“Festival della Lingua Italiana – Lecco, 13 ottobre 2017”
Dai discorsi “istituzionali” diversi orientamenti per la cultura di Lecco.
Bellissima l’idea del “Museo della Lingua Italiana” (bravi Negri e Bray). Ma con la piena autonomia del Comune e in piena trasparenza.
Venerdì 13 ottobre 2017, presso il Politecnico di Lecco, si è svolto il “Festival della Lingua Italiana”, organizzato da “Valore Cultura – Associazione amici della Treccani” (Presidente Romano Negri) nell’ambito della rassegna culturale “Lecco città dei Promessi Sposi, edizione 2017. La Famiglia – Le famiglie”, organizzata dal Comune di Lecco (Simona Piazza, Assessore alla Cultura e Virginio Brivio, Sindaco).
L’iniziativa Treccani – se si ripeterà – è potenzialmente di grande interesse per Lecco per almeno due aspetti: da un lato la città diverrebbe sede permanente di una prestigiosa iniziativa culturale; dall’altro (almeno potenzialmente) ne verrebbe tutelato il suo patrimonio culturale, legato soprattutto – ma non solo – alle due figure di maggiore spicco della sua storia: Alessandro Manzoni e l’Abate Antonio Stoppani, anch’egli significativo sotto il profilo del contributo allo sviluppo della lingua italiana, pur su un diverso fronte di impegno – quello scientifico-divulgativo.
Il problema sarà di mantenere una chiara autonomia e vigilare perché la fisionomia di Manzoni e il suo magistero non vengano deformati e piegati a finalità altre rispetto alla cultura.
Per quanto riguarda Manzoni, in tre degli interventi della giornata sono state infatti espresse due posizioni nettamente divergenti:
a/ “Manzoni è Lecco e Lecco è Manzoni”.
Questo concetto, semplice e comprensibile da chiunque, è stato espresso nei due interventi istituzionali di apertura, proposti da Simona piazza (Assessore alla Cultura del Comune di Lecco) e da Romano Negri (Presidente di “Valore Cultura – Associazione amici della Treccani”, organizzatrice del Festival).
Seppure in diverse forme, Piazza e Negri hanno sviluppato questa idea di fondo: a Lecco Manzoni visse; qui è Villa Manzoni, la casa della sua giovinezza e della famiglia. Il territorio deve sostenere questa realtà storico-morale, appoggiando le diverse iniziative ispirate a questi criteri.
b/ “Non è degno di alcuna menzione il rapporto storico ed esistenziale tra Manzoni e Lecco”.
Il virgolettato è nostro ma riteniamo rappresenti fedelmente l’orientamento di tutt’altro segno espresso dal Professor Salvatore Silvano Nigro nella sua “Lectio Magistralis” sul tema “La famiglia Manzoni – Le famiglie”.
Centrato su riflessioni circa “La famiglia Manzoni” (il libro di Natalia Ginzburg uscito nel 1983 e riproposto nel 2016 in occasione del centenario della nascita dell’autrice), l’intervento di Nigro ne ha sposato la assoluta mancanza di ogni riferimento al rapporto tra Lecco e Manzoni (e anche tra Lecco e “I Promessi Sposi”).
Si comprende come la compresenza di questi diversi registri — affermazione della “lecchesità” di Manzoni; cancellazione del suo legame con Lecco — non può apparire che come “schizofrenica” a qualunque osservatore. E quindi – in mancanza di una chiara presa di posizione da parte dell’Amministrazione comunale – potenzialmente fonte di negatività per la città.
Cancellare il legame storico — sottolineiamo “storico” — esistenziale ed etico tra Manzoni e Lecco, come ha fatto il professor Nigro del Centro Nazionale Studi Manzoniani, significa infatti non solo stravolgere la realtà dei fatti ma privare Lecco della sua essenza. Significa privarla dell’anima.
A questa iniziativa e alla sua comprensione da parte dei cittadini, è quindi giusto dedicare tempo e risorse.
Al di là di alcuni elementi inerenti alla reale fisionomia degli organizzatori, di cui abbiamo già detto QUI, vorremmo dare al lettore la possibilità di farsi autonomamente un quadro di aspetti della politica culturale di Lecco, attraverso la lettura dei tre interventi cui abbiamo appena fatto cenno e che si sono svolti nella giornata di venerdì 13 ottobre: Simona Piazza, Romano Negri, Salvatore Silvano Nigro.
Come spesso accade per i discorsi di eventi culturali, la cronaca li ha ricordati con un rapido “in apertura / nel mezzo / in chiusura hanno parlato i tali e talaltri”, senza però mai dire che cosa effettivamente hanno detto.
Per questa occasione vorremmo farci supplenti del cronista e riportare i tre interventi. Per completezza di memoria, in chiusura di Nota riporteremo anche l’intervento conclusivo della giornata, sviluppato dal Sindaco di Lecco, Virginio Brivio.
Piazza, Negri, Nigro e Brivio: i discorsi pronunciati in Lecco, venerdì 13 ottobre 2017, nel quadro del Festival della Lingua Italiana.
Simona Piazza, Assessore Cultura Comune di Lecco
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Il saluto dell’Assessore Piazza non è riuscito a sfuggire alla ovvietà e alla solita citazione fuori luogo di fine discorso ma, convinti che bisogna sempre guardare alla parte piena del bicchiere, abbiamo voluto cercarvi comunque elementi utili a capire “cosa effettivamente sia” questo “Festival della Lingua Italiana”, che il Comune di Lecco ha presentato di tutta la rassegna “Lecco città dei Promessi Sposi 2017” come l’evento più prestigioso.
«A nome del Sindaco e della Amministrazione Comunale […] un sentito ringraziamento a tutte le realtà che hanno collaborato all’ideazione e alla promozione di questo evento. In primis al presidente dell’Associazione Treccani Cultura, dott. Mario Romano Negri e a tutto lo staff dell’Associazione che è qui presente in sala da Roma; al direttore generale dell’Istituto Treccani Massimo Bray, al presidente della Camera di Commercio di Lecco, il dott. Daniele Riva, al pro-Rettore del Politecnico di Milano – Polo Terrritoriale di Lecco, la dottoressa Manuela Gretti, che ci ospita qui gentilmente nell’Aula Magna dell’Università; al Direttore dei Musei di Lecco dottor Mauro Rossetto e a tutto il personale del SiMUL, Sistema Museale Urbano Lecchese, che ha collaborato alla realizzazione dell’evento.
Come sapete e come è già stato anticipato anche da Gianfranco Colombo, il Festival della lingua italiana è inserito nella più ampia rassegna “Lecco città dei Promessi Sposi 2017” e ne vuole rappresentare e rappresenta a pieno titolo l’evento più importante. In primis perché riporta in città il filone degli studi manzoniani; perché ridà centralità e vuole dare centralità a uno studio e all’opera letteraria manzoniana; vuole fare conoscere il lavoro dello scrittore che ha operato quasi tutta la vita sulla lingua comune degli italiani. E non da ultimo è anche un impegno della nostra Amministrazione.
Questo Festival offre alla rassegna la possibilità di andare oltre i confini del nostro territorio e di aprire significative collaborazioni con prestigiosi istituti culturali nazionali coll’obiettivo comune di fondere, promuovere e valorizzare la cultura. Questa apertura culturale si accompagna a un maggiore impegno da parte di tutti noi per la valorizzazione anche in chiave turistico-culturale del territorio. Ma non solo: per garantire a tutti l’accesso alla conoscenza di una delle nostre radici culturali, la matrice, la radice manzoniana.» […]
«Concludo brevemente ricordando una riflessione di Albert Camus, scrittore e filosofo francese, Premio Nobel per la Letteratura nel ’57. Le sue parole ci dicono: “Senza cultura, e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro”. Proprio come lo è stata l’opera manzoniana, è così che oggi questo primo Festival della Lingua Italiana vuole esserlo per noi e per la città di Lecco di domani. Grazie.»
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Prima di passare alle “utilità” del discorso Piazza, vorremmo segnalare che la citazione di Camus, (comodamente presente su Internet) a sigillo della presentazione di una giornata dedicata a Manzoni, ci è parsa fuori luogo non solo perché tra le pagine di Manzoni si poteva certo trovare qualche cosa da dire sul rapporto tra cultura e società (cui egli dedicò tutta la vita) ma soprattutto perché il contesto in cui è collocata la frase di Camus (“Le Mythe de Sisyphe”) è proprio quanto di più lontano si possa immaginare dall’universo ideale e filosofico del nostro scrittore, quando non in palese opposizione.
Ma veniamo alle utilità.
Dal discorso di Piazza abbiamo imparato che il Festival della lingua Italiana organizzato da “Valore Cultura – Associazione amici della Treccani”:
1. riporta in città il filone degli studi manzoniani;
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2. restituisce centralità allo studio sull’opera manzoniana;
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3. ne vuole fare conoscere meglio l’opera;
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4. consente alla annuale rassegna lecchese di andare oltre i confini del territorio;
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5. garantisce a tutti l’accesso alla conoscenza di una delle nostre radici culturali, la matrice, la radice manzoniana.
Ben detto! Nessuno avrebbe potuto dire né di più né meglio.
Soprattutto là dove Piazza dice che la “radice manzoniana” è la “matrice” dello spirito e della cultura di Lecco – cosa per il resto dell’anno perfettamente ignorata dall’Amministrazione lecchese in generale e dall’Assessore Piazza in particolare (su questo aspetto torneremo più avanti).
Per il momento vorremmo solo fare notare che Simona Piazza, Assessore alla Cultura del Comune di Lecco, tutta presa nel fare gli onori di casa all’illustre “staff” della Treccani, arrivato in trasferta da Roma, ha pubblicamente riconosciuto che negli ultimi anni (quindi anche i due del proprio mandato e i cinque della giunta precedente, guidata dal medesimo Sindaco, Virginio Brivio) ha evidentemente fatto tutt’altro che “riportare in città il filone degli studi manzoniani”, “ridare centralità allo studio dell’opera letteraria manzoniana”, ecc. ecc., in attesa del Festival Treccani.
Il che è purtroppo cosa vera. Al di fuori dell’autunnale rassegna manzoniana, dove bene o male inevitabilmente un qualche cosa su Manzoni si trova, a Lecco per tutto il resto dell’anno non si fa assolutamente nulla per mantenere viva nella città la memoria di Manzoni, svilupparne la conoscenza, ecc.
Non solo. Ma da parte dell’Amministrazione comunale si vivono quasi come offese i richiami che il nostro Centro Studi periodicamente e a ragion veduta rivolge all’Amministrazione in generale e all’Assessore Piazza in particolare perché ci si curi sistematicamente della figura di Manzoni e dei suoi rapporti con Lecco. Per non dilungarci su cose già note, segnaliamo al lettore il nostro sito dove sono ampiamente illustrati i molti episodi nei quali è emersa l’inerzia accidiosa dell’Amministrazione su questi temi.
Ma torniamo al Festival e ai discorsi istituzionali. Dopo l’Assessore Piazza ha preso la parola il dott. Romano Negri, Presidente di “Valore Cultura – Associazione amici della Treccani”, l’organizzatore del Festival.
Vice-Presidente dell’Istituto Treccani Spa, banchiere della vecchia scuola, legato al territorio, attento alle tematiche sociali e culturali, uomo alla mano che ti parla all’occorrenza anche in dialetto, sensibile alle istanze anche dello spirito, Negri è uno dei grandi, simpatici e indispensabili “vecchi” del lariano.
Grande organizzatore e tessitore di intese Romano Negri nel suo intervento è stato esaustivo e concreto. Per la felicità degli ascoltatori ha parlato a braccio, come si conviene a chi ha le idee chiare, e di seguito presentiamo la parte conclusiva del suo intervento:
Romano Negri, Presidente di “Valore Cultura – Associazione amici della Treccani”
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«Treccani è tante cose, non solo la famosa enciclopedia […] Come esempio cito il progetto che riguarda il monachesimo benedettino. Un progetto che stiamo portando avanti proprio qui nel nostro territorio per il riconoscimento Unesco di San Pietro al Monte di Civate. Nel sito dedicato a questa iniziativa abbiamo 530.000 accessi giornalieri, quindi 191 milioni di accessi all’anno, capite bene cosa ciò significa e può significare. Abbiamo tracciato un piano industriale di grande respiro. Lavoriamo sempre più sui piani avanzati della cultura, sul digitale, anche nella scuola.
Nell’Associazione che ha organizzato questo Festival confluiscono tutte le attività culturali della Treccani. Lo scopo dell’associazione è diffondere e difendere la cultura, difendere la lingua italiana.
Puntiamo soprattutto sulla parte delle parole e della lettura. Abbiamo lanciato in questo periodo il programma “Le parole valgono” cui hanno partecipato centinaia di personalità, dalla Cristoforetti fino a Papa Francesco. Abbiamo lanciato un programma a Lamezia Terme sulle parole rubate dalla mafia. Partecipiamo a Milano a BookCity e anche lì saranno selezionate delle parole che saranno valutate da Treccani ed esposte poi con grandi striscioni sul Castello Sforzesco.
Ma l’impegno principale è quello della diffusione della lettura. In questi giorni a Francoforte è in corso il Buchmesse. I dati dicono che il nostro paese è uno di quelli dove si legge di meno. Quindi abbiamo in programma il grande progetto “Ti leggo” che dovrà andare nelle scuole e anche nelle carceri. E cercheremo di incentivarlo in tanti settori, proprio per portare avanti, soprattutto coi giovani, il gusto e l’importanza della lettura […] fondamentale per favorire la crescita della cultura.
Abbiamo oggi lanciato questo convegno sulla lingua italiana. Un evento che reca in sé due germogli. Il primo l’abbiamo ambiziosamente chiamato Festival perché pensiamo, se il territorio saprà rispondere, di poterlo trasformare veramente in un Festival della lingua italiana per il futuro, così come vengono gestiti tanti festival su altri temi, in altre città. L’altro germoglio è Lecco, il grosso borgo che si avvia a diventare città. Manzoni è qua. Manzoni ha studiato a Merate. Ha vissuto a Lecco. È stato in Valsassina. Qui è la Villa della sua famiglia. Proprio in questa villa noi pensiamo di potere creare in futuro il Museo della Lingua Italiana.
Ci stiamo già proiettando su questo obiettivo. Naturalmente bisognerà che il territorio sia sensibile a comprendere, a seguire e a sostenere questa idea. Nonostante le solite questioni burocratiche che allungano i tempi, so che per la Villa le risorse finanziarie per sistemarla, ci sono. È tutto a posto.
Con questa assicurazione chiudo il mio intervento. Ringrazio tutti i partecipanti. Ringrazio i relatori e mi auguro di poterci rivedere ancora il prossimo anno con un Festival veramente con la “F” maiuscola. Grazie.
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Il saluto istituzionale di Romano Negri ci è piaciuto. Nella sua concisione ha pronunciato la frase magica “le risorse ci sono”, rispondendo alla domanda fatidica che molti – forse troppi e troppe volte – gli rivolgono: e i dané?
Ma ha anche detto – anzi lo ha ribadito con precisione – che per utilizzare le risorse ci vuole “la comprensione e l’impegno del territorio”. Questa frase va diritta al cuore del problema e Romano Negri lo ha espresso da vero manzonista, citando proprio il figlio e maestro di Lecco. Il “secondo germoglio” che bisogna curare è “Lecco, il grosso borgo che si avvia a diventare città”.
Cosa c’è dietro questa parabola di Romano Negri? C’è l’indicazione pressante perché l’intera città e soprattutto l’Amministrazione comunale, faccia il suo mestiere. Si ponga cioè come custode del magistero di Manzoni. E non faccia del nome dello scrittore una bandierina da agitare solo una volta all’anno. Ci vuole un impegno continuativo e collettivo.
Lecco deve crescere, deve maturare. Deve diventare “città”. La città di Manzoni. Come era scritto sulle sue bandiere fino al 2014, quando con una delirante delibera comunale, Lecco è stata spogliata del suo rapporto organico, vitale con Manzoni. Quando l’amministrazione comunale ha deciso di cambiare la denominazione della sua rassegna annuale da “Lecco, città di Manzoni” in “Lecco, città dei Promessi Sposi” ha reciso un legame lungo 150 anni con una delle più ricche personalità della nostra storia nazionale.
Cosa ha detto Romano Negri? Bisogna fare di Villa Manzoni il Museo della lingua italiana, ossia farne la vera casa del manzonismo in Italia.
E Romano Negri parla così perché si rende perfettamente conto che se Lecco non riannoda con forza il legame con Manzoni, non potrà diventare città. E rimarrà un grosso borgo, anonimo. Una semplice quinta teatrale di un famoso romanzo. Ma non la “Città di Manzoni”.
A Milano si sfregano le mani di fronte all’insipienza che sta dietro alle scelte dell’Amministrazione lecchese. Perché a Milano sanno quanto vale in termini morali – ed economici – il nome di Manzoni, cui Lecco ha volontariamente rinunciato nel 2014. E ci lavorano, per esempio con quel deprecabile docu-film prodotto dal Centro Nazionale Studi Manzoniani, che – oltre alle venti castronate sulla vicenda di Manzoni – ne nasconde i legami fondamentali con Lecco.
Romano Negri sa bene – e non solo dalle lettere che inviamo anche a lui o dalla stampa – quali sono le nostre idee su tutto questo problema. E di come il nostro Centro Studi Abate Stoppani ha già da tempo delineato una strategia culturale e di comunicazione per riaffermare – dopo il grande lavoro compiuto in questa direzione dall’Abate Stoppani 130 anni fa – il legame inscindibile tra Lecco e Manzoni.
Ci è piaciuto il discorso di Romano Negri. Perché vi abbiamo sentito espresse le medesime idee a cui ci ispiriamo e che ci auguriamo servano da sprone all’Ammnistrazione comunale a incamminarsi nella direzione giusta.
Dopo i due interventi di Piazza e Negri, abbastanza omogenei nel sottolineare l’importanza di evidenziare sempre il legame tra Lecco e Manzoni, è giunto il momento di passare a un altro ordine di idee, sostenuto (indirettamente ma non per questo in modo meno significativo) dal Professor Nigro e che noi così abbiamo già sintetizzato: “Non è degno di alcuna menzione il rapporto storico ed esistenziale tra Manzoni e Lecco”.
Professor Salvatore Silvano Nigro — Lectio Magistralis “La famiglia — Le famiglie”.
Attenzione! La Lectio Magistralis del professor Nigro si è svolta per oltre 40 minuti. Per non appesantire questa Nota di cronaca, qui sotto riportiamo quindi (ma fedelmente, si intende) una sintesi di quanto detto da Nigro, ponendo in documentazione il suo discorso integrale, sbobinato dalla registrazione da noi predisposta.
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«
Virginio Brivio, Sindaco di Lecco (verso la metà del discorso):
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«[…] Dobbiamo sottolineare anche altro. Da un lato una maggiore consapevolezza da parte dell’Istituzione comunale nel suo insieme in merito al patrimonio del Manzoni. Mi riferisco anche agli aspetti fisici di accessibilità alla Villa; ai percorsi manzoniani, che richiamano non solo una competenza della cultura ma banalmente quella dei diversi settori dell’amministrazione.
Ma dobbiamo parlare anche di una città che deve avere maggiore consapevolezza di questo patrimonio, piantandola un po’ lì con una retorica un po’ stantia o di una continua lamentazione, e di cominciare ad attivare dei pezzi di maggiore consapevolezza.
Allora non è in contrapposizione assolutamente l’allargamento. Bisogna lavorare su più fronti e quindi mi riferisco a quelli che sono aspetti di carattere più generale.
Che sono quelli della collaborazione con Treccani cultura che oggi ha un elemento anche concreto e visivo ma che è frutto di lavori di mesi. Così come anche di altre realtà che sono state ricordate, affinché quel processo, che deve essere lento ma continuo, per diffondere e non difendere quella tradizione, anche con modalità nuove e con orizzonti più ampi, sia in qualche modo portato avanti.
Quindi penso che il senso di questa giornata odierna vada oltre anche il contenuto di livello alto dei contributi che ci sono stati con questi due tentativi, anche con sottolineature diverse, al mattino e al pomeriggio e siano anche un po’ dentro questo tentativo di attivare dei processi di carattere continuativo.
Ricordo tra l’altro che stiamo anche valutando, anche se rispetto a questo obiettivo abbiamo ricevuto sollecitazioni anche diverse negli anni passati, ma che adesso si traduce in particolare in questa collaborazione con Treccani cultura con la quale stiamo anche valutando anche una adesione formale dell’Amministrazione per prendersi un impegno anche reciproco anche di tipo continuativo che riguarda la ristrutturazione del piano terra della Villa Manzoni.
E comunque nei piani per potere dare uno spazio specifico, che non è solo uno spazio fisico ma diventa un luogo nel quale potere dare anche continuità a discorsi come quelli di oggi.
Che poi si chiamerà, come dire … della lingua italiana anziché in altre modalità. Penso non sia questo il problema ma è un obiettivo della ristrutturazione che anche col Ministero dei Beni Culturali abbiamo condiviso e che, anche se deve essere riempito di contenuti, dice di una volontà di carattere continuativo.
Ringrazio sia l’Assessorato alla Cultura che Treccani cultura per il percorso che si è iniziato, che oggi ha avuto questa tappa importante, uso il termine tappa perché è all’interno di una collaborazione che vogliamo consolidare in maniera più ampia e specifica. Mi auguro che questo impegno a superare un po’ la superficialità e il genericismo sia un impegno che veda anche la convergenza delle tante realtà lecchesi che in questi anni ci hanno spesso sollecitato su questi temi. Ora ci sono anche percorsi, luoghi e progetti sui quali si può portare assolutamente il contributo. Grazie.»
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Come anticipato, il discorso di Brivio a noi non è apparso molto chiaro perché caratterizzato da riferimenti impliciti e dai famosi “non detti” che per definizione sono comprensibili solo da una ristrettissima cerchia di persone con cui un oratore abbia un dialogo continuo, sicuramente non il pubblico presente al Politecnico al termine della giornata.
“Lecco Città dei Promessi Sposi: siamo al centro del mondo”. Questo era il titolo sobrio della newsletter del Sindaco, uscita nel pomeriggio a commento della mattinata di questo venerdì 13, decisamente fuori dai canoni della professionista che la scrive, solitamente equilibrata.
È certo che a fronte dell’enfasi di quel titolo il discorso di bilancio del Sindaco ci è parso un po’ in tono minore. Sul tema centrale, sollevato in mattinata da Romano Negri – l’assunzione di responsabilità da parte della città per politiche più decise verso una valorizzazione di Manzoni – Brivio ha iniziato un paio di frasi relative a un possibile accordo con Treccani cultura ma lasciandole poi a mezz’asta.
Sul discorso esplicito di Negri circa il Museo della lingua Italiana, da Brivio la parola “Museo” non è stata neppure pronunciata, lasciando capire all’ascoltatore che le cose non possono andar così spedite come forse si aspetta Romano Negri, essendovi altri aspetti da considerare, ecc.
Abbiamo già detto di sentirci incompetenti a comprendere l’eloquio di Brivio e quindi lasciamo ad altri il compito di “tradurre” e di darcene poi una versione comprensibile.