Osservazioni critiche sulla adeguatezza didattica del docu-film «Alessandro Manzoni, milanese d’Europa – L’immagine della parola». Un film di Pino Farinotti. Regia di Andrea Bellati. Scritto da Angelo Stella e Pino Farinotti. Prodotto dal Centro Nazionale Studi Manzoniani, con il contributo di Fondazione Cariplo.
Parlato del docu-film – I numeri tra [parentesi] si riferiscono ai fotogrammi a lato riportati.
Farinotti: «I Promessi Sposi ha avuto sullo schermo meno successo di alcuni grandi capolavori della letteratura del mondo. C’è una versione di Mario Bonnard del 1923, dunque muta. Renzo era Domenico Serra, Lucia, Emilia Vidali. C’è un’edizione del 1963 di Mario Maffei, dimenticabile. Vale quella del 1941 di Camerini.»
Nostre osservazioni – Tralasciando il refuso redazionale (Farinotti dice “di Mario Bonnard del 1923” – la sua didascalia riporta correttamente: “di Mario Bonnard, 1922”) per dovere di completezza documentaria segnaliamo che il film muto di Bonnard del 1922, venne una decina di anni dopo dallo stesso regista riproposto in una versione in parte parlata, che ebbe larga diffusione.
Inoltre non possiamo non rilevare un silenzio poco comprensibile in un docu-film edito dal Centro Nazionale di Studi Manzoniani (d’ora in poi CNSM).
Il film di Bonnard del 1922, citato da Farinotti, è stato infatti l’ultimo di una serie di film muti dedicati in Italia a «I Promessi Sposi», due dei quali di ottimo livello.
A partire dal 1908, ne erano infatti usciti ben sei. Quattro di questi erano brevi filmati di cui si hanno scarne notizie e quindi ci limitiamo a citarli (1908, di Mario Morais / 1908, di Giuseppe de’ Liguoro / 1911, Produzione “film d’arte italiana” / 1916, di Ugo Falena).
Ma gli altri due, entrambi del 1913 (quarantesimo della morte di Manzoni), erano film muti di 60-70 minuti, di buona qualità tecnica e artistica, che vennero rappresentati in tutta Italia (e anche in Spagna, Stati Uniti e America Latina).
Il «I Promessi Sposi» di Ubaldo Maria del Colle (Casa Pasquali), uscito nel maggio 1913, e quello di Eleuterio Rodolfi (Società Ambrosio), uscito immediatamente dopo e con lo stesso titolo, si contesero i favori del pubblico e della critica di tutta Italia.
Si aprì proprio in quell’occasione uno dei primi ampi dibattiti sul cinema, sul suo rapporto con la letteratura e con il pubblico.
Per ricordarne l’importanza sul costume nazionale, può essere utile richiamare due testimonianze.
Renzo Chiosso (drammaturgo e sceneggiatore) scrive su «Il Secolo» del 22 settembre 1913:
«[…] È suonata l’ora, in cui in ogni redazione di giornale importante si apra un nuovo posto: quello del critico cinematografico!»
E su «La Vita Cinematografica» (31 ottobre 1913) un recensore fa il punto nell’articolo “I Promessi Sposi delle Case Pasquali e Ambrosio”:
«Sempre al Politeama Chiarella, si è svolto il secondo interessantissimo esperimento della nobile gara fra le case “Ambrosio” e “Pasquali & C.”. Tanto da parte di “Ambrosio” che da parte di “Pasquali”, il capolavoro romantico fu amorosamente studiato e sapientemente saccheggiato per lo schermo cinematografico. […] Tanto il librettista-riduttore quanto il metteur en scène, che l’operatore, delle due Case, hanno fatto mirabili sforzi per infondere nel lavoro quanto di meglio era nella loro anima di esecutori, riuscendo così a darci un film che, oltre alla virtù educativa, ha quello di dilettare e commuoverci.»
E su «La Vita Cinematografica» (31 ottobre 1913) un recensore fa il punto nell’articolo “I Promessi Sposi delle Case Pasquali e Ambrosio”:
«Sempre al Politeama Chiarella, si è svolto il secondo interessantissimo esperimento della nobile gara fra le case “Ambrosio” e “Pasquali & C.”. Tanto da parte di “Ambrosio” che da parte di “Pasquali”, il capolavoro romantico fu amorosamente studiato e sapientemente saccheggiato per lo schermo cinematografico. […] Tanto il librettista-riduttore quanto il metteur en scène, che l’operatore, delle due Case, hanno fatto mirabili sforzi per infondere nel lavoro quanto di meglio era nella loro anima di esecutori, riuscendo così a farci un film che, oltre alla virtù educativa, ha quello di dilettare e commuoverci.»
I “Promessi Sposi” di Rodolfi-Ambrosio è stato recentemente restaurato e presentato al pubblico nel corso della XXXII edizione del festival “Le Giornate del Cinema Muto” di Pordenone (5-12 ottobre 2013).
Sopra ne abbiamo proposto alcuni fotogrammi chiedendoci: perché il CNSM non ne parla neppure di sfuggita?
• PDF dell’Analisi critica
• indice dei venti episodi⇓