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Note critiche a: «Viaggio nel mondo dei Promessi Sposi» – 7 aprile 2018 – RAI3/Alberto Angela

18 giugno 2018
Lettera aperta ad Alberto Angela

A proposito della trasmissione «Viaggio nel mondo dei Promessi Sposi» andata in onda il 7 aprile 2018 – 21:30 – RAI3.

Al conduttore Alberto Angela tre domande e una richiesta su “I Promessi Sposi” e su Manzoni.

Prima domanda.

«Perché ha rimosso Lecco da “I Promessi Sposi” e dalla vita di Alessandro Manzoni?»

Seconda domanda.

«Perché ha rimosso l’esistenza del Centro Nazionale Studi Manzoniani?»

Terza domanda.

«Perché ha rimosso la religiosità cattolica di Manzoni?»

Gentile dottor Angela,

il nostro Centro Studi Abate Stoppani (come paleontologo Lei certamente conosce questo protagonista della geologia del nostro Ottocento) è impegnato anche in ricerche sulla figura e l’opera di Alessandro Manzoni cui l’Abate Stoppani (di lui più giovane di quarant’anni) fu legato da comuni prospettive esistenziali e reciproche strette amicizie.

Conoscendo la Sua passione divulgativa e il generale buon livello dei Suoi programmi siamo stati tra i due milioni di telespettatori che sabato 7 aprile scorso hanno seguito la trasmissione «Viaggio nel mondo dei Promessi Sposi», proposta come prima puntata della nuova serie di «Ulisse: il piacere della scoperta», che Lei conduce su RAI3.

Nutrendo stima per Lei, riteniamo sia il caso di segnalarLe senza troppi giri di parole che questa trasmissione, nel segno de “I Promessi Sposi” e di Manzoni, a noi e a tanti estimatori dello scrittore è parsa del tutto inadeguata e anzi controproducente per una corretta informazione su una delle figure più rappresentative della storia dell’Italia libera e unita nonché su uno dei romanzi più raffinati, interessanti e coinvolgenti della letteratura mondiale degli ultimi due secoli.

La trasmissione infatti reca in sé non solo banali errori (da non sottacere ma certo non così importanti da giustificare questo nostro intervento) ma anche vere e proprie deformazioni sia di aspetti della realtà storica del Seicento italiano sia del pensiero di Manzoni.

Non solo. La trasmissione da Lei condotta il 7 aprile è parsa a noi e a molti gravemente lesiva della personale vicenda umana ed esistenziale dello scrittore nonché della fisionomia storica e culturale della collettività del territorio lariano (al cui centro è la città di Lecco) di cui Manzoni fu caratteristica espressione.

In due ore di trasmissione, infatti, il nome di Lecco è stato pronunciato DUE VOLTE – e solo incidentalmente – mentre l’immagine della città è stata mostrata UNA VOLTA per tre secondi e come sfondo dei sottotitoli di testa.

PRIMA DOMANDA

«Perché ha rimosso Lecco da “I Promessi Sposi” e dalla vita di Alessandro Manzoni?»

Crediamo che a un uomo della Sua esperienza nell’area della comunicazione non sfugga come ciò non possa che apparire come un vero e proprio vulnus nei confronti della collettività lecchese (non certo irrilevante nella fisionomia del nostro paese); nei confronti della cultura umanistica italiana; nei confronti del più semplice buon senso.

Come Le è noto infatti Manzoni, rampollo di una famiglia strettamente lecchese e nato a Milano un po’ per caso (i genitori vi risiedevano nella stagione invernale come molti “provinciali”) fu fino ai suoi trentatré anni (1818) un figlio genuino della comunità lariana come brevemente qui di seguito Le indichiamo.

A LECCO trascorse l’intera infanzia (dai due giorni di vita); Lecco fu l’unico suo riferimento per tutta l’adolescenza trascorsa accanto al padre, in una numerosa famiglia con molte zie, nubili e sposate; a Lecco trascorse lunghi momenti della sua prima maturità con moglie, figli e madre.
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A LECCO sviluppò fino ai trentatré anni una fitta rete di rapporti sociali ed economici; di Lecco, come principale contribuente, fu anche per due anni il rappresentante ufficiale (un Sindaco ante-litteram).
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A LECCO la famiglia Manzoni era da centocinquant’anni prima della sua nascita la principale per censo e influenza.
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A LECCO sorge tuttora la grande Villa Manzoni (da sempre la “casa” della famiglia e dove egli abitò per molti anni) dal 1937 Monumento Nazionale e presto sede del “Museo della Lingua Italiana” sponsorizzato dalla Enciclopedia Treccani.
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A LECCO sorge dal 1891 il grande e bel monumento a Manzoni e al suo romanzo, promosso dall’Abate Stoppani, opera dello scultore Federico Confalonieri e realizzato con il contributo della città e di tutta Italia.
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A LECCO si trova il Convento dei Cappuccini di Padre Cristoforo, anch’esso Monumento Nazionale in onore di Manzoni.
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A LECCO sono ancora presenti e ben visibili alcuni dei più tipici “luoghi manzoniani” alla cui valorizzazione l’Amministrazione comunale dedica risorse e impegno.
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A LECCO si tiene l’annuale «Premio Internazionale Manzoni-Città di Lecco per il Romanzo Storico» che ha onorato anche un consulente culturale della Sua trasmissione.
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A LECCO si svolge da più di cinquant’anni il “Mese Manzoniano” (ha avuto diverse denominazioni), rassegna di eventi dedicati a Manzoni con l’intervento di figure di spicco del mondo accademico italiano.

Dobbiamo continuare?
Apprezziamo troppo la Sua esperienza per pensare che Lei non abbia già perfettamente inteso il senso dei nostri richiami sull’importanza di Lecco per “I Promessi Sposi”, per Manzoni, per la cultura del nostro paese.

E allora perché non ne ha detto NULLA in due ore di trasmissione?

Ci consenta di passare alla SECONDA DOMANDA.

«Perché ha rimosso l’esistenza del Centro Nazionale Studi Manzoniani?»

Nelle due ore di trasmissione Lei ha proposto al pubblico alcune scene evocative della vita di Manzoni girate all’interno di Casa Manzoni di Via Morone in Milano.
Inoltre la nota scrittrice Boneschi ha sviluppato alcuni concetti relativi a Manzoni parlando proprio dall’interno di Casa Manzoni per ben quattro minuti, un tempo rilevante nell’economia della trasmissione.

Ma mai nella trasmissione è stato in alcun modo neppure accennata la funzione di Casa Manzoni e mai è stato neppure pronunciato il nome del Centro Nazionale Studi Manzoniani.

Eppure, dottor Angela, non Le sarebbero mancati elementi su cui dare in proposito utili informazioni, con quella empatia e capacità di comunicazione che Le è propria. Proviamo a elencarne qualcuno.

Il Centro Nazionale di Studi Manzoniani (oggi Centro Nazionale Studi Manzoniani) venne istituito nel luglio 1937, su iniziativa di Mussolini e Gentile, con Decreto Legge che gli assegnava la sede in Milano presso Casa Manzoni, contemporaneamente ad analoghe iniziative in altre città riguardanti Dante e Leopardi.
Il Regime ne voleva fare uno strumento per la “fascistizzazione della cultura”, un brutto tiro per un uomo che in tutta la lunga vita si era battuto per la libertà.
Per quanto riguarda Manzoni questa operazione di regime sancì anche l’avvio di una dicotomia tra l’Università Cattolica di Padre Gemelli e Giovanni Gentile sul chi e sul come si dovesse gestire in Italia la figura del grande scrittore. La spuntò naturalmente Gentile ma da allora Gemelli avviò un preciso programma per la “cattolicizzazione” di Manzoni, che allora portò a non brillanti risultati, oggi superati con la presenza in Cattolica di manzonisti di ottimo livello e non vincolati ai temi religiosi.
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Il Centro Nazionale di Studi Manzoniani, con la caduta del fascismo, continuò la sua opera aprendosi ovviamente a tutt’altri orizzonti etici. Organizzò (1955-1971) i primi nove Convegni Nazionali di Studi Manzoniani proprio in quella Lecco che Lei ha rimosso dalla trasmissione.
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Il Centro Nazionale di Studi Manzoniani ha per fine «di promuovere e coordinare gli studi e le ricerche intorno alla vita ed alle opere di Alessandro Manzoni e ai movimenti culturali che si connettono alla sua personalità di letterato e di pensatore» (Art. 1 dello Statuto).
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Il Centro Nazionale Studi Manzoniani offre agli studiosi una Biblioteca specialistica di oltre 30.000 volumi. Tra questi i libri appartenuti a Manzoni e al figliastro Stefano Stampa; le donazioni Treccani e Viganò; le traduzioni (le prime degli anni 1827 e 1828) in albanese, arabo, armeno, catalano, ceco, croato, danese, ebraico, esperanto, estone, finlandese, francese, giapponese, greco, inglese, latino, lettone, olandese, polacco, portoghese, rumeno, russo, serbo, slovacco, spagnolo, svedese, tedesco, turco, ungherese e, di questi anni, cinese.
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Il Centro Nazionale Studi Manzoniani dal 1965 coordina nella Casa Manzoni di Milano il Museo Manzoniano (costituito con fondi propri, della Biblioteca Braidense e delle Civiche Raccolte) che illustra la vita e le opere dello scrittore con immagini, libri e documenti.
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Il Centro Nazionale Studi Manzoniani cura l’Edizione Nazionale ed Europea delle Opere di Manzoni, prevista in 36 volumi.
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Il Centro Nazionale Studi Manzoniani ha come espressione periodica gli «Annali Manzoniani», cui affianca la Collana «Quaderni Manzoni» e altre pubblicazioni d’occasione.
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Il Centro Nazionale Studi Manzoniani organizza nella propria sede conferenze pubbliche su Manzoni e la sua opera.
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Il Centro Nazionale Studi Manzoniani presta la propria competenza alle strutture dell’istruzione pubblica per la diffusione e la migliore conoscenza tra i giovani dell’opera e della vita di Manzoni.
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Il Centro Nazionale Studi Manzoniani è guidato da un Comitato Direttivo composto da cinque membri, quattro dei quali nominati dal Ministero dei Beni Culturali (oggi sono in carica i professori Angelo Stella, Mauro Giacomo Novelli, Salvatore Silvano Nigro, Paola Maria Carmela Italia, tutti accademici riconosciuti nel mondo come profondi conoscitori dell’opera di Manzoni). Il quinto membro è il Sindaco di Milano.

Anche per questo capitolo dobbiamo continuare?

Sappiamo che no. Lei ha compreso perfettamente che il Centro Nazionale Studi Manzoniani – Casa Manzoni sono realtà fondamentali per la conoscenza dello scrittore e della sua opera alla scala sia nazionale che internazionale.

E allora perché Lei non ne detto NULLA in due ore di trasmissione?

E veniamo alla TERZA DOMANDA, dottor Angela.

«Perché ha rimosso la religiosità cattolica di Manzoni?»

Nei 120 minuti della trasmissione Lei ha accennato alla religiosità di Manzoni solo DUE VOLTE, e in modo del tutto incidentale: [41:02] «Enrichetta Blondel, che da calvinista si fa cattolica per amore, coinvolgendo Alessandro fino a quel momento piuttosto tiepido»; [1:36:55] «Ora, per quanto profondamente religioso, disapprova la processione nelle vie della città per implorare la fine della peste.».

Chi Le scrive ha orizzonti esistenziali nettamente distinti da ogni credo, rivelato o meno, ma condivide l’idea che la religione sia un elemento da cui ancora oggi non è possibile prescindere per la comprensione della collettività e il suo sviluppo.

Riteniamo che anzi sia opportuno avere e diffondere la più ampia consapevolezza sulle religioni e che il minimizzarne l’importanza decisiva in Manzoni e per Manzoni non possa apparire che come una deliberata intenzione di produrre cattiva informazione.

Il cattolico Manzoni, ai suoi vent’anni progettava — come illuminista e giacobino — di guidare in Italia una campagna di scristianizzazione. Ma con un’intuizione notevole trovò presto nella religione cattolica l’orizzonte esistenziale per condurre la lotta per l’unità e l’indipendenza nazionale.
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Il cattolico Manzoni, già raffinato letterato classicista, trovò nella religione cattolica l’ispirazione per un modo nuovo di fare poesia (gli “Inni” e le “Tragedie”), che venne vissuta allora come una vera rivoluzione, in Italia e in Europa, con il plauso di figure certo non bigotte come Goethe.
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Il cattolico Manzoni, poggiandosi su una concezione religiosa onesta e aperta, realizzò un romanzo (prima edizione 1827) che influenzò con la medesima forza cattolici e atei, nobili, borghesi, proletari, contadini e artigiani, spingendoli alla lotta, all’onestà, al rispetto e all’amore anche per i più umili, da Manzoni posti forse per la prima volta nella storia della nostra letteratura a protagonisti vincenti della lotta contro la barbarie culturale e la violenza sociale.
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Il cattolico Manzoni incrociò presto (nel 1825) il suo cammino con l’Abate e filosofo Antonio Rosmini con cui pose in trent’anni di intima collaborazione le basi del cattolicesimo liberale italiano cui si ispirarono generazioni di tenaci e valenti uomini d’azione e di ingegno (tra questi l’Abate Stoppani).
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Il cattolico rosminiano Manzoni appoggiò con tutto il peso del suo prestigio la formazione del Regno di Vittorio Emanuele II del 1861, ponendosi a guida culturale anche del clero progressista di Milano nella nascita travagliata della nuova Italia.
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Il cattolico rosminiano Manzoni plaudì il trasferimento della capitale a Roma, attirandosi l’ostracismo del Vaticano di Leone XIII. Dovettero passare sessant’anni dalla sua morte perché un altro Papa, Pio XI, ne potesse fare frequente e ammirata menzione nelle conversazioni private, giungendo a citarlo nell’Enciclica Divini Illius Magistri del 1929 (primo laico dell’epoca moderna a comparire nei messaggi papali). Lo stesso Pio XI nel 1937 cercò di farne un originale testimone nel progettato accordo tra Vaticano e Front Populair francese in opposizione al fascismo e al nazismo.
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Il cattolico rosminiano Manzoni, negli anni bui del fascismo e del nazismo fu studiato e ammirato da laici amanti della libertà, come Leone Ginzburg. Nel carcere in cui fu assassinato dai nazisti, l’intellettuale di origini ebraiche tenne lezioni su “I Promessi Sposi” a uomini che divennero anche capi della Resistenza italiana.
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Il cattolico rosminiano Manzoni, essendo l’amico e sodale Rosmini non più all’Indice ma “Beato” della Chiesa, è oggi, più che mai, un riferimento per il mondo cattolico, italiano e non solo.

Anche su ciò, dobbiamo dire altro?

Siamo certi che no. Lei è troppo intelligente e aperto per negare l’importanza di tutto ciò per la comprensione di Manzoni e del romanzo nel cui nome Lei ha condotto la trasmissione del 7 aprile.

Ma allora perché non parlarne per nulla? Perché non farne neppure un accenno?

La nostra richiesta.

Gentile dottor Angela,
non veda nelle tre domande che Le abbiamo posto una abusata figura retorica. Sono sincere e chiedono una sincera risposta.

E qui giunti, Le avanziamo la nostra RICHIESTA:

proponga a RAI3 una nuova trasmissione dedicata al mondo de “I Promessi Sposi” e a Manzoni in cui esporre con la Sua efficace spontaneità gli elementi sottesi alle nostre tre domande.
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Regali ai telespettatori lecchesi e italiani, materialisti e cattolici, specialisti e semplici lettori de “I Promessi Sposi” un momento di riflessione sui temi che nella sua puntata del 7 aprile ha rimosso.

Come consulenti non avrà che l’imbarazzo della scelta: all’interno del Centro Nazionale Studi Manzoniani vi sono campioni di pensiero e di sensibilità storico-letteraria.

E per quanto riguarda il rapporto tra Manzoni e Lecco non Le sarà difficile ottenere la collaborazione degli storici della città, uomini sensibili ed esperti, legati alla propria terra (la stessa che fu di Manzoni) che Le daranno tutto l’aiuto di cui Lei potrebbe avere bisogno.

E per quanto riguarda il rapporto tra Manzoni e il cattolicesimo rosminiano vi sono sacerdoti, studiosi esperti che meditano a Stresa, dove a lungo visse Rosmini (spesso incontrandovi Manzoni) e che potranno darLe tutti i lumi necessari.

E per chiarire gli attuali rapporti tra Manzoni e il mondo cattolico attuale ha un testimone d’eccezione: Papa Francesco, da sempre estimatore di Manzoni, che il 27 maggio 2015, all’Udienza Generale in Piazza San Pietro, citò con ammirazione il suo romanzo consigliandolo alla riflessione della gioventù.

In calce troverà i collegamenti a otto nostri approfondimenti critici su aspetti particolari trattati nella Sua trasmissione: vogliono essere un contributo alla crescita comune.

Nella certezza di un Suo cortese riscontro, Le porgo i migliori saluti miei e del nostro Centro Studi.

Fabio Stoppani
Centro Studi Abate Stoppani

P.S.
Gli altri otto temi della nostra analisi critica.