20 ottobre 2017
Nota sulla «17ª Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, 16-22 ottobre 2017»
2017: per Lecco un’occasione persa: attivarsi subito per il 2018.
Ministri pasticcioni e Professori distratti: le ragioni del nostro impegno per l’accuratezza e la professionalità.
Come nota a margine del «Festival della Lingua Italiana, Lecco 2017», organizzata da “Valore Cultura – Associazione amici della Treccani”, riteniamo utile dire qualche cosa sulla «17ª Settimana della Lingua Italiana nel Mondo» che, iniziata il 16 ottobre, terminerà domani 22.
Come si legge nel sito Web dell’Accademia della Crusca «L’organizzazione della Settimana è curata dal Ministero degli Affari Esteri, dall’Accademia della Crusca e, all’estero, dagli Istituti Italiani di Cultura, dai Consolati italiani, dalle cattedre di Italianistica attive presso le varie Università, dai Comitati della Società Dante Alighieri e da altre Associazioni di italiani all’estero, sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica.»
In tutto il Mondo si tengono per l’evento centinaia di manifestazioni.
Ne parliamo prima di tutto per richiamare l’attenzione sulla evidente incapacità delle strutture comunali di Lecco di guardare la realtà con uno sguardo più ampio e di profittare meglio delle occasioni che si presentano quasi da sole.
Infatti non risulta che il Comune si sia in qualche modo attivato perché Lecco fosse presente in questo evento, che proietta la cultura italiana nel Mondo attraverso tante iniziative.
Ed è anche certo che nessuno ne ha fatta alcuna menzione in preparazione o nello svolgimento della rassegna lecchese “Lecco, città dei Promessi Sposi, 2017“. Né tanto meno venerdì 13 ottobre durante lo svolgimento del “Festival della Lingua Italiana“, tre giorni prima dell’avvio della “Settimana” dedicata alla lingua italiana nel Mondo. Di quella lingua cui ha contribuito in modo determinante il nostro Manzoni, figlio e maestro di Lecco.
Appare poi chiaro che non solo il Comune di Lecco e i tre Assessori preposti alla cultura – Piazza, Bonacina e Rizzolino – non si sono accorti di nulla e non hanno fatto alcun collegamento ma che sullo stesso registro di inconsapevolezza e di estraniazione di fronte alla grande realtà della società evoluta, sono cascati anche gli organizzatori del “Festival della Lingua Italiana” ossia “Valore Cultura – Associazione amici della Treccani” con il suo associato, l’Istituto Treccani Spa.
Circa la reale identità degli organizzatori del Festival di Lecco, abbiamo già detto nella nostra nota del 20 ottobre “Di nuovo i lanzichenecchi di Wallenstein?”, riportata su questo stesso sito >vedi QUI).
Ora vorremmo richiamare l’attenzione sul fatto che in nessun documento del Festival si fa il più piccolo riferimento a questa coincidenza della “Settimana” e che a un solo oratore è venuto in mente di farne cenno. L’unico che ha infatti ricordato la cosa – ma in modo del tutto incidentale – è stato il professor Patota, nella sua relazione del pomeriggio.
Il professore non poteva non parlarne essendo uno dei protagonisti di questo evento internazionale dedicato alla nostra lingua. Anche alla sua penna si deve infatti il libro “L’italiano al cinema, l’italiano nel cinema” che (solo per questi giorni) viene offerto gratuitamente on-line dalla Accademia della Crusca, l’organizzatore culturale della Settimana, insieme al nostro Ministero degli Affari Esteri.
Sappiamo che i nostri recenti interventi (critica al docu-film “A. Manzoni, milanese d’Europa”, prodotto dal Centro Nazionale Studi Manzoniani su testi del suo Presidente, professor Angelo Stella, >vedi QUI) e il recentissimo “Di nuovo i lanzichenecchi di Wallenstein?” >vedi QUI) sono mal vissuti da chi si sente chiamato in causa per la propria superficialità. Che, quindi, ci definisce “provinciali”, pensando di usare il termine come elegante offesa. Non sapendo invece che a noi fa solo un gran piacere, non godendo le metropoli – politico o morali – di buona stampa. Quando ci danno del “provinciale”, ci sentiamo istantaneamente più liberi e forti.
Chi definisce “provinciale” la precisione e l’adesione alla verità storica nella cultura mostra di ignorare di come – soprattutto nella nostra epoca – la “precisione” nella cultura vale esattamente come nell’ingegneria o nella micro-chirurgia. Su questo aspetto le idee sono ancora vaghe e primitive. Si mette giustamente sotto inchiesta l’ingegnere che ha sbagliato un calcolo facendo crollare un palazzo, o un chirurgo che, sbagliando di un paio di millimetri, ha mandato al creatore il paziente anziché salvarlo. Ma si tratta la cultura con la precisione di un badile.
Siccome troviamo che questo sia un aspetto su cui condurre una battaglia senza quartiere, diamo proprio per questa “17ª Settimana della Cultura Italiana nel Mondo” un esempio di come l’atteggiamento superficiale possa combinare dei veri pasticci. Il lettore ci segua un attimo, perché la cosa nel suo aspetto grottesco è anche divertente.
La “17ª Settimana della Cultura Italiana nel Mondo” ha come tema “L’italiano al cinema, l’italiano nel cinema” (segnatevi le iniziali della parola “italiano”).
Sui diversi significati di questa frase, titolo del libro della Crusca e bandiera della “Settimana” – nonché potenziale fonte di ambiguità – non ci dilunghiamo, rinviando a quanto ne dicono gli stessi autori Rossi, Patota e colleghi.
Segnaliamo invece che il Ministero degli Esteri, che ha su questo evento compiuto una impegnativa operazione organizzativa e di immagine, è cascato come un somaro su un classico errore da pressapochismo – il famoso badile, oppure il famoso docu-film, di cui sopra.
Nel sito Web del Ministero degli Affari Esteri >vedi QUI, è posta in grande evidenza la foto che riportiamo qui sotto, ritraente una folla di ragazzini assiepati in una sala cinematografica.
Intanto segnaliamo che la foto (proposta dall’archivio Hulton Archive/Getty Images) è di un fotografo americano e riprende una scena della metà degli anni ’50 negli Stati Uniti.
Non si capisce proprio cosa c’entri quella foto con la lingua italiana nella cinematografia. Evidentemente l’art director del ministero – ma non solo lui – pensava alla fidanzata mentre sceglieva la foto.
Ma c’è ben altro!
Il lettore può vedere che le due didascalie poste proprio al centro della foto riportano le due parti del tema della “Settimana”, ossia: a) “L’italiano al cinema” e b) “l’italiano nel cinema”, che insieme formano il titolo del libro donato alla cittadinanza dalla Accademia della Crusca.
Peccato che, rispetto al titolo di quello stesso libro, ci sia un errore!
La didascalia di sinistra riporta infatti la scritta. “L’Italiano al cinema”, con la “I” maiuscola e non con la “i” minuscola, come nel libro. E questo sopra una foto che mostra una sala cinematografica affollata. Con il bel risultato di stravolgere il senso di questa prima parte della frase rispetto a quanto inteso e scritto da Rossi, Patota e colleghi.
Nella “versione” del Ministero – quella con la “I” maiuscola, appare che si voglia parlare del rapporto degli italiani con le sale cinematografiche: come si comportano; perché ci vanno; con che frequenza; da soli, con la fidanzata; quanto spendono nel frequentarle; quali sale scelgono, ecc. ecc.
Tutte cose di cui nel libro di Rossi-Patota non si parla assolutamente, essendo dedicato esclusivamente ad argomenti linguistici, ossia sul come la lingua viene parlata nei film e dintorni.
Bisogna dire che la frase di Rossi-Patota non è il massimo della chiarezza. È una di quelle frasi “carine”, eufoniche, che corrono però il rischio di essere comprese solo con qualche tomo di rincalzo. E che sono soggette a deformazioni concettuali profonde solo che si cambi la forma grafica con cui sono espresse. Se riscriviamo la frase di Rossi-Patota in maiuscolo, oppure se la diciamo a voce alta, si pone immediatamente il problema della foto-pubblicità del Ministero: qual è il suo significato? A nostro parere è una di quelle frasi da cui chiunque non sia un poeta dovrebbe stare bene alla larga.
È opportuno dire che nella documentazione del Ministero reperibile in rete, le due dizioni vengono variamente ripartite.
Nel portale della Lingua italiana per esempio, gestito in prima persona dalla Farnesina, si usa la versione con la “i” minuscola >vedi QUI. Ma la versione invece la “I” maiuscola è senz’altro dominante. Intanto in alcune sezioni del sito MAE >vedi QUI, ma soprattutto nel re dei canali: la televisione.
Nello spot realizzato dal Ministero Affari Esteri, trionfa la “I” maiuscola.
Non è questo il luogo per una analisi strutturata su questo spot. Rileviamo solo che in esso è dominante Cinecittà (riconoscibile solo dagli addetti ai lavori) ma non vi è alcun riferimento alla lingua italiana.
Inoltre in questo spot, caratterizzato da un “Il cinema parla italiano” (che ammazza l’altra frase, quella delle maiuscole/minuscole), si intravedono solo due scritte – “Fellini” e “Teatro n. 5” – ma non si pronuncia neppure una parola (in italiano o meno).
Nemmeno quel semplice lemma “Italia”, riconoscibile anche dai gatti di Hong-Kong.
E quindi un bravo! all’ideatore di questa morte della comunicazione e al Ministero che ne ha fatto lo strumento della propria azione alla scala planetaria.
Saremmo proprio curiosi di sapere che ne pensa di questo scempio l’Accademia della Crusca, il garante culturale dell’operazione (che nella sua comunicazione usa però correttamente le “i” minuscole). E che cosa ne pensano Rossi e Patota, i professori autori del libro di cui abbiamo già parlato, e i loro colleghi della Crusca. Da eminenti linguisti se ne saranno certo accorti.
Ci conforterebbe sapere che cosa hanno fatto quando se ne sono accorti. Siamo certi che si sono mobilitati con indignazione e determinazione. Avranno certo almeno rivolto una petizione al Ministero, deprecandone il pressapochismo. Come abbiamo fatto noi con la vicenda del docu-film su Manzoni, prendendoci dagli esimi professori del “provinciale”. Rimaniamo in attesa di conoscere le loro reazioni e azioni.
Ma non è questa l’unica dimostrazione di superficialità che volevamo mostrare. C’è ancora di peggio!
Infatti il medesimo errore è commesso da uno degli organizzatori della “Settimana”, la prestigiosa “Società Dante Alighieri” che nel suo sito >vedi QUI, scrive: «la Settimana quest’anno ha per tema “L’Italiano al cinema, l’italiano nel cinema” ecc., con la “I” maiuscola.
E adesso arriviamo alle conseguenze, anche operative.
Perché, per i tanti organismi diplomatici e culturali italiani all’estero che hanno attivato iniziative attorno alla “Settimana”, si è naturalmente posto il problema di come tradurre i materiali elaborati a Roma.
Quelli cui è arrivato il testo giusto, hanno tradotto correttamente, in inglese, francese, ecc. ecc. Quelli a cui, per una ragione o per l’altra, è arrivato il testo sbagliato, hanno tradotto seguendo il testo sbagliato.
E quindi (facciamo un esempio riguardante un’area su cui abbiamo competenza linguistica e conoscenza ambientale) la “Casa della Lingua Italiana Dante Alighieri” – Comitato di Minsk (capitale della Bielorussia), ha tradotto in russo, usando giustamente “Italiano” (maiuscolo) come un aggettivo sostantivato e quindi ha realizzato tutti gli strumenti di promozione mettendo in grande evidenza : «Программа XVII Всемирной недели итальянского языка 2017 “Итальянец в кино, итальянский язык в кино”, ossia “Gli Italiani al cinema, la lingua italiana nel cinema”.
Là dove, nella prima parte della frase, il traduttore in russo ha lasciato intenzionalmente la stessa ambiguità che gli veniva dall’italiano con la “I” maiuscola. La versione in russo ha in sé infatti due possibili varianti: la prima si riferisce al come gli italiani vivono la frequentazione delle sale cinematografiche; la seconda una cosa completamente diversa, ossia di come appaiono gli italiani nella produzione cinematografica.
Entrambe le situazioni non hanno nulla a che vedere con la lingua e sono quindi entrambe errate. Ovviamente non per responsabilità del traduttore ma della potenziale fragilità della frase di partenza, ingigantita dalle deformazioni ministeriali.
Un altro esempio: l’Istituto Italiano di Cultura di New York, annusata la trappola, si è allontanato dal campo e ha semplicemente ignorato la frase chiave della campagna, limitandosi alla citazione della “Settimana della Lingua Italiana nel Mondo”. Furbi a New York!
E quindi: bravo il Ministero degli Esteri. E bravi i professori della “Società Dante Alighieri”, e con loro tutti gli esperti della lingua italiana – non stiamo celiando, sono esperti sul serio – coinvolti direttamente o indirettamente nell’operazione. I quali, molto semplicemente, non hanno letto gli strumenti di comunicazione riguardanti la “Settimana” con la dovuta attenzione, come tanti dilettanti. Proprio quello che è successo ai professori del docu-film su Manzoni.
Il lettore comprende perché ci teniamo a puntualizzare le cose quando qualcuno fa spallucce a fronte delle nostre corrette e puntali osservazioni sugli strafalcioni di professori, ministri, editori, ecc. ecc.?
Ma, per concludere, torniamo a Lecco.
In questa edizione 2017 della “Settimana della Lingua Italiana nel Mondo”, Lecco avrebbe potuto spaziare in lungo e in largo poggiandosi sulla filmografia (per cinema o TV) prodotta in Italia e dedicata a Manzoni già a partire dal 1913 e conosciuta anche all’estero (basti pensare al film di Nocita che, pur essendo basso basso, è comunque stato visto in tutto il mondo occidentale).
Lecco potrà essere degnamente presente anche nell’edizione 2018, qualunque sarà il tema prescelto, tanto è grande il patrimonio linguistico lasciato da Manzoni (e dall’Abate Stoppani, non dimenticate mai il suo contributo alla definizione della lingua italiana nell’ambito delle scienze naturali).
Ma bisogna muoversi subito. Scrollarsi di dosso l’opacità e il sonnambulismo e agire, questa volta direttamente sul terreno internazionale, per proiettare a livello mondiale l’immagine della «Lecco di Manzoni e dei Promessi Sposi».
Hanno capito la Giunta, e gli Assessori, e il Sindaco?: «Lecco di Manzoni e dei Promessi Sposi».