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Lettera aperta alla Ministra dell’Istruzione Senatrice Valeria Fedeli sulla adeguatezza didattica del docu-film «Alessandro Manzoni, milanese d’Europa» • 21 settembre 2017

Os­ser­va­zioni cri­ti­che sulla ade­gua­tezza di­dat­tica del docu-film «Ales­san­dro Man­zoni, mi­la­nese d’Europa – L’immagine della pa­rola». Un film di Pino Fa­ri­notti. Re­gia di An­drea Bel­lati. Scritto da An­gelo Stella e Pino Fa­ri­notti. Pro­dotto dal Cen­tro Na­zio­nale Studi Man­zo­niani, con il con­tri­buto di Fon­da­zione Cariplo.

18 Incontri, o mai avvenuti, o in date diverse
Si colloca al 1856 e in Milano un incontro con Gladstone avvenuto nel 1838 e a Brusuglio; si dà per dato un mai avvenuto incontro con Newmann.

Par­lato del docu-film – I nu­meri tra [pa­ren­tesi] si ri­fe­ri­scono ai fo­to­grammi so­pra riportati.

Fa­ri­notti: [1] e [2] «Nei molti anni in cui Man­zoni visse qui, que­sta casa era molto fre­quen­tata […] so­prat­tutto da per­sone che ve­ni­vano da lon­tano, da tutta Eu­ropa. Un in­glese, Wil­liam Glad­stone, che fu primo mi­ni­stro, cin­que volte. Era un uomo di as­so­luto ri­gore. Pia­ceva a uno come Ales­san­dro Man­zoni. I due eb­bero un rap­porto epi­sto­lare in­tenso. E lui venne qui nel 1856.»

Fa­ri­notti: [3] e [4] «Nella casa di Via Mo­rone venne an­che John Henry New­mann. Era un re­li­gioso e fi­lo­sofo in­glese, un an­gli­cano che si con­vertì al cat­to­li­ce­simo. Di­venne car­di­nale e beato. Col Man­zoni aveva dun­que in co­mune la con­ver­sione. Ol­tre ad al­tre af­fi­nità di spi­rito e di cultura.»

No­stre os­ser­va­zioni1. Glad­stone.
In­tanto qual­che pre­ci­sa­zione di fatto. Glad­stone (1809-1898) fu Primo mi­ni­stro 4 volte (non 5): 1868-1874 / 1880-1885 / 1886 / 1892-1894. Alla prima no­mina a Primo Mi­ni­stro aveva 59 anni.

Vide Man­zoni (per la prima e ul­tima volta) a Bru­su­glio nel set­tem­bre 1838 (non nel 1856), quando aveva 29 anni (per al­cuni mesi del 1835 era stato Sot­to­se­gre­ta­rio di Stato per la Guerra e le Co­lo­nie). Nel 1838 (quando in­con­trò Man­zoni) non ri­co­priva ca­ri­che go­ver­na­tive, che avrebbe as­sunto esat­ta­mente 30 anni dopo.

Non ebbe con Man­zoni un “rap­porto epi­sto­lare in­tenso” né per quan­tità né per con­te­nuti. Della cor­ri­spon­denza tra i due ab­biamo quat­tro lettere:

1. Glad­stone a Man­zoni (30-07-1840), rac­co­man­dan­do­gli l’amico G.R. Hope, in Ita­lia per ra­gioni di sa­lute.
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2. Man­zoni a Glad­stone (5-05-1845), per rac­co­man­dar­gli l’amico ba­rone Tre­chi, di­retto a Lon­dra.
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3. Glad­stone a Man­zoni (16-07-1845), di­spia­ciuto di non avuto molte oc­ca­sioni per ve­dere Tre­chi e pre­sen­tan­do­gli bre­ve­mente la fi­gura di New­mann, neo con­ver­tito al cat­to­li­ce­simo.
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4. Quin­dici anni dopo – ul­tima let­tera – an­cora Glad­stone a Man­zoni (da To­rino, 4-03-1859), di­spia­ciuto di non po­tere pas­sare da Mi­lano per rivederlo.

Quindi tra i due vi fu un rap­porto molto su­per­fi­ciale e pos­siamo pre­su­mere di non grande sintonia.

Ne­gli anni suc­ces­sivi all’incontro con Man­zoni, Glad­stone mutò di idee ma nel 1838 era an­cora a fa­vore della schia­vitù (suo pa­dre aveva pian­ta­gioni con 1.600 schiavi neri – la legge di abo­li­zione en­trò in vi­gore su­bito dopo) e con­tra­rio alla le­gi­sla­zione sul la­voro salariato.

Su que­ste basi il dia­logo con Man­zoni non do­vette svi­lup­parsi molto. Con­tra­ris­simo alla schia­vitù, come gli amici “ideo­logi” di Pa­rigi e il clero co­sti­tu­zio­na­li­sta (Gré­goire e De­gola), Man­zoni su certe cose sa­peva es­sere molto incisivo.

Glad­stone co­no­sceva l’opera di Man­zoni (stu­diata da al­cuni anni ne­gli am­bienti an­gli­cani in­glesi) e aveva ap­pena con­se­gnato alle stampe un li­bro (uscito nel di­cem­bre del 1838) in­ti­to­lato «The state in its re­la­tions with the church» all’origine del quale era la que­stione se lo Stato in­glese do­vesse o meno sov­ven­zio­nare le re­li­gioni non an­gli­cane (Glad­stone so­ste­neva che no).
Nel giu­gno dello stesso anno aveva tra­dotto in in­glese il «5 Mag­gio» (venne però stam­pato nel 1861 e di ciò cui non ri­sulta trac­cia nel suo re­so­conto del col­lo­quio con Manzoni).

Fra i due il col­lo­quio (durò un’ora e mezza, Glad­stone co­no­sceva ab­ba­stanza bene l’italiano), si svi­luppò sui temi re­la­tivi ai rap­porti tra le com­po­nenti del mondo cri­stiano. Le cui di­vi­sioni (se­condo Man­zoni) erano alla base dello svi­luppo delle ten­denze ir­re­li­giose: l’unità del mondo cri­stiano po­teva ve­nire solo dal ri­co­no­sci­mento del ma­gi­stero unico del Papa, cosa su cui l’anglicano Glad­stone non po­teva con­ve­nire.
I due, ri­ma­sti ognuno sulle pro­prie po­si­zioni, si sa­lu­ta­rono pro­met­ten­dosi re­ci­pro­che e bene au­gu­ranti preghiere.

Glad­stone rias­sunse i temi del col­lo­quio in una fitta pa­gina del suo Dia­rio. Non si sen­ti­rono più, se non per quei due ob­bli­ghi di re­la­zione per­so­nale che ab­biamo ri­cor­dato nella scarna corrispondenza.

No­stre os­ser­va­zioni 2 – New­mann.
Per John Henry New­mann, ar­ruo­lato dal docu-film del CNSM come “vi­si­ta­tore” di casa Man­zoni, il com­mento è molto più breve.

Lo stesso New­mann nelle sue let­tere dice chiaro e tondo che, nel suo viag­gio a Mi­lano nell’autunno del 1846 (era di­retto a Roma per l’ordinazione a sa­cer­dote), NON in­con­trò né Ro­smini, né Man­zoni. No­no­stante si fosse fatto rac­co­man­dare da co­muni co­no­scenti per po­terli incontrare.

Ro­smini si scu­sava ma “non aveva tro­vato un in­ter­prete”. Man­zoni si scu­sava ma “si tro­vava in va­canza a Lesa” – in com­penso gli fece avere un ce­sto di mele.

New­mann ci ri­mase male e con en­trambi non cercò più di avere rap­porti per­so­nali. Più tardi di­venne Car­di­nale, fe­dele alla li­nea an­ti­ro­smi­niana di Leone XIII.

Forse i due amici, gen­tili ma at­tenti, ave­vano colto qual­che dis­so­nanza e pre­fe­rito fare a meno dell’incontro.

PDF dell’Analisi cri­tica
in­dice dei venti epi­sodi