23 novembre 2015
La storia – documentata – del Monumento a Manzoni in Lecco (1873-1891).
Nostre osservazioni alla “Storia del Monumento” elaborata dal Comune di Lecco.
Il Monumento a Manzoni in Lecco fu fortemente voluto dall’Abate Stoppani. Sotto la sua guida, per la realizzazione del progetto (inaugurazione, 10 ottobre 1891) si mobilitò la grande maggioranza della popolazione lecchese senza distinzioni politico-ideologiche, salvo l’astensione – per altro non ostile – del clero “intransigente”. Vi furono oltre 3.000 sottoscrittori da tutta Italia per un importo equivalente a un milione di Euro.
Introduzione della redazione.
A partire dall’ottobre 2015 il nostro Centro Studi ha condotto una serie di ricerche e attività legate alla figura di Alessandro Manzoni. In parte queste attività scaturivano dalla riflessione sul libro dell’Abate Stoppani “I Primi anni di A. Manzoni” (di cui abbiamo già detto altrove) per il quale stavamo ponendo le basi per la sua riedizione critica (una delle prime tappe dell’impegnativa realizzazione dell’Opera Omnia dell’Abate). In parte erano sollecitate dalla cronaca lecchese. È opportuno presentare l’intreccio di questi due elementi, per comprendere l’origine e il taglio – non solo storico-scientifico ma anche esortativo – di alcune nostre posizioni ed espressioni.
Questi i fatti. L’11 novembre 2015 il Comune di Lecco presentava in pubblica Conferenza Stampa il progetto per il restauro al Monumento a Manzoni in Lecco e distribuiva ai giornalisti delle testate locali presenti una “Relazione Storica sul Monumento a Manzoni”, a firma della critica d’arte Tiziana Rota. Avevamo avuto modo di leggere questa “Relazione“ il giorno prima della conferenza e avevamo espresso a Corrado Valsecchi (allora porta-voce dell’associazione cittadina Appello per Lecco, co-organizzatrice del restauro) le nostre più ampie riserve sulla sua validità (anzi, sulla sua sostanziale deformazione della realtà storica) nonché evidenziato macroscopici errori sia di fatto sia redazionali contenuti nella relazione stessa (per esempio, si faceva morire l’Abate Stoppani nel 1991, un secolo dopo la sua scomparsa, e via con altre perle simili).
Valsecchi, compresa la validità delle nostre osservazioni, ci aveva assicurato che la “Relazione” non sarebbe stata distribuita.
Così non è stato. La relazione è stata distribuita, con la correzione dei soli paradossali errori redazionali ma lasciando intatta l’interpretazione dei fatti. Che è ciò che più conta.
Abbiamo quindi ritenuto opportuno, per salvaguardare sia la dignità culturale di Lecco sia la nostra stessa attività di ricerca sul Monumento (nella cui realizzazione fu parte determinante l’Abate Stoppani), fare presente alle Autorità comunali direttamente interessate (Sindaco, Assessori al Turismo, alla Cultura, ai Lavori Pubblici) la sgradevole situazione attraverso una lettera inviata il 16 novembre 2015. Non avendone avuto alcuna risposta, ne abbiamo ripreso i temi, inviando un’altra lettera, indirizzata al Sindaco Virginio Brivio, al Ministro dei Beni Culturali, alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, a Giunta e Consiglio comunale nonché a un indirizzario di oltre 60 personalità della cultura di Lecco. Di seguito presentiamo questa lettera, diramata il 23 novembre 2015.
Il lettore vi troverà tutti gli elementi costitutivi della nostra analisi sia sul Monumento a Manzoni in Lecco sia sul rapporto tra l’Abate Stoppani e Manzoni. La lettera è parsa fondata alla redazione di “Resegoneonline”, una seguita e aperta testata giornalistica locale, che ha ritenuto utile pubblicarla il 30 novembre 2015 (vedi QUI).
Per completezza di informazione riportiamo:
• il pdf della « Relazione storica del Comune di Lecco », a firma della dottoressa Tiziana Rota, oggetto delle nostre osservazioni;
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• il pdf del testo qui sotto riportato « 20151123_Al Sindaco Brivio_Critica Storica ».
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Milano, 23 novembre 2015
Oggetto: Monumento a Manzoni in Lecco: falsificazioni e verità storica.
Comune di Lecco
Palazzo Bovara – Piazza A. Diaz 1 – 23900 Lecco LC
Alla cortese attenzione:
Dott. Virginio Brivio, Sindaco di Lecco
per conoscenza a:
→ Ministero dei Beni Culturali: Ministro On.le Dario Franceschini.
→ Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio – Lecco: Antonella Ranaldi.
→ Decanato di Lecco: Monsignor Franco Cecchin.
→ I componenti di Giunta del Comune di Lecco:
Bonacina Francesca, Vice Sindaco, Ass. Sviluppo economico e turismo; Bolognini Gaia, Ass. Urbanistica, Edilizia privata, Demanio • Gheza Stefano, Ass. Sviluppo e Promozione Sportiva • Mazzoleni Anna, Ass. Ricerca fondi e Partenariato • Mariani Riccardo, Ass. Politiche sociali, Case e Lavoro • Piazza Simona, Ass. Cultura e politiche giovanili • Rizzolino Salvatore, Ass. Istruzione, Formazione, Università e ricerca • Valsecchi Corrado, Ass. Opere pubbliche e patrimonio • Venturini Ezio, Ass. Ambiente e Trasporti.
→ I componenti del Consiglio Comunale di Lecco:
Gualzetti Giorgio (Presidente) • Angelibusi Stefano • Anghileri Alberto • Bettega Cinzia • Biagi Bruno • Bodega Lorenzo • Boscagli Filippo • Citterio Stefano • Colombo Alberto • Colombo Giovanni • Comi Luigi • Corti Andrea • Corti Elisa • Corti Gianluca • Coti Zelati Monica • Donato Ivano • Frigerio Andrea • Fusi Clara • Gattari Vittorio • Lococciolo Pierluigi • Massaro Agnese • Negrini Alberto • Niccolai Anna • Nigriello Roberto • Parolari Stefano • Pattarini Antonio • Perossi Paola • Riva Massimo • Sanseverino Anna • Spreafico Dario • Tallarita Enrico Antonio • Villa Elena.
→ Ufficio Stampa del Comune di Lecco: Rosa Anna.
→ Settore Educazione, Cultura e Sport – Comune di Lecco: Giovanna Esposito.
→ SiMUL – Sistema Museale Urbano Lecchese: Barbara Cattaneo • Mauro Rossetto.
→ Appello per Lecco: Rinaldo Zanini.
→ Amici dei Musei del Territorio Lecchese: Tiziana Rota.
→ Direzione tecnico-artistica del restauro: Giacomo Luzzana.
→ Giuria Premio Letterario Internazionale “Alessandro Manzoni – Città di Lecco”: Vittorio Colombo • Gian Luigi Daccò • Stefano Motta.
→ Associazione Giuseppe Bovara – Lecco: Angelo Borghi • Francesco D’Alessio • Gianfranco Scotti.
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Gentile Signor Sindaco Brivio,
il 25 ottobre scorso, nel corso della nuova inaugurazione del restaurato Monumento all’Abate Stoppani (Lei allora mi consentì di pronunciare qualche parola sulla sua figura, sia come Presidente del Centro Studi Abate Stoppani sia come parente) è stato annunciato l’avvio del restauro al Monumento ad Alessandro Manzoni in Lecco, da Lei presentato ufficialmente alla stampa l’11 novembre scorso. [2015 – NdR]
Il contesto delle nostre osservazioni.
Come Le è già noto, il nostro Centro Studi svolge da anni una approfondita analisi storica sull’attività e il pensiero dell’Abate Stoppani.
Tra le molte attività dell’Abate, da noi analizzate con una particolare cura per gli evidenti legami con le tematiche e i dibattiti sul nostro oggi, vi è il suo impegno proprio per quel monumento, del cui restauro Lei ha presentato l’11 novembre anche gli elementi di carattere storico.
Fino a oggi, questo impegno di Stoppani, sviluppatosi tra il 1873 e il 1891, è stato trascurato dalla comunità degli storici: in quei due decenni in tutta Italia si eressero centinaia e centinaia di monumenti a moltissime personalità; per ricordare Alessandro Manzoni non c’era certo bisogno di una statua in una piccola cittadina del Nord-Italia.
Noi riteniamo invece che l’impegno dell’Abate Stoppani nella realizzazione di quel monumento sia importante per comprendere il senso dell’attività teorico-organizzativa da lui svolta nell’ultima parte della vita, dedicata a una intensa lotta di modernità contro il cattolicesimo intransigente (allora dominante in Vaticano), per un cattolicesimo moderno e democratico, trasversale a tutti i ceti e a tutti gli schieramenti del fronte risorgimentale.
Non a caso, a partire dal 1881, l’Abate aveva ampliato il progetto originale del 1873, proponendo contemporaneamente al monumento a Manzoni in Lecco, il monumento in Milano a Rosmini. Nelle sue intenzioni si trattava di avviare una grande azione di comunicazione culturale attraverso la pubblica rappresentazione artistica dei due campioni di quel cattolicesimo che in Italia poteva aspirare a porsi come alternativa al positivismo francese di scuola comtiana; all’idealismo tedesco della lezione hegeliana; al neo-tomismo proposto da Papa Leone XIII.
Per ciò, abbiamo dedicato molte energie a questa vicenda, apparentemente secondaria nella vita di una personalità sempre molto impegnata in attività di carattere scientifico o filosoficoesegetico di grande respiro.
Ne stiamo facendo un libro corposo che non si limiterà agli aspetti cronachistici (per altro inediti e di grande interesse per la città) ma evidenzierà le ragioni più profonde che mossero l’Abate a impegnarsi perché in Lecco, immediatamente dopo quello di Milano, venisse eretto un grande Monumento al poeta per eccellenza dell’Italia libera e unita.
Rinviando ad altra occasione l’illustrazione di questi aspetti di carattere generale, mi limito in questa sede a richiamare le motivazioni dell’Abate Stoppani a quell’impegno, che avevano – e hanno – una più stretta attinenza con la storia e la fisionomia di Lecco.
L’importanza per la cultura di Lecco – di ieri e di oggi.
L’Abate Stoppani, già all’indomani della morte di Manzoni (22 maggio 1873), si attivò perché anche la piccola Lecco di allora si impegnasse nella realizzazione di un grande monumento al poeta de I Promessi Sposi, fondamentalmente per due ragioni:
1. Evidenziare in modo inequivocabile (e non eludibile), il legame organico tra la personalità artistica e umana di Manzoni e Lecco; la città che Manzoni cantò al mondo nel suo romanzo e considerò sempre come propria città natale, al di là del mero dato anagrafico.
Alessandro Manzoni nacque infatti a Milano, in Contrada S. Damiano 20 (oggi Via Visconti di Modrone 16), nella casa affittata dal padre Pietro per le permanenze della famiglia nella città ambrosiana. Ma il Caleotto di Lecco era “LA casa” della famiglia Manzoni fin dal 1618 e lì – in quasi 200 anni di storia e di vita – erano nati gli avoli, i nonni e il padre di Alessandro.
A Lecco, Manzoni fu allattato, passò l’infanzia, l’adolescenza, la prima maturità; ne fu anche primo cittadino; la lasciò a 33 anni – quando la definizione della sua personalità artistica e umana poteva considerarsi già conclusa.
2. Mostrare l’idoneità e la maturità di Lecco a rappresentare a livello nazionale ed europeo questo essere – nella sostanza psicologica, culturale e sociale – città natale del più grande poeta del nostro Risorgimento. Quello della umile gente; della giovane donna e del suo fidanzato, irriducibili in faccia alla prepotenza; di una religione non asservita al potere ma sostegno alla dignità.
Mostrare cioè che Lecco era qualche cosa di più di un agglomerato di arse officine e di fortunati mercati. Che era anche terra di uomini liberi, aperti alle idee di giustizia e di progresso. Città fattrice di uomini come “quel bel tipo di onesto ribelle che era Renzo Tramaglino” – come scriveva Antonio Ghislanzoni, rispondendo positivamente a una lettera dell’Abate Stoppani che, nuovamente nel 1885, lo chiamava a essere ancora tra i protagonisti nella raccolta fondi.
Una piccola città dove la parte migliore della popolazione – pur divisa tra radicalismo garibaldino- mazziniano e moderatismo monarchico – era compatta nella netta opposizione al clericalismo intransigente, espressione di quella “vecchia Italia” che aveva avuto in Manzoni un instancabile e geniale oppositore.
Una piccola città che, appena dopo avere (seconda in Italia) eretto una statua a Garibaldi (di cui tutti i promotori della statua a Manzoni – Abate Stoppani in prima fila – erano ammiratori quando non compagni in battaglia), si era dedicata con slancio al monumento a Manzoni, facendone anche una campagna di mobilitazione nazionale.
Dedicare un vistoso e orgoglioso monumento al bardo riconosciuto dell’uguaglianza, della democrazia e dell’unità d’Italia era il modo più incisivo e duraturo nel tempo per assicurare a Lecco una visibilità e centralità nella cultura italiana, assolutamente superiore al suo peso economico o amministrativo.
L’Abate Stoppani, e la parte più evoluta della città, erano perfettamente coscienti di questo aspetto, che mantiene ancora oggi tutta la sua centralità.
Attraverso l’intreccio delle figure dell’Abate Stoppani e di Alessandro Manzoni, Lecco potrebbe infatti riproporsi alla cultura italiana e internazionale – come già alla fine dell’800 – come ‘patria’ della poesia e della scienza.
Da qui il nostro vivo interesse per la questione, e una non distratta attenzione alla verità, che forse ha già suscitato qualche malumore.
Ma veniamo all’attualità e al perché di questa mia seconda lettera aperta.
Il 10 novembre 2015, il tardo pomeriggio precedente la conferenza stampa in cui Lei ha presentato l’avvio del restauro al Monumento a Manzoni, l’Assessore Valsecchi (che da mesi tenevo informato dei nostri studi sulla storia del monumento stesso), mi aveva dato copia della “Relazione Storica”, stesa dalla dott.ssa Tiziana Rota, con cui in agosto era stato richiesto il nulla osta alla Soprintendenza.
La sera stessa, per telefono e per iscritto, avevo immediatamente avvertito Valsecchi della inadeguatezza sul piano storiografico di quella relazione, non solo densa di errori grossolani ma anche deformante della realtà storica di Lecco, dell’azione dell’Abate Stoppani, dell’intera vicenda.
Valsecchi, ringraziandomi per la segnalazione, mi aveva assicurato che la “Relazione Storica” non sarebbe stata assolutamente distribuita.
Non è andata così: la “Relazione Storica”, seppure emendata di un errore insostenibile (si faceva morire l’Abate Stoppani nel [sic] 1991) e limitata al suo primo capitolo “Storia del Monumento”, l’11 novembre è stata distribuita alla stampa e caricata sul sito del Comune, a disposizione di chiunque (per Sua comodità, troverà il documento in allegato).
Considerando la cosa di nocumento al buon nome dell’Amministrazione Comunale e della città di Lecco, il 16 novembre scorso ho fatto pervenire una dettagliata “Analisi Critica” della “Relazione Storica sul Monumento Manzoni” (7 pagine), all’attenzione Sua, Signor Sindaco, e a quella del Vice Sindaco-Assessore Francesca Bonacina; degli Assessori Simona Piazza; Salvatore Rizzolino; Corrado Valsecchi; del Presidente del Consiglio Comunale Giorgio Gualzetti; dell’addetto stampa Anna Rosa; dei Signori Rinaldo Zanini (Presidente Appello per Lecco); di Tiziana Rota (Presidente Amici dei Musei del territorio lecchese); di Giacomo Luzzana (Direzione tecnico-artistica del restauro).
La nostra “Analisi Critica” del 16 novembre, sulla base di inoppugnabili riscontri storici, indica come la ‘Storia del Monumento’ (parte della “Relazione Storica”, redatta dalla dott.ssa Tiziana Rota):
– minimizza e rende del tutto irrilevante il rapporto tra Lecco e Manzoni (“passò una parte della vita”;
– inventa di sana pianta alcuni elementi della vicenda (una mai esistita “guerra delle statue”; un mai esistito “comitato cattolico”, di cui avrebbe fatto parte l’Abate Stoppani, ostile alla statua di Garibaldi e favorevole a quella di Manzoni);
– distorce la stessa personalità ideologica dell’Abate Stoppani e del gruppo dirigente della Lecco di allora; in breve, rappresenta un totale travisamento delle azioni, intenzioni e obiettivi dei promotori del monumento inaugurato nel 1891.
Mettevamo in luce anche numerosi svarioni di cultura generale contenuti nella “Relazione Storica” (qui, per es., si faceva dell’Imperatore del Brasile Don Pedro di Alcantara, l’Imperatore del [sic] Messico) e (evidenti segni di superficialità) errori di battitura che rendevano anche grottesco il documento (per es., e come già ricordato, si faceva morire l’Abate Stoppani il 1 gennaio [sic] 1991; inaugurare il monumento a Garibaldi in Lecco il 16 novembre [sic] 1984; agire il patriota risorgimentale lecchese Giuseppe Arrigoni nel [sic] 1948).
A una settimana di distanza, alla nostra “Analisi Critica” abbiamo registrato questi riscontri:
a. L’Assessore all’Istruzione universitaria e ricerca, prof. Salvatore Rizzolino, ha apprezzato la fondatezza storica e l’utilità delle nostre osservazioni.
b. L’Assessore ai Lavori Pubblici, sig. Corrado Valsecchi (notoriamente anima dell’Associazione Appello per Lecco) ci ha invece risposto con una pagina densa di elogi alla competenza culturale della “Storica dell’Arte” dott.ssa Rota (Presidente Amici dei Musei del territorio lecchese e sua sodale nelle attività culturali del territorio), cercando di minimizzare come ‘inesattezze’ dovute al clima ferragostano, le macroscopiche fantasie e deformazioni contenute nella “Relazione Storica” e suggerendo pateticamente che, comunque fosse, si poteva pur sempre “correggere il testo”.
c. L’Ufficio Stampa del Comune, forse stimolato da questo autorevole suggerimento, della “Relazione Storica” ha “corretto il testo”, ma unicamente sullo svarione più ridicolo (“Don Pedro d’Alcantara, l’Imperatore del Messico”), lasciando assolutamente invariato tutto il resto.
Appare quindi ancora a oggi che il Comune condivide pienamente i contenuti della “Relazione Storica”, del tutto lontani dalla verità e da noi denunciati con argomenti comprensibili da chiunque sia dotato di un minimo di cultura.
L’Ufficio Stampa ha pensato bene, però, ad aggiungere con grande evidenza i riferimenti della dott.ssa Tiziana Rota, indicata come Presidente Associazione Amici dei Musei [sic] di Lecco.
Come a dire: se avete qualcosa da ridire, rivolgetevi alla relatrice.
Ma forse anche a precisare che, su questa vicenda del 1891, la linea culturale del Comune di Lecco è di spettanza dell’Associazione Amici dei Musei del territorio lecchese e tale deve rimanere.
Gentile Signor Sindaco,
La conosciamo come capace amministratore e come sensibile alle tematiche della cultura.
Ci consenta quindi di richiamare nuovamente la Sua attenzione su questa vicenda che comincia a essere preoccupante per la personalità stessa della città e – se non corretta – irrispettosa anche per la Soprintendenza, che ha concesso il suo nulla osta, nonché per lo stesso sponsor, che ha destinato risorse non insignificanti al restauro del Monumento a Manzoni in Lecco, fidando nella Sua autorevolezza.
Come primo cittadino Lei è responsabile non solo della cura “materiale” del Monumento a Manzoni. A dispetto di chi vorrebbe confinarLa in questo ruolo puramente esecutivo (riservando invece la parte “culturale” del restauro ad associazioni come Appello per Lecco e Amici dei Musei del territorio lecchese), Lei è responsabile e tutore anche del contenuto etico-culturalestorico del Monumento a Manzoni.
Come Lei stesso ha ricordato recentemente, si restaurano i marmi e i bronzi non solo per mantenere integre opere valide sul piano estetico ma soprattutto per ribadire la validità delle idee e dei comportamenti delle personalità raffigurate.
Per questo, fra qualche settimana, Lei celebrerà il restauro del Monumento a Manzoni in Lecco, probabilmente assieme alle autorità religiose della città. A Lei, signor Sindaco, in quella inaugurazione spetterà un compito importante: raccontare alla città il senso etico, morale, storico di quel monumento.
Dovrà ricordare di Alessandro Manzoni la raffigurazione pur pregevole nel bronzo ma soprattutto il pensiero e l’ispirazione del più grande poeta dell’Italia risorgimentale.
Quell’indimenticabile “non ti far mai servo : non far tregua coi vili : il santo Vero mai non tradir”; quei suoi innovatori e profondi “Inni Sacri”; quel suo fermo voto per la capitale in Roma della nuova Italia; quel suo “I Promessi Sposi”, pubblica e vera dichiarazione d’amore per la propria patria naturale.
Sarà suo compito ricordare l’Abate Stoppani – il lecchese sacerdote-scienziato, che di quell’iniziativa fu l’originale e instancabile promotore e organizzatore. Di quel prete onesto e aperto, precursore di tante attuali verità, che volle fosse fissato nel bronzo il legame indissolubile tra Lecco e Manzoni. Che di Manzoni esaltò sempre il cattolicesimo democratico, così legato al pensiero di Antonio Rosmini, allora dalle miopi scomuniche del Vaticano difeso dall’Abate Analisi Critica della “Relazione Storica sul Monumento ad A. Manzoni“ proposta dal Comune di Lecco pag. 5 Centro Studi AbAte Stoppani Il progetto «Opera Omnia dell’Abate Stoppani – Epistolario» gode del Patrocinio del Comune di Lecco Centro Studi Abate Stoppani Stoppani con pochi altri e oggi beatificato dalla Chiesa di Roma.
Ricordare quel gruppo di uomini – Resinelli, Ghislanzoni, Keller, Villa-Pernice, Gavazzi, Badoni, Torri-Tarelli – i più evoluti della Lecco di allora. Tutti ammiratori tanto di Garibaldi quanto di Manzoni e nessuno legato a quell’inesistente “comitato cattolico” che sarebbe stato contrario alla statua a Garibaldi e favorevole a quella a Manzoni, di cui – con un vero revisionismo culturale – si favoleggia nella “Relazione Storica”, in uno con il richiamo a una mai avvenuta “guerra delle statue”.
Infine dovrà ricordare che i clericali intransigenti della Lecco di allora furono aspramente sia contro la statua di Garibaldi sia contro la statua di Manzoni.
Lei, Signor Sindaco, dovrà in una parola essere garante della verità storica della città: a Lei, primo cittadino (come il Manzoni del 1816), guarderanno i lecchesi per avere una conferma della propria identità.
Ma quell’inaugurazione dovrà essere una tappa di un percorso informativo e formativo, rivolto alla città e anche di incitamento alle nuove generazioni, perché riflettano sulle vicende del passato, per meglio fare nel futuro.
Ma ciò non si può fare avallando con l’autorità del Comune il cumulo di sciocchezze e di invenzioni contenute nella “Relazione Storica”, presente sul sito del Comune e rinvenibile ai primi posti di una semplice ricerca su Internet “storia monumento manzoni lecco”, a disposizione di ogni studente d’Italia e per la disperazione dei docenti di ogni grado.
Signor Sindaco, faccia togliere dal sito del Comune quell’insulto all’intelligenza della città e anche al semplice buon senso, che a questo punto comincia a diventare un simbolo anche di impudenza e di arroganza.
Lo sostituisca con un messaggio veritiero e intellettualmente sano, di cui Le abbiamo già tracciato i dati salienti. Se per qualunque motivo ritiene opportuno non avvalersi per questo aspetto del nostro Centro Studi Abate Stoppani, si rivolga agli storici seri della città: ne avete di eccellenti e sapranno con ottimi argomenti – magari anche meglio di noi – tutelare la memoria collettiva.
Gentile Signor Sindaco,
È stato fatto un errore e – alla credibilità culturale di Lecco – recato un danno. Questo non può più essere cancellato, ma si può cercare di arginarlo e – anzi – prenderne spunto per avviare un percorso positivo di intelligenza storica.
In fondo non è difficile: Lei potrebbe adottare il metodo seguito allora dell’Abate Stoppani: coinvolgere tutti i cittadini in una operazione di verità da offrire come contributo alla cultura nazionale, per rivitalizzare le radici più profonde della collettività lecchese.
Le ripropongo alcuni degli elementi che a suo tempo ho già trasmesso a Valsecchi, da porre in sinergia anche con altri momenti della vita cittadina attinenti al Manzoni (per es. gli attuali interventi al Caleotto):
• Predisponete un breve ma serio documento di analisi storica, da utilizzare come traccia di base, e fatene partecipe la cittadinanza con una conferenza pubblica bene organizzata.
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• Lanciate la campagna “Il Manzoni di casa nostra”, coinvolgendo tutti i cittadini in un percorso di ricostruzione sulle vicende degli anni 1873-1891. Fatevi collettori delle memorie che, di quel momento, sono forse ancora conservate nelle case dei discendenti dei protagonisti di allora.
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• Sollecitate le famiglie allora significative per la vita di Lecco. Mobilitate gli intellettuali e gli storici della città – ve ne sono di valenti.
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• Coinvolgete i centri di formazione del territorio, dalle scuole elementari (allora i bimbi lecchesi diedero in massa il loro contributo al Monumento di Manzoni) all’Università.
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• Rinsaldate la memoria di Manzoni e di Stoppani, anche riproponendo alcuni film di un secolo fa, dedicati a I Promessi Sposi.
Imboccate, in una parola, la strada maestra che porti luce là dove ora v’è confusione e superficialità.
Il Centro Studi Abate Stoppani è a completa disposizione delle Autorità cittadine per contribuire alla definizione di un percorso strategico che collochi in modo autorevole Lecco nel panorama culturale italiano ed europeo.
Gentile Signor Sindaco in calce e per Sua comodità, Le riproponiamo la nostra “Analisi Critica” alla “Relazione Storica”, da cui abbiamo espunto solo l’unica osservazione sullo svarione “Imperatore del Messico” che è stato dal Suo Ufficio Stampa emendato. Abbiamo invece mantenuto inalterati tutti gli argomenti di sostanza della nostra analisi su cui, a oggi, Lei non ha evidentemente potuto prestare attenzione.
La prego di dar riscontro a questa nostra. Non faccia cadere nel silenzio un onesto e sano richiamo al “santo Vero”, il criterio di ‘verità sempre e comunque’ che nella loro vita e opere guidò costantemente l’Abate Stoppani e Alessandro Manzoni.
Cordiali saluti
Fabio Stoppani
Presidente Centro Studi Abate Stoppani
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« Analisi Critica del Centro Studi Abate Stoppani » alla “Relazione Storica sul monumento ad Alessandro Manzoni”, relatrice dott.ssa Tiziana Rota.
“Relazione Storica” – Paragrafo 1.
«Subito dopo la morte di Alessandro Manzoni, avvenuta il 22 maggio 1873, il Consiglio Comunale di Lecco, su proposta del sindaco Giuseppe Resinelli, si riunì d’urgenza (24 maggio) e deliberò di fare erigere un monumento al grande letterato che visse una parte della sua vita a Lecco, dove aveva ambientato I Promessi Sposi, capolavoro del romanzo storico italiano. Furono stanziate £ 3.000 e si propose [sic] comitato che rimase pressoché inattivo negli anni successivi.»
Analisi del Centro Studi Abate Stoppani.
A. «che visse una parte della sua vita a Lecco». – Con queste parole la “Relazione Storica” rende irrilevante la specificità del vissuto di Lecco in Manzoni e non ne riconosce la natura di ‘necessità’ e di ‘indissolubilità’. Pone la sordina su un legame tra Lecco e Manzoni, che possiamo ben definire ‘radicale‘, perché attinente alle ‘radici‘, ossia a quella parte da cui unicamente proviene, e per tutta la vita dell’organismo, la linfa vitale. Tagliate un ramo a un albero: vivrà ugualmente; tagliatene le radici: morirà inesorabilmente.
Manzoni è legato a Lecco perché lì, in quella natura, in quella realtà psicologica, in quelle relazioni, affonda le sue radici il poeta e il politico Manzoni. La “parte della vita” che Manzoni passò a Lecco, è non solo quella decisiva per la personalità dell’uomo e dell’artista, ma è anche un dato storico che pertiene unicamente a Lecco, di cui Manzoni fu anche primo cittadino.
Manzoni infatti passò “parte della vita” in molti luoghi, ma solo a Lecco passò l’infanzia, l’adolescenza, la prima maturità, quando (sono parole della Delibera comunale del 1873) «ebbe anche a presiedere quest’Amministrazione Comunale». Quando lasciò Lecco, nel 1818, Manzoni aveva già 33 anni. È per questo che Lecco è unica nella vita di Manzoni.
La “Relazione Storica” si fa, in questa diluizione del dato storico, involontaria sodale nell’opera di disinformazione, condotta da molti – tesa a rendere insignificante il legame tra Manzoni e Lecco – sterilizzando qualunque possibilità da parte di Lecco di puntare invece proprio su questo aspetto per il proprio posizionamento nel ”mondo manzoniano italiano”.
Di conseguenza, nella “Relazione Storica” viene anche ignorato l’importante ruolo di indirizzo giocato – già dai primi giorni dopo la morte di Manzoni – dall’Abate Stoppani, teso, intensamente, a valorizzare proprio questa unicità.
È una ignoranza del dato di fatto, che non coglie i nessi tra i diversi momenti storici e sterilizza la grande sinergia che Lecco può attivare tra Manzoni e Stoppani, per una propria collocazione “forte” nel panorama culturale italiano e internazionale.
Il giorno successivo alla morte di Manzoni (23 maggio 1873), in Milano si riunì il Consiglio Comunale che, in un emozionato clima di reverenza verso la figura del poeta, deliberò la realizzazione di un monumento a Manzoni nella città, stanziando 20.000 Lire. Si auspicò anche l’acquisto della Casa Manzoni di Via Morone, per farne un museo alla memoria.
Ma a Milano nessuno – né tra gli amministratori, né tra i letterati – volle ricordare l’origine lecchese del poeta e la lunga parte della sua vita condotta – a tutti gli effetti – come cittadino lecchese: si cercò anzi (anche allora, come oggi) della realtà di Lecco di nascondere finanche il nome.
L’unico uomo di peso della cultura dell’epoca ad adottare una linea del tutto opposta fu l’Abate Stoppani.
Egli da subito intraprese un’azione in favore del legame Lecco-Manzoni, proponendo di fatto il Manzoni come ‘numen loci’ di Lecco.
Immediatamente all’indomani della morte di Manzoni, l’Abate pubblicò sulla stampa periodica alcuni articoli (confluiti qualche mese dopo in un libro – che ha fatto scuola) nei quali si metteva in piena luce il rapporto organico tra Lecco e il Manzoni – non solo infante, non solo bambino e ragazzino, ma anche uomo maturo, rappresentante legale della città; parte attiva della sua vita economica, culturale, di relazione.
Secondo la lezione dell’Abate, Manzoni era da considerare a tutti gli effetti un cittadino lecchese, come del resto lo stesso poeta aveva sempre riconosciuto e scritto in chiaro al mondo intero.
In Lecco Manzoni ebbe la sua prima casa – il Caleotto – quella della formazione di uomo e di artista; una casa che era “LA casa” della famiglia Manzoni da quasi 200 anni e nella quale erano nati gli avoli, i nonni e il padre di Alessandro.
Questa impostazione dell’Abate, in netta contro-tendenza nell’interpretazione della realtà (e anticipatrice anche della più tarda indagine psicologica sull’importanza per la personalità umana della prima formazione), è tuttora validissima come indirizzo per una seria ‘politica manzoniana’ di Lecco.
B. Un «comitato che rimase pressoché inattivo». – La struttura creata dal Comune viene rappresentata dalla “Relazione Storica” come un organismo amorfo, poco più di un’espressione formale. Nulla è più lontano dalla realtà.
Il “comitato” non rimase affatto inattivo. A Lecco, nella seduta comunale del 24 maggio 1873, fu incaricata di stimolare le sottoscrizioni una Commissione composta da sette membri (Antonio Ghislanzoni; Antonio Stoppani; Alberto Keller; Egidio Gavazzi; Giuseppe Badoni; Angelo Villa-Pernice; Tommaso Torri-Tarelli), tra i più autorevoli ed evoluti cittadini di Lecco.
L’elemento trainante di questa Commissione – senza nulla togliere alle notevoli capacità anche culturali degli altri membri – fu fin dall’inizio l’Abate Stoppani che indirizzò l’azione del Comune.
La Delibera del 24 maggio 1873 contiene infatti esattamente i concetti espressi da allora, e poi in ogni occasione negli interventi e per iscritto, da Stoppani.
Egli era tra l’altro ben vicino al Sindaco Resinelli (Barbara, la figlia del Sindaco, aveva sposato Giovanni Maria Stoppani, fratello minore dell’Abate e bisnonno dello scrivente). All’Abate non mancavano quindi i modi per consigliare, anche confidenzialmente, il Sindaco sul da farsi.
La Commissione procedette con energia nella ricerca fondi e in due mesi raccolse da 128 cittadini lecchesi 2.355 Lire, in aggiunta alle 3.000 del Comune. Su orientamento di Stoppani, nell’agosto 1873, venne però decisa l’interruzione della raccolta fondi.
Da parte del Comune di Milano si stava infatti procedendo a una analoga iniziativa per la statua a Manzoni nella città ambrosiana. Si veniva così a creare una negativa sovrapposizione di azioni da parte di due città, tanto vicine sotto tanti punti di vista.
La Commissione lecchese decise quindi – responsabilmente – di sospendere la raccolta fondi, in attesa che si realizzasse il monumento a Milano, così da potere lanciare più avanti la campagna di promozione, senza ingenerare confusioni.
Il civismo dei lecchesi venne dall’Abate Stoppani indirizzato – con successo – sull’allargamento dell’Asilo infantile. I fondi raccolti per il monumento furono depositati su un libretto bancario fruttifero.
Contrariamente alle aspettative, però, a Milano le cose andarono molto per le lunghe. In ossequio al contenimento delle uscite, si rinunciò all’acquisto della Casa di Manzoni (caso classico di insipienza culturale da parte delle Istituzioni) e solo nel maggio 1883, venne inaugurato il monumento allo scrittore, tuttora presente in Piazza San Fedele.
Già nel 1881, alle viste dell’erezione in Milano del monumento a Manzoni, l’Abate aveva cominciato a riorganizzare una ripresa dell’attività in Lecco, ma con più grandi ambizioni.
Non importa qui esporre le ragioni più profonde di questa nuova impostazione dell’Abate (è un tema di grande interesse che svilupperemo nel libro, ma non essenziale in questa sede).
Basti per il momento dire che l’anima dell’iniziativa lecchese ritenne opportuno puntare più in alto e realizzare a tutti i costi in Lecco non un semplice ricordo del Manzoni ma il più importante monumento d’Italia al grande scrittore e filosofo.
Volle farne anzi un elemento di mobilitazione nazionale, ponendo Lecco al centro dell’attenzione dell’intero Paese.
L’Abate si prodigò perché il più gran numero di cittadini di tutta Italia, di tutte le età e di tutte le condizioni sociali esprimessero il loro consenso a che Lecco venisse riconosciuta come ‘patria naturale di Manzoni’. E così fu (abbiamo su questa mobilitazione tanti dati, tutti interessantissimi).
“Relazione Storica” – Paragrafo 2.
«Lo stimolo ad una ripresa dell’iniziativa fu la rapida erezione a Lecco del Monumento a Garibaldi, deceduto il 2 giugno 1882. Un Comitato di garibaldini e mazziniani presieduto da Gianbattista Torri-Tarelli aveva commissionato allo scultore Francesco Confalonieri il monumento in marmo che il 16 novembre 1884 fu inaugurato nella piazza della Fiera, in netta concorrenza con il comitato cattolico promotore del monumento a Manzoni, in quella che è stata definita “la guerra delle statue”.»
Analisi del Centro Studi Abate Stoppani.
Questo è uno snodo importante per comprendere cosa significò nel 1891, per i nostri nonni e bisnonni, innalzare quella imponente statua di Manzoni, collocata nel crocevia che segnava – e segna – l’apertura di Lecco sulla grande regione lombarda: era l’affermazione orgogliosa dell’alleanza indissolubile tra tutta la migliore Lecco e il suo poeta, il più grande del nostro Risorgimento.
Niente affatto un episodio di una paesana diatriba tra ‘rossi’ e ‘neri’.
Avere le idee chiare su questo punto, ci consentirà di agire – oggi e domani – con autorevolezza di fronte alla cultura italiana ed europea.
Tra il 1882 e il 1891 non ci fu in Lecco nessunissima “guerra delle statue”, né ci fu alcun contrasto tra un “comitato garibaldino-mazziniano” e un “comitato cattolico”, per la semplice ragione che un “comitato cattolico”, fautore della statua a Manzoni, non esistette mai. Si tratta di una pura invenzione.
Come abbiamo visto sopra, la Commissione istituita nel maggio 1873 era composta da: Antonio Ghislanzoni (scrittore, di tendenze nettamente laiche); il nostro Abate Antonio Stoppani (geologo, sacerdote di tendenze liberali); Alberto Keller (industriale, dichiaratamente acattolico); Egidio Gavazzi (imprenditore, di tendenze moderate ma sempre in difficili rapporti con i cattolici intransigenti); Giuseppe Badoni (imprenditore, deputato per la Destra, per definizione critico verso il clero intransigente); Angelo Villa-Pernice (ricco possidente, legato alla “consorteria” milanese, notoriamente ostile al clero intransigente); Tommaso Torri-Tarelli (ingegnere, combattente, organizzatore di volontari garibaldini, ovviamente decisamente anticlericale).
Come si vede la Commissione costituiva un campione dell’ambiente borghese più progressista dell’epoca, definibile in mille modi, ma sicuramente mai come ‘cattolico”, nel senso che ne dà la “Relazione Storica”.
All’indomani dell’inaugurazione del monumento a Manzoni in Milano (maggio 1883), a Lecco, i promotori della iniziativa del ’73 avevano cominciato a riattivarsi.
Alla loro testa ancora una volta l’Abate Stoppani, che già dal 1881 aveva lanciato il progetto di realizzare contemporaneamente il monumento a Manzoni in Lecco e il monumento a Rosmini in Milano, avviando la raccolta fondi.
La morte di Garibaldi nel 1882 e la successiva decisione dei garibaldini di erigere il monumento al Comandante dei Mille in Lecco, non incontrò da parte dei promotori del 1873 alcuna opposizione: i componenti della Commissione (lo abbiamo visto sopra) erano – tutti – quanto meno ammiratori di Garibaldi (Abate Stoppani in prima fila) quando non attivi militanti garibaldini, con ruoli di responsabilità (come Torri-Tarelli).
Molto semplicemente, l’Abate dovette ancora una volta tirare il freno e aspettare che si inaugurasse la statua di Garibaldi, che era stato grande ammiratore – ricambiato – di Manzoni.
Chi fece opposizione alla statua di Garibaldi fu l’ala intransigente dei clericali, che non solo nulla aveva a che fare con la Commissione del 1873 ma che era anzi in lotta accanita proprio con l’elemento di punta della Commissione stessa, il nostro Abate Stoppani, in quegli anni impegnato in una dura battaglia di modernità contro l’ala intransigente del clero.
A Lecco nel 1884, nessuna “guerra delle statue”, quindi.
I cattolici intransigenti furono contro la statua a Garibaldi, così come furono contro la statua a Manzoni, grande alleato di Rosmini, incubo dei moderati del Vaticano.
In questo la “Relazione Storica” propone una vera e propria revisione della realtà storica: colloca infatti l’Abate Stoppani in uno schieramento “cattolico”, ostile a Garibaldi.
La cosa è anche grottesca: nel 1860 infatti l’ala conciliatorista del clero milanese, di cui era parte attivissima lo Stoppani, plaudì pubblicamente, senza esitazioni (e senza alcun pentimento, né allora né dopo), alla spedizione dei Mille, incoraggiando a parteciparvi anche i giovani seminaristi, non ancora inibiti dal vincolo sacerdotale a partecipare ad azioni di guerra.
“Relazione Storica” – Paragrafo 3.
«Nel 1885, primo centenario dalla nascita di Manzoni fu riproposto un Comitato presieduto da Antonio Stoppani che rilanciò il progetto per un monumento nazionale. Stoppani sarà l’instancabile promotore del monumento all’amico letterato così come lo fu per il monumento ad Antonio Rosmini a Milano.»
Analisi del Centro Studi Abate Stoppani.
A. «progetto per un monumento nazionale». – Nel 1885 si costituì su impulso dell’Abate (ne fu anche il Presidente) un “Comitato per l’erezione di un Monumento ad Alessandro Manzoni”.
Nei documenti del Comitato, l’espressione “nazionale” compare solo come orizzonte ideale della promozione da svolgersi e come aspirazione a che tutta Italia sentisse e riconoscesse come tale l’iniziativa di Lecco. Nulla di più, né allora né oggi.
Cogliamo l’occasione per un chiarimento non insignificante ai fini dell’attività culturale e turistica di Lecco.
La conferenza stampa del Comune dell’11 novembre 2015 reca come titolo “Il Restauro del Monumento Nazionale ad Alessandro Manzoni”.
Sotto questa definizione – importante anche ai fini giuridici e amministrativi – possono essere indicati in relazione a Manzoni: a Lecco, il Caleotto e il Convento dei Cappuccini di Pescarenico; a Milano, la casa natale di Manzoni in Via Uberto Visconti di Modrone (già Via San Damiano).
La statua di Manzoni a Lecco, realizzata con il contributo volontario di molti cittadini e istituzioni di tutta Italia – nazionale quindi eventualmente nel ‘sentimento’ – non può essere definita “Monumento Nazionale”, salvo documenti a noi non noti (e neppure al Ministero dei Beni Culturali).
b. «all’amico letterato» – L’Abate Stoppani non fu mai ‘amico’ di Manzoni, per il semplice fatto che non lo conobbe mai personalmente. Anche questa è una vecchia favola senza alcun fondamento storico, come appare con evidenza anche da una superficiale conoscenza del tema.
L’Abate Stoppani fu un grande ammiratore di Manzoni, come letterato, filosofo, cultore del cattolicesimo rosminiano, di cui era imbevuto lo Stoppani stesso. Ne fu un grande sostenitore, ma non lo conobbe mai. Fu un altro sacerdote – don Ceroli, grande amico di Stoppani – a essere molto vicino, e per molti anni, a Manzoni (la cosa è importante, ma per aspetti che qui non approfondiamo).
“Relazione Storica” – Paragrafo 4.
«L’appello nazionale, seguito da molteplici iniziative per la raccolta di fondi, lotterie, feste, spettacoli e conferenze fruttò complessivamente £ 30.000. Contribuirono i Sovrani d’Italia, il Duca d’Aosta, Don Pedro d’Alcantara, Imperatore del Messico, molte città italiane e anche le colonie; Giuseppe Verdi fece una cospicua donazione, Ponchielli un concerto con la partecipazione di numerosi artisti. Stoppani pubblicò il Memorandum, di cui vennero stampati 12.000 esemplari, diffusi nel circondario in Italia e fuori con il manifesto per promuovere le sottoscrizioni.»
Analisi del Centro Studi Abate Stoppani.
A. Don Pedro d’Alcantara non fu “Imperatore del Messico”. Fu invece Imperatore del Brasile, letterato sensibile e cordiale corrispondente di Manzoni;
B. Il Maestro Amilcare Ponchielli non diede mai concerti a Lecco per la raccolta fondi. Fu sua moglie Teresina Brambilla-Ponchielli a partecipare come cantante (assieme ad altri) alla Grande Mattinata Musicale, che si tenne domenica 20 settembre 1885 alle ore 14, presso il Teatro della Società di Lecco, diretta dal Maestro Concertatore e Concertista Vittorio Vanzo.
C. Il Memorandum non fu pubblicato da Stoppani. Fu invece pubblicato dal Comitato, dopo essere stato concepito nella sua struttura generale da Stoppani e poi discusso, e in parte modificato, da tutto il Comitato.
D. «colonie»: dalla “Relazione Storica” sembra che dalle tante colonie italiane arrivassero fior di contributi.
Così non è, anche perché nel 1885, periodo di raccolta delle sottoscrizioni al monumento, l’Italia non aveva alcuna colonia.
Si deve quindi parlare di offerte provenienti da fuori Italia, che non furono granché. All’appello del Comitato all’estero attraverso i Consolati italiani e le Camere di Commercio risposero in pochi. Vi furono in tutto 13 sottoscrizioni (Gran Bretagna, 5 -– Francia, 5 – Germania, 1 – Svizzera, 3 – Egitto, 1 – Argentina, 1 – Singapore, 1 e Aden, 1).
Queste due ultime, sì “colonie”, ma britanniche. A sottoscriverli furono a titolo personale i due consoli italiani: De Goyzueta nobile Ferdinando, Console d’Italia a Singapore (L. 10) e Bienefeld cav. Vittorio, Console d’Italia ad Aden (L. 100).
Anche nelle altre pagine della “Relazione Storica” sono presenti notevoli sviste. Ci limitiamo a due casi di “disorientamento temporale”: – pag. 3, capitolo “Monumenti”: lo scultore Confalonieri risulterebbe avere inaugurato la statua di Garibaldi a Lecco il [sic] “16 novembre 1984”; – pag. 4, capitolo “Ritratti”: lo storico Giuseppe Arrigoni risulterebbe essere stato “anima del Comitato Rivoluzionario lecchese” nel [sic] “1948”.
FINE della « Analisi Critica del Centro Studi Abate Stoppani » sulla Relazione Storica al Monumento a Manzoni in Lecco, presentata dal Comune di Lecco, a firma della dottoressa Tiziana Rota.
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Bilancio della redazione.
Può essere utile per il lettore sapere quale esito abbia avuto questa lettera aperta al Sindaco Brivio.
• Come già indicato, la lettera è parsa opportuna alla redazione di Resegoneonline che l’ha pubblicata il 30 novembre 2015 (vedi QUI).
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• Alcuni (ma non molti, per la verità) dei destinatari della lettera aperta ci hanno ringraziato, esprimendo il rammarico per la scarsa attenzione del Comune alla tutela della memoria storica della città.
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• Un destinatario (noto nell’ambiente culturale lecchese) ci ha invitato per le brevi a non interferire nelle faccende interne della città. A questo abbiamo risposto – nei dovuti modi – con la lettera aperta che è possibile leggere QUI.
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• Il Comune ha mantenuto sul suo sito Web il Comunicato oggetto della nostra critica. Ci sono voluti altri 11 mesi di informazione e di solleciti alla parte migliore della città, perché il 17 ottobre 2016 (a seguito di un nostro intervento, pubblicato su “Resegoneonline” il 17 ottobre 2016 – vedi QUI) il vergognoso Comunicato venisse finalmente rimosso, consentendoci di trarre dalla vicenda la consolante morale che le posizioni corrette prima o poi – grazie soprattutto alla presenza e all’azione di persone e strutture interessate al vero – sono destinate ad affermarsi.