientamento, nelle pagine seguenti, diamo altri espliciti esempi.
• PDF dell’Analisi critica
• indice dei venti episodi⇓